In una delle filiali della Posta del canton San Gallo, a servire i clienti vi è anche una donna che indossa il velo islamico. "Abbiamo autorizzato la dipendente in questione a indossare un velo sul posto di lavoro", conferma la Posta Svizzera al direttore di CH Media, ripreso da 20 minuten. Il gigante giallo giustifica la sua decisione a causa del "diritto costituzionale di preservare la libertà di credo e di coscienza". "Il fattore decisivo nell'assumere una persona non è la sua fede o l'uso del velo, ma la sua attitudine per la funzione in questione", spiega il suo portavoce François Furer.
Una decisione che viene criticata dal granconsigliere UDC Hermann Lei: "Il velo non è un simbolo religioso. Rappresenta l'oppressione delle donne. Una società privata è autorizzata a fare ciò che vuole ma La Posta ha una missione statale" sostiene Lei. Ma il gigante giallo vede le cose diversamente. Per il suo portavoce,
"questo atteggiamento è un impegno per la parità di opportunità e tolleranza verso altre culture e religioni". Anche chi lavora presso le FFS può servire i clienti indossando il velo islamico. Tuttavia, in questo caso l'aspetto deve essere uniforme, ovvero il velo deve corrispondere al colore della divisa.
La questione del porto del velo islamico viene regolamentata in modo molto diverso da cantone a cantone e anche da struttura a struttura. A Basilea città per esempio le dipendenti dell'Università possono indossarlo. A Soletta chi lavora all'Ospedale può portarlo ma deve essere bianco e avere un'etichetta con il nome di chi lo sta indossando. A Ginevra vi è invece un divieto assoluto per i dipendenti statali di portare simboli religiosi. Anche fra i maggiori rivenditori al dettaglio la questione è stata regolata. Sia presso Coop che Migros il porto del velo islamico non è autorizzato perchè esso non fa parte dell'uniforme.