Opinioni, 07 aprile 2025

Dazi USA: un motivo in più per sganciarci dalla fallita UE

Altro che sottoscrivere il trattato di sottomissione a Bruxelles, bramato dalla casta!

Arrivano i dazi di Donald Trump. E naturalmente la partitocrazia eurolecchina e la stampa di regime (75% di giornalisti di $inistra) li sfruttano subito per i propri penosi scopi. Ovvero 1) svendere la Svizzera alla fallita UE e 2) denigrare gli odiati “sovranisti” euroscettici in quanto “estimatori di Trump”, e pertanto spalare palta sulle loro posizioni politiche (difesa della neutralità e dell’indipendenza della Svizzera, NO alla sottomissione alla fallita UE, all’immigrazionismo, ai deliri woke e gender, eccetera). Ovviamente fingendo di dimenticare che Trump l’hanno eletto i cittadini statunitensi e nessun altro.
 
Alcune considerazioni
-Trump sta semplicemente mantenendo le promesse elettorali. Questo è di certo un fatto sconvolgente per l’Europa, abituata a politicanti che, per infinocchiare i cittadini, promettono mari e monti e poi, una volta eletti, si rimangiano tutto: contrordine compagni, avevamo scherzato!
 
- A livello politico, Trump sta facendo varie cose positive e da imitare: tagli alla burocrazia ed alla spesa pubblica, limitazione dell’immigrazione, espulsione dei delinquenti stranieri, stop al woke, al gender, al climatismo, eccetera. I dazi non rientrano tra queste cose positive.
 
-Inutile star lì a contestare il metodo di calcolo usato dalla Casa Bianca per fissare i dazi, ed in particolare quel 31% appioppato alla Svizzera. Si tratta di una quota calcolata sulla scorta della bilancia commerciale tra gli USA ed il paese destinatario dei balzelli, non certo di un’equivalenza con tariffe applicate dalla Confederella sui prodotti yankee. A giocare contro la Svizzera, il fatto che esporta parecchio negli States, ma importa molto meno. Del resto, non sorprende che sia così, data la differenza di popolazione. Anche importando “a manetta” dagli USA, 9 milioni di svizzeri non potrebbero mai consumare come 340 milioni di americani. Il conteggio andrebbe pertanto fatto sulle importazioni procapite. L’iniziativa di Trump è scorretta? Certo. Ma The Donald può permetterselo: nella sua posizione, ha il margine per fare e disfare a piacimento.


- Il “bello” è che, un paio di settimane fa, la direttora della SECO (Segreteria di Stato per l’economia) Helene Budliger Artieda (Helene chi?) si era recata in pellegrinaggio a Washington per spiegare che la Confederella non applica pratiche commerciali sleali. In vista dell’incontro, uno sconsigliere nazionale PLR sbrodolava sul TagesAnzeiger che la Svizzera “gode di un bonus con l’amministrazione Trump”. Per fortuna! Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se avesse avuto un malus! Certo che questi liblab sono davvero perspicaci.

- Con i dazi, Trump intende portare (e riportare) aziende e posti di lavoro negli USA, spaventando i produttori e spingendoli, se vogliono restare competitivi sul mercato, ad aprire fabbriche negli USA. Ovviamente i siti produttivi non si possono spostare dall’oggi al domani.
 
- I dazi non li ha inventati Trump. La fallita UE, che adesso starnazza, ne ha imposti di pesanti sui veicoli elettrici cinesi, tanto per dirne una.
 
- La partitocrazia e la stampa di regime cavalcano squallidamente i dazi di Trump per fare al popolazzo il lavaggio del cervello pro-UE. Viste le pensate di The Donald – affermano - la Svizzera deve legarsi sempre più agli eurobalivi e sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale 2.0. E’ questa la strada da seguire? Assolutamente NO! Anzi, bisogna fare proprio il contrario. La Confederella viene penalizzata anche perché toppo infognata con Bruxelles. Parecchi degli ostacoli indiretti al commercio di prodotti USA che le vengono rinfacciati sono il risultato dell’adozione di normative europee. Quindi la cosa più sbagliata da fare sarebbe sottoscrivere il trattato di sottomissione all’UE, che ci imporrebbe la ripresa automatica della sua valanga di leggi.
 
- Alla Gran Bretagna, gli USA hanno imposto tariffe solo del 10%. Quindi uscire dalla fallita UE (Brexit) è una mossa pagante.
 
- I balivi di Bruxelles hanno reagito istericamente ai dazi di Trump. Isteria da quelle parti è la parola d’ordine: basta vedere il comportamento adottato nei confronti della Russia. Verosimilmente l’UE rinuncerà a misure di ritorsione contro gli USA. Ma solo perché non ha la forza di applicarle: se a The Donald gli girano, dopo essere uscito dall’OMS esce pure dalla NATO, poi vediamo come va a finire. La mentalità della DisUnione europea è comunque quella: prepotente con i deboli e debole con i forti. Gli eurobalivi non si sono fatti problemi nell’applicare misure di ritorsione contro la Svizzera, rea di non aver firmato il primo accordo quadro istituzionale: vedi l’estromissione dai progetti Horizon, vedi il rifiuto dell’equivalenza borsistica. Adesso l’UE pretende di imporci le sue leggi, i suoi giudici stranieri, e di farci pagare centinaia di milioni all’anno per l’accesso al suo mercato. Però starnazza se da Washington riceve il trattamento che lei riserva a noi, che siamo suoi partner commerciali: quando si dice avere “il fondoschiena pitturato in faccia”! E noi dovremmo legarci istituzionalmente ad un partner del genere? Ma non se ne parla nemmeno!
 
- Il governicchio federale ha fatto bene a mantenere, in questo frangente, la calma ed il sangue freddo, e a non adottare contromisure sui dazi. Diversamente da quanto accaduto in occasione dell’invasione dell’Ucraina quando, preso dal panico e dal calabraghismo, il CF ha rottamato la neutralità al primo cip in arrivo da Bruxelles e da Washington.
 
- Così come ha introdotto i dazi, Trump può cancellarli o decurtarli. Con la mossa dei dazi, The Donald ha mostrato chi ha in mano boccino. Adesso saranno gli altri paesi a dover andare in processione alla Casa Bianca per negoziare. La porta delle trattative non è chiusa, si tratta di saper cogliere l’apertura. E la Svizzera ha molte più chance di ottenere dei risultati presentandosi come nazione indipendente, sovrana e neutrale; e non come colonia degli eurobalivi che a Washington hanno (giustamente) credito pari a zero.
 
- Il precedente dell’espulsione dei delinquenti stranieri insegna. La Colombia non voleva accettare i voli di rimpatrio dagli USA. La Casa Bianca ha minacciato sanzioni economiche, blocco dei visti, controlli ai confini, divieti di viaggiare, eccetera. Bogotà ha fatto retromarcia e le misure di ritorsione sono decadute.
 
-Cosa deve fare la Svizzera adesso? a) decretare lo STOP alla ripresa di leggi e normative UE; b) dire NO al trattato di sottomissione all’UE; c) sostenere l’economia tramite riduzione della burocrazia e sgravi fiscali; d) risparmiare sui finti rifugiati, sugli stranieri in assistenza, sui regali all’estero, sull’amministrazione pubblica gonfiata come una rana, così da creare gli spazi per sgravare fiscalmente persone ed imprese.
 
- Morale: la vicenda dei dazi di Trump fornisce ulteriori motivi per NON firmare lo sconcio accordo quadro istituzionale 2.0. Mica per sottoscriverlo!
 
LORENZO QUADRI
*DAL MDD

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