Sport, 19 maggio 2019

La strada è tracciata, ma alla Svizzera manca l’ultimo passo

Il KO incassato ieri contro la Svezia ha mostrato che le idee e le qualità ci sono, ma manca un po’ di grinta e il controllo delle emozioni

BRATISLAVA (Slovacchia) – Dopo l’incredibile argento di Copenaghen, dopo l’ottimo avvio del Mondiale slovacco, la Svizzera aveva bisogno di capire di che pasta era veramente fatta. Sì, perché dopo le quattro vittorie ottenute in avvio, contro la squadre che – diciamolo apertamente – non rappresentavano certo scogli insuperabili, la Nazionale aveva bisogno di guardarsi allo specchio, affrontando una delle potenze dell’hockey mondiale, quella Svezia che nelle due finali giocati nel 2017 e 12 mesi fa ci aveva sempre fatto piangere.

Per quanto riguarda il risultato abbiamo pianto anche questa volta, è vero, ma la sfida di Bratislava ha fatto capire che questa Svizzera guidata da Fischer ha personalità, grandi qualità, tanto da giocarsela con tutti e tutte. Certo qualcosa va migliorato, come il powerplay, come la fisicità nella linea di Hischier e Fiala, e la gestione dei momenti critici e di euforia (prendere 2 reti subito dopo aver trovato il pareggio è inaccetabile a questi livelli), ma i 60’ di ieri sera hanno dato tante risposte positive:
di qualità ne abbiamo da vendere, contro chiunque cerchiamo di imporre il nostro gioco e continuiamo a mettere sul ghiaccio il nostro hockey. Sembrerà poco, ma invece è veramente tanta roba!

Con la sicurezza di aver conquistato il pass per i quarti di finale, Josi e compagni hanno giocato liberi mentalmente, mettendo energia sul ghiaccio – Scherwey su tutti – hanno mostrato grande tecnica e visione di gioco, una grande caparbietà come in occasione della rete di Genazzi, ma hanno anche palesato dei passaggi a vuoto, di essere ancora a un passo dalle top e delle difficoltà individuali (Praplan e Fiala su tutti) che una squadra che vuole puntare al tetto del mondo… non può e non deve permettersi.

La sfida di ieri sera, in attesa di quella odierna contro la fortissima Russia e in vista dell’arrivo di Niederreiter, ha però sottolineato una cosa chiara: nei quarti di finale, chiunque sarà l’avversario, questa Svizzera non partirà battuta. Sempre se questi difetti (facile da dire, difficile da fare) verranno limati.

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