All’ex Gigante giallo è scoppiato il finimondo a seguito dello scandalo Autopostale. La direttrice Susanne “un milione all’anno” Ruoff ha rassegnato le dimissioni già lo scorso venerdì, dichiarando di “assumersi la responsabilità”. Peccato che tale assunzione di responsabilità arrivi con svariati mesi di ritardo, e quando verosimilmente non era possibile fare altrimenti. Per la serie: me ne vado prima di venire “esonerata”; sorte che è invece toccata (e ci mancherebbe altro) ai vertici di Autopostale.
A ciò si aggiunge che la buona Susanne negli anni a capo della Posta un po’ di milioncini se li è già portati a casa. Prenderà inoltre ancora sei mesi di stipendio. Avendo 60 anni, può permettersi tranquillamente di andare in prepensionamento senza alcuna preoccupazione materiale, diversamente da tanti dipendenti della Posta.
Sempre che gli “amici” non le abbiano già preparato qualche altra poltrona dorata, ipotesi che non può certo essere esclusa.
Ironia della sorte, la rovinosa caduta della Ruoff è avvenuta solo pochi giorni prima che il Consiglio nazionale accettasse con un voto di scarto le “quote rosa” nelle aziende. Nessuno “ovviamente” ha sottolineato la fine ingloriosa della prima direttrice rosa del Gigante Giallo: non sarebbe stato politikamente korretto.
Mancano risposte
La partenza di Ruoff non fornisce comunque grandi risposte. Contrariamente a quanto si tenta di far credere, alla Posta la “responsabilità” non se l’è assunta nessuno.
L’assunzione di responsabilità comporta infatti una scelta deliberata. Qui, invece, abbiamo chi ha lasciato per evitare di essere messo alla porta (Susanna) e chi è stato lasciato a casa (si tratta poi delle persone giuste?). Sicché, di partenze spontanee non se ne sono viste. Il presidente uregiatto del CdA della Posta, Urs Schwaller, rimane incollato alla cadrega. La Doris parimenti uregiatta, quella che ha sempre difeso ad oltranza sia la Susanna “un milione all’anno” (dichiarazione