RIGA/TAMPERE – Mentre oggi al Mondiale si disputa la finale che mette in palio la medaglia d’oro, mentre la Lettonia ha rappresentato la vera sorpresa positiva di questa manifestazione iridata (potremmo dilungarci nel cercare di capire l’utilità di disputare un Mondiale ogni anno, senza poter schierare i migliori giocatori di tutte le squadre, ma non è questo il momento, ndr), c’è una nazionale che – insieme alla Svezia – ha davvero rappresentato la sorpresa in negativo di quest’anno. E questa nazionale è la Svizzera.
Ad essere cattivi, potremmo dire che, la sconfitta rimediata ai quarti di finale contro la Germania, non rappresenta una vera e propria sorpresa: a dirlo sono i fatti. Certo la nostra Nazionale rispetto ai passati decenni è cresciuta, ha imparato uno spartito, gioca di squadra, guarda in faccia senza timore il Canada, la Cechia, a volte la Finlandia e la Svezia, insomma, il gotha dell’hockey mondiale, ma quasi esclusivamente quando si tratta della fase round-robin, perché una volta arrivata quella ad eliminazione diretta… la Svizzera cade.
Partendo dal lavoro di Ralph Krueger, passando per quello di Sean Simpson, fino ad arrivare a quello di Patrick Fischer, che si è insediato alla transenna rossocrociata a fine 2015, la Nazionale rossocrociata è cresciuta sempre più, è arrivata in pianta stabile tra le migliori squadre al mondo, riuscendo due volte anche ad arrivare a giocarsi una finale intercontinentale (2013 e 2018), uscendone sempre sconfitta contro la Svezia. Il vero problema, però, è che dal 2018 in poi, nonostante gli approdi dei vari NHLers, nonostante gironi di qualificazioni superati in pompa magna, nonostante amichevoli – specie nell’ultimo anno – disputate con squadre di prestigio e nonostante tutta la fiducia data a Fischer e alle sue scelte (di staff e di roster) la Svizzera non ha mai più neanche accarezzato il sogno iridato. Per non parlare di quello olimpico…
Spesso sono state le scelte dell’head coach a lasciare a bocca aperta. Se l’anno scorso, ad esempio, la Nazionale arrivò a giocarsi il quarto di finale contro gli USA con una rosa incerottata (e comunque contro gli americani si può anche perdere), questa volta (al netto del problema avuto da Thürkauf) Fischi ha avuto a disposizione una formazione al completo. Una formazione, però, che ancora una volta ha dimostrato di potersela giocare in fase di “regular season”, ma di non essere pronta per quella “playoff”. Non è certo un caso che contro la Germania il migliore in pista è stato il ginevrino Richard, autore di una cavalcata impressionante con la maglia delle Aquile verso il titolo, e vero proprio uomo-playoff. E gli altri? Beh, pur volenterosi sono come scomparsi. Ci viene un dubbio… ma perché non puntare su una squadra più fisica, più “cattiva”, per esempio convocando uno come Heim che è stato già prelevato dai St. Louis Blues in NHL?
Queste sono analisi forse che trovano il tempo che trovano, ma resta il fatto che anche la stessa Federazione – e lo stesso Patrick Fischer – si dovranno fermare a interrogarsi sul futuro prossimo, anche perché i numeri dell’ex head coach del Lugano, alla transenna della Nazionale, sono tutt’altro che lusinghieri. Noi ve li proponiamo qui sotto, poi ognuno tiri le sue conclusioni…
Mondiale:
2016: eliminata al girone (1 vittoria piena con la Lettonia, 1 all’overtime con la Danimarca, sconfitta all’overtime dal Kazakistan).
2017: 2° nel girone, eliminata ai quarti dalla Svezia (1-3).
2018: 4° nel girone, sconfitta in finale dalla Svezia ai rigori (eliminate Finlandia e Canada).
2019: 4° nel girone, eliminata ai quarti al supplementare dal Canada (2-3).
2021: 2° nel girone, eliminata ai quarti al supplementare dalla Germania (2-3).
2022: 1° nel girone, eliminata ai quarti dagli USA (0-3).
2023: 1° nel girone, eliminata ai quarti dalla Germania (1-3).
Olimpiadi:
2018: 3° nel girone, eliminata agli ottavi al supplementare dalla Germania (1-2).
2022: 4° e ultima nel girone, eliminata ai quarti dalla Finlandia (1-5) dopo aver eliminato la Cechia (4-2) agli ottavi.