Insomma, sulle rive del Lemano ci credono: il pubblico è tornato allo stadio e malgrado la crescita del club hockeistico (il Ginevra) sente che il momento giusto è arrivato, anche se il cammino è ancora pieno di ostacoli e si chiamano soprattutto Basilea e Young Boys, due realtà calcistiche che sino a qualche tempo fa sembravano inavvicinabili. Ma in casa Servette tutto è cambiato dopo la vittoria in Coppa Svizzera dello scorso anno (battuto ai rigori il Lugano dopo una serie interminabili di rigori!): al fatalismo e alle disillusioni, sono subentrati la consapevolezza e l'ottimismo di tutto l'ambiente. Ci diceva alcuni mesi or sono il giornalista della Tribune de Genève Daniel Visentini: "La finale contro il Lugano ha dato la spinta che mancava. In città è tornata la magia del calcio. Il Servette deve sfruttare al massimo questo momento".
Ma intanto nella testa dei tifosi granata più in là con gli anni si pensa ancora al 2 giugno del 1999, quando il Servette andò a vincere a Losanna nell'ultima giornata di campionato diventando campione svizzero. Sembra passato un secolo… Di tutto ciò abbiamo parlato con l'ex difensore centrale Eddy Barea (classe 1973), che 26 anni fa era in campo nella decisiva sfida della Pontaise.
Eddy, per chi non lo sapesse, ha vestito anche la maglia del Lugano (esperienza durata poco) e dello Xamax. Oggi lavora come libero professionista nell'ambito fiduciario e di calcio non si occupa più.
"Ho preferito voltare pagina e dedicarmi ad una nuova professione. Sono contento di questa scelta", ci ha detto nei giorni scorsi al telefono.
Tanto per chiarire: Eddy Barea è stato campione svizzero per due volte.
Per noi quelli furono anni esaltanti. Si giocava ancora alle Charmilles, il piccolo stadiolo che ricordava quelli inglesi, e sentivi il pubblico che ti respirava addosso. Io ero cresciuto poco lontano da lì. I miei genitori erano emigranti spagnoli: il papà andaluso, la mamma galiziana. Duro lavoro, orari impossibili e tanti sacrifici per far crescere il sottoscritto e mio fratello. Il calcio mi attirò subito ed entrai nel Servette molto giovane. Poi feci tutta la trafila sino ad arrivare in prima squadra. Il debutto? Credo nel 1991, avevo appena compiuto 17 anni. Fu una grande emozione. E così nel 1994 arrivò il primo titolo nazionale, con Ilija Petkovic in panchina; in campo c'erano giocatori di grande livello, ne cito uno: Oliver Neuville. Arrivò con Samuele Margarini dal Locarno. Il futuro nazionale tedesco fu uno degli elementi determinanti. Con lui anche Pascolo, Grassi, Mild, Renato, Sinval, Sonny Anderson ed altri ancora. Uno squadrone. Se non sbaglio Neuville realizzò 16 gol. Poi cinque anni dopo arrivò anche il secondo titolo...
Appunto: l'ultimo trionfo romando nel nostro massimo campionato.
Ma a differenza del precedente ce lo sudammo sino in fondo, sino alla giornata conclusiva. A livello tecnico non eravamo forti come cinque anni prima, anche se in squadra avevamo elementi come Alexander Rey, il francese Durix e i vari Petrov, Vurens, Lonfat, Fournier e Pèdat. In panchina ci guidava Gerard Castella, una colonna del Servette. Il contesto era complicato. O meglio fummo noi a complicarci la vita…
Come andò?
Avevamo chiuso la prima fase del torneo al comando (erano i tempi della formula Rumo, ndr)e durante le festività natalizie il club aveva rinforzato la rosa con gli arrivi del bulgaro Petrov e dell'olandese Vurens, due calciatori molto dotati sul piano offensivo. A febbraio partimmo bene ma poi in primavera ci fu una flessione che permise a Losanna e Grasshopper di raggiungerci. I vodesi ci superarono e prima dell'ultima giornata di campionato ci ritrovammo dietro di un punto alla squadra di Schürmann.
Situazione di classifica ingarbugliata.
Esatto. Dovevamo assolutamente vincere alla Pontaise, non importava il risultato del Grasshopper. E sapevamo che non sarebbe stato semplice: il Losanna in casa era quasi imbattibile e poi si trattava di un derby. I vodesi oltretutto non vincevamo un campionato da un secolo (dal 1965, per la precisione ndr). Come noi, avevano il loro destino nelle proprie mani…
Alla vigilia del match decisivo successe però qualcosa.
L'attaccante del Losanna Marko Pantelic se ne uscì con una battuta davvero infelice: contro il Servette sarà una formalità! Parole che ci infastidirono ma che ebbero un effetto incredibile: quello di caricarci ulteriormente.
E come andò?
Andammo sotto quasi subito. Ma poi uscì fuori il nostro carattere e la nostra determinazione e la girammo alla grande. Finì 2-5, un punteggio davvero clamoroso ma in campo giocammo solo noi. Più il tempo passava e più i losannesi sprofondavano nella loro disperazione: stavano perdendo il titolo e ciò li rendeva estremamente fragili. Fu una partita memorabile, giocata sotto il diluvio. Una partita da campionato inglese…
Con Petrov e Vurens protagonisti.
Il bulgaro riuscì a sbloccare il suo enorme talento. Sino alla partita di Losanna aveva fatto vedere solo a sprazzi le sue qualità realizzative. E Vurens? La sua tripletta mandò al tappeto Celestini e soci. Quel giorno però tutti gettarono il cuore oltre l'ostacolo e alla fine fummo premiati. Io ero al settimo cielo, era il mio secondo titolo ma il primo non fu così esaltante. (nel 1999 Eddy giocava nella difesa a 3 al fianco di Wolf e del brasileiro Juarez, ndr).
Da quella serata trionfale sono passati 26 anni. A Ginevra si sogna di interrompere un lungo digiuno.
I numeri e il talento ci sono. Il Servette ha dimostrato continuità, restando costantemente nel gruppetto delle prime tre o quattro squadre in lotta per il titolo. Häberli ha una rosa di qualità e soprattutto ha saputo sfruttare al meglio il lavoro fatto da Weiler, il suo predecessore. I granata, inoltre, sono molto duttili: il loro calcio è bene organizzato. Sono in grado di difendersi e attaccare con la stessa bravura.
MAURO ANTONINI
Situazione di classifica ingarbugliata.
Esatto. Dovevamo assolutamente vincere alla Pontaise, non importava il risultato del Grasshopper. E sapevamo che non sarebbe stato semplice: il Losanna in casa era quasi imbattibile e poi si trattava di un derby. I vodesi oltretutto non vincevamo un campionato da un secolo (dal 1965, per la precisione ndr). Come noi, avevano il loro destino nelle proprie mani…
Alla vigilia del match decisivo successe però qualcosa.
L'attaccante del Losanna Marko Pantelic se ne uscì con una battuta davvero infelice: contro il Servette sarà una formalità! Parole che ci infastidirono ma che ebbero un effetto incredibile: quello di caricarci ulteriormente.
E come andò?
Andammo sotto quasi subito. Ma poi uscì fuori il nostro carattere e la nostra determinazione e la girammo alla grande. Finì 2-5, un punteggio davvero clamoroso ma in campo giocammo solo noi. Più il tempo passava e più i losannesi sprofondavano nella loro disperazione: stavano perdendo il titolo e ciò li rendeva estremamente fragili. Fu una partita memorabile, giocata sotto il diluvio. Una partita da campionato inglese…
Con Petrov e Vurens protagonisti.
Il bulgaro riuscì a sbloccare il suo enorme talento. Sino alla partita di Losanna aveva fatto vedere solo a sprazzi le sue qualità realizzative. E Vurens? La sua tripletta mandò al tappeto Celestini e soci. Quel giorno però tutti gettarono il cuore oltre l'ostacolo e alla fine fummo premiati. Io ero al settimo cielo, era il mio secondo titolo ma il primo non fu così esaltante. (nel 1999 Eddy giocava nella difesa a 3 al fianco di Wolf e del brasileiro Juarez, ndr).
Da quella serata trionfale sono passati 26 anni. A Ginevra si sogna di interrompere un lungo digiuno.
I numeri e il talento ci sono. Il Servette ha dimostrato continuità, restando costantemente nel gruppetto delle prime tre o quattro squadre in lotta per il titolo. Häberli ha una rosa di qualità e soprattutto ha saputo sfruttare al meglio il lavoro fatto da Weiler, il suo predecessore. I granata, inoltre, sono molto duttili: il loro calcio è bene organizzato. Sono in grado di difendersi e attaccare con la stessa bravura.
MAURO ANTONINI