Opinioni, 24 settembre 2018

Ghiringhelli: "Sul burqua siamo in buona compagnia, i sangallesi ancora più decisi di noi"

Oggi nel Canton San Gallo si votava pure su una proposta di vietare la dissimulazione del volto in pubblico, ossia di vietare in particolare il burqa e il niqab. L’esito della votazione è atteso con molto interesse anche in Ticino, che proprio il 22 settembre di cinque anni fa era stato il primo Cantone in Svizzera a introdurre tale divieto, accolto dal 65,4% dei votanti. Per sapere quali sono le proiezioni del voto sangallese ho PERÒ dovuto consultare il Teletext di lingua tedesca, visto che quello di lingua italiana è ancora silente ( come pure la televisione della RSI).

Ebbene, stando alle proiezioni si direbbe che il divieto “antiburqa” verrà accolto all’incirca dal 70% dei votanti del Canton San Gallo, ossia da una percentuale ancor più consistente di quella registrata 5 anni fa in Ticino. E pensare che quando i ticinesi avevano accolto l’iniziativa del sottoscritto si erano visti dare dei razzisti da più parti. Oggi sappiamo di essere in  buona compagnia , e che anzi gli svizzero-tedeschi ci hanno superati.

Forse in questi ultimi cinque anni , a seguito anche degli attentati dei terroristi islamici  verificatisi in varie parti d’’Europa a cominciare nel 2015 dalla strage del Charlie Hebdo,  molti svizzeri hanno aperto gli occhi sul pericolo costituito dall’islamizzazione della società occidentale e dalla radicalizzazione dei musulmani.

Entro il 2019  si voterà pure sull’iniziativa popolare federale che , ispirandosi al testo costituzionale ticinese, chiede di introdurre il divieto antiburqa in tutta la Svizzera. Con buona pace di quegli operatori turistici confederati che , dimostrando di essere più interessati alla difesa del loro borsello che non alla difesa di certi principi e valori, già ora cominciano a dipingere scenari catastrofici e a pianger miseria
nel caso in cui i  turisti arabi dovessero disertare la Svizzera ( cosa che comunque in Ticino non è successa) , si può fin d’ora affermare che burqa e niqab in Svizzera avranno ancora vita breve.

Dopo il divieto di costruire minareti (nel 2009) si tratta di un ulteriore piccolo passo contro la strategia degli islamisti di islamizzare l’ambiente ( e facilitare così le conversioni) nell’intento di conquistare a piccoli passi l’Europa e il nostro Paese, sfruttando le libertà e la tolleranza della democrazia.

La prossima battaglia in questa direzione,  a mio modo di vedere,  dovrebbe essere quella di lanciare un’iniziativa popolare federale per vietare i copricapi di tipo religioso (con bersaglio principale il velo islamico) nelle scuole dell’obbligo frequentate da minorenni, aggirando in tal modo la recente scandalosa sentenza del Tribunale federale che in nome della libertà religiosa ha spalancato le porte delle scuole al velo islamico e al proselitismo religioso islamista (i Liberi Pensatori difensori della laicità non hanno ancora detto un CIP in proposito…). 

Un altro bel risultato dell’ormai imminente divieto antiburqa in tutta la Svizzera sarà che la signora Nora Illy, l’esponente del  Consiglio centrale islamico svizzero facente capo al fanatico Nicolas Blancho, la smetterà di venire in Ticino con il suo niqab appositamente per infrangere il divieto di dissimulare il volto e per provocare: quando il divieto sarà generalizzato in tutti i Cantoni ,  la provocatrice islamista si beccherà una multa ogni volta che metterà il naso fuori dalla sua casa di Berna e che viaggerà in Svizzera, e alla fine forse deciderà o di rinunciare a coprirsi il viso, o di cambiare Paese o di rimanersene chiusa in casa 24 ore su 24.

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