Sport, 17 gennaio 2022
Bugie, cambi in corsa, ricorsi e addio: Djokovic ci ha perso anche la faccia
La vicenda del serbo ha attirato l’attenzione più su di lui che sullo Slam australiano, ma alla fine la Corte federale ha preso l’unica soluzione che poteva prendere
MELBOURNE (Australia) – Alla fine è finita come un po’ tutti ci aspettavamo, come il popolo australiano auspicava e così come il Ministro dell’Immigrazione ha voluto fin dal 5 gennaio, ovvero quando Novak Djokovic ha messo piede sull’isola-continente. Senza vaccino, con un certificato di positività al covid presentato in ritardo (per l’esenzione i giocatori avevano tempo fino al 10 dicembre) e che faceva acqua da tutte le parti, alla fine il serbo ha dovuto fare armi e bagagli e fare ritorno in Serbia dove il suo popolo lo accoglierà in ogni caso a braccia aperte.
Solo in Serbia, ci verrebbe da dire, perché Djokovic col suo atteggiamento, con la sua lotta sfrenata contro il vaccino e contro le decisioni dell’Australia che gli ha tolto per due volte il visto, ha sì mostrato tanta grinta, tanto amor proprio e tanto attaccamento alle sue idee, ma è stato anche attaccato e criticato sia fuori all’interno del circus dell’Atp – come dimenticare le parole di Nadal, di Tsitsipas, di Murray e non solo – ma anche nel mondo reale, finendo nel mirino anche della Spagna per la sua presenza a Marbella dopo esser risultato positivo al covid.
Insomma, Nole ha perso anche la faccia e questo un numero 1 al mondo – Federer e Nadal lo insegnano – non può proprio permetterselo. Pensare, anche solo immaginare, di poter entrare in Australia (uno dei Paesi che ha adottato il lockdown duro, che ha spinto tantissimo sulla vaccinazione della sua popolazione e che ha creato leggi ad hoc) con la sua situazione,
con le tante bugie e magagne nascoste dietro al suo visto, è stato un autogol totale per il serbo che alla fine, pur mestamente, ha dovuto arrendersi e rinunciare non solo alla possibilità di conquistare il suo 10° Australian Open, non solo di poter salire a quota 21 Slam, non solo di ricominciare la rincorsa al Grande Slam, ma anche di scalare quella classifica di popolarità e di amore da parte del pubblico, finora sempre persa nei confronti di Re Roger e del mancino di Manacor.
Djokovic si è comportato da signore, da grande uomo quando ha deciso di donare ingenti somme di denaro per aiutare gli ospedali (come quello di Bergamo) durante la prima ondata del coronavirus, ma da lì in poi ha sbagliato diversi passi, come durante l’Adria Tour dove si è infettato la prima volta, così come durante tutti questi mesi in cui non si è mai esposto chiaramente in merito alla vaccinazione – facendo comunque intuire di essere contrario – fino agli errori in serie dell’ultimo mese: prima l’intervista rilasciata a L’Equipe seppur positivo, poi il passaggio in Spagna a Marbella, infine mentendo in merito al suo visto di entrata una volta giunto in Australia.
La conclusione a cui si è giunti nella mattinata svizzera di ieri era inevitabile e ora a Nole, oltre che preparare le valigie e fare ritorno a casa, non resta altro che pagare anche le spese giudiziarie. Non gli resta che sperare di non essere bannato dall’Australia per i prossimi tre anni, così come la legge potrebbe prevedere…