L'espulsione dei criminali stranieri varia notevolmente da un cantone all'altro. Mentre alcuni, soprattutto nella Svizzera tedesca, espellono quasi tutti i criminali, altri sono più permissivi. L'anno scorso, la Confederazione ha presentato per la prima volta dati su questo argomento. Ma questo non basta al Consigliere nazionale Thomas Aeschi (ZG/UDC). Per l'attuale sessione invernale, Aeschi chiede che il Consiglio federale comunicasse quante espulsioni sono state ordinate per cantone e quante ne sono state eseguite.
Come detto, i cantoni si mostrano più severi. I dati della Confederazione mostrano che non c'è una prassi uniforme nell'applicazione delle espulsioni, nonostante l'iniziativa sull'espulsione dei criminali stranieri sia in vigore dal 2016. Da allora, gli stranieri condannati per determinati reati sono in teoria obbligati a lasciare la Svizzera. È opportuno sottolineare che questa statistica mostra solo le espulsioni effettuate fino alla fine del 2024.
Nei Cantoni di Zugo, Glarona, Appenzello Interno e Appenzello Esterno, tutti i cittadini stranieri che hanno commesso un reato accertato sono stati espulsi lo scorso anno. Tuttavia, il numero di casi è rimasto molto limitato: 14 provvedimenti di espulsione a Zugo e solo uno ad Appenzello Interno e Appenzello Esterno. Nel Cantone di Basilea Città, che contava 119 autori di reati stranieri, il 97% è stato effettivamente espulso, il 96% nel Cantone di Soletta e circa il 77% nel Cantone di Berna. Per quanto riguarda il Canton Ticino, figura in alto nella classifica con una percentuale di espulsioni del 85,8% rispetto a una media nazionale del 62,8%.
Nei Cantoni romandi il numero di espulsione è invece significativamente inferiore. Nei Cantoni di Vaud e Ginevra, rappresentano solo il 45% circa e nei Cantoni di Neuchâtel e Giura solo un terzo. Ma forse ancora più sorprendente è il tasso di espulsioni per tipo di reato.
Queste differenze cantonali non sono casuali, ma piuttosto il risultato di scelte organizzative e politiche, secondo quanto riporta il SonntagsZeitung in un articolo sul tema. Florian Düblin, Segretario Generale della Conferenza dei Direttori dei Dipartimenti Cantonali di Giustizia e Polizia (CCDJP), spiega le discrepanze nell'esecuzione delle espulsioni a "una moltitudine di fattori". Tra questi, l'organizzazione delle procedure e le prassi dei tribunali cantonali e, soprattutto, "le risorse stanziate" e "le priorità stabilite da ciascun Cantone" in questo ambito.
I Cantoni romandi con bassi tassi di espulsione offrono altre spiegazioni. Secondo Neuchâtel, "i dati pubblicati non corrispondono alle cifre a disposizione del nostro Cantone". Vaud cita il fatto che il Cantone utilizza un metodo di conteggio diverso che include le persone ancora in detenzione, mentre a Ginevra le autorità cantonali sottolineano la diversa complessità a seconda dei Paesi di rimpatrio degli stranieri condannati. Tuttavia, il domenicale svizzerotedesco sottolinea che in casi simili anche i cantoni di lingua tedesca si trovano ad affrontare le stesse difficoltà.
Ma forse ancora più sorprendente è il tasso di espulsione per tipo di reato. Se il 64,2% dei furti commessi da stranieri ha portato a un'espulsione questa percentuale non raggiunge nemmeno la metà per quanto riguarda gli stupri (48,1%) e supera appena un terzo per quanto riguarda gli omicidi (38%). Va tuttavia fatto notare che il fatto che se gli autori di tali reati non sono stati espulsi non significa che non lo saranno in futuro. Una possibile spiegazione è che gli autori di furti provengono da paesi in cui espellere i criminali è più facile rispetto a paesi da dove provengono gli autori di stupri e omicidi.
Uno dei motivi dell'applicazione relativamente moderata delle espulsioni in certi cantoni risiede nella cosiddetta clausola di rigore. Questa clausola consente, in circostanze eccezionali, la sospensione di un ordine di espulsione in caso di estremo bisogno personale. L'Unione Democratica di Centro (UDC) ha tentato di abolire questa clausola attraverso la sua iniziativa attuativa, ma ha subito una sconfitta nella votazione del 2016. Le commissioni parlamentari competenti chiedono una modifica legislativa volta a ridurre il ricorso dei tribunali alla clausola di rigore. Tuttavia, a Palazzo Federale non è ancora stata presa una decisione definitiva in merito.





