Già un paio di anni fa avevamo riferito su queste colonne a proposito dell’impianto di compostaggio regionale per il Luganese, previsto in località Caiscio, a cavallo tra i Comuni di Torricella- Taverne e Ponte Capriasca, in un sito dove già esiste (più in piccolo) un’attività privata di questo genere. Il nuovo impianto tratterebbe ogni anno circa 20’000 tonnellate di scarti vegetali: non è poca roba.
Nelle scorse settimane il Gran Consiglio ha dato il via libera al PUC, Piano di utilizzazione cantonale, per la realizzazione dell’impianto in questione. A Ponte Capriasca si era formato un comitato interpartitico contrario al progetto. Tra le altre iniziative, il comitato aveva anche raccolto circa 1’200 firme, poi trasmesse al Cantone. Le obiezioni sollevate erano di varia natura: riguardavano in prima linea le immissioni moleste, già oggi presenti con un impianto ben più piccolo. Si parla di rumore, puzze, polveri sottili, possibili rischi sanitari, e pure di calabroni e di altri insetti “di dimensioni preoccupanti” che costringono i vicini a tenere le finestre chiuse anche d’estate.
Ci sono delle abitazioni a 300 metri dal centro di compostaggio, che confina pure con l’area ricreativa e di svago della cascina dei Bellunesi. Quindi la zona non è certo discosta. Poi c’è la questione del traffico indotto, stimato in 106 camion al giorno. Transiti su strade che già adesso recano notevole disturbo alla popolazione residente.
Il comitato lamenta inoltre che a Sigirino, con lo smantellamento del cantiere Alptransit, ci sarebbe una zona ben più idonea alla realizzazione di un impianto di compostaggio regionale, tuttavia non è stata presa in considerazione. Il comitato sperava che, a seguito delle obiezioni sollevate, il Gran Consiglio avrebbe fermato il progetto, o perlomeno che avrebbe imposto che la lavorazione degli scarti vegetali avvenisse in capannoni chiusi. Questo permetterebbe di limitare le emissioni più immediate (rumori e puzze). Così non è stato.
Il CdS nella sua presa di posizione scrive che la lavorazione al chiuso è sì un’opzione ma… costa di più: “Imporre di principio un simile vincolo potrebbe mettere in forse la sostenibilità economica dell’impianto o comportare un aumento sensibile dei costi d’esercizio”.
Forse pensare che il Gran Consiglio si sarebbe opposto ad un progetto di questo tipo era poco realistico, ma esponenti del comitato contrario all’impianto non nascondono la propria delusione. Che è diretta in particolare verso i rappresentanti politici locali. “Abbiamo raccolto 1’200 firme, ci aspettavamo di essere presi in considerazione. Invece nemmeno i due comuni direttamente toccati dal progetto, in primis quello di Ponte Capriasca, si sono voluti muovere. Da notare che già l’attività attuale è in contrasto con il piano regolatore. Di conseguenza andrebbe abbandonata e certo non ampliata! Forse ci sono politici comunali che si sono dimenticati di essere stati eletti da noi cittadini, e che è loro dovere rispettare la volontà degli elettori, cosa che invece non è stata fatta. È poi incredibile che in Gran Consiglio il relatore del rapporto commissionale favorevole al nuovo impianto fosse il sindaco di Origlio (Il PLR Alessandro Cedraschi, ndr), Comune che patirà anch’esso le conseguenze negative del nuovo impianto sottoforma di un aumento del traffico di camion sulle strade che lo attraversano. E che le stime ottimistiche del Cantone sul numero dei transiti quotidiani verranno poi confermate dalla realtà, è ancora tutto da vedere. Noi ora ci attendiamo che i Municipi dei Comuni su cui sorgerà la struttura facciano resistenza nel rilasciare le licenze edilizie. Sono i nostri rappresentanti, li abbiamo eletti noi, e ce lo devono”.
Nelle scorse settimane il Gran Consiglio ha dato il via libera al PUC, Piano di utilizzazione cantonale, per la realizzazione dell’impianto in questione. A Ponte Capriasca si era formato un comitato interpartitico contrario al progetto. Tra le altre iniziative, il comitato aveva anche raccolto circa 1’200 firme, poi trasmesse al Cantone. Le obiezioni sollevate erano di varia natura: riguardavano in prima linea le immissioni moleste, già oggi presenti con un impianto ben più piccolo. Si parla di rumore, puzze, polveri sottili, possibili rischi sanitari, e pure di calabroni e di altri insetti “di dimensioni preoccupanti” che costringono i vicini a tenere le finestre chiuse anche d’estate.
Ci sono delle abitazioni a 300 metri dal centro di compostaggio, che confina pure con l’area ricreativa e di svago della cascina dei Bellunesi. Quindi la zona non è certo discosta. Poi c’è la questione del traffico indotto, stimato in 106 camion al giorno. Transiti su strade che già adesso recano notevole disturbo alla popolazione residente.
Il comitato lamenta inoltre che a Sigirino, con lo smantellamento del cantiere Alptransit, ci sarebbe una zona ben più idonea alla realizzazione di un impianto di compostaggio regionale, tuttavia non è stata presa in considerazione. Il comitato sperava che, a seguito delle obiezioni sollevate, il Gran Consiglio avrebbe fermato il progetto, o perlomeno che avrebbe imposto che la lavorazione degli scarti vegetali avvenisse in capannoni chiusi. Questo permetterebbe di limitare le emissioni più immediate (rumori e puzze). Così non è stato.
Il CdS nella sua presa di posizione scrive che la lavorazione al chiuso è sì un’opzione ma… costa di più: “Imporre di principio un simile vincolo potrebbe mettere in forse la sostenibilità economica dell’impianto o comportare un aumento sensibile dei costi d’esercizio”.
Forse pensare che il Gran Consiglio si sarebbe opposto ad un progetto di questo tipo era poco realistico, ma esponenti del comitato contrario all’impianto non nascondono la propria delusione. Che è diretta in particolare verso i rappresentanti politici locali. “Abbiamo raccolto 1’200 firme, ci aspettavamo di essere presi in considerazione. Invece nemmeno i due comuni direttamente toccati dal progetto, in primis quello di Ponte Capriasca, si sono voluti muovere. Da notare che già l’attività attuale è in contrasto con il piano regolatore. Di conseguenza andrebbe abbandonata e certo non ampliata! Forse ci sono politici comunali che si sono dimenticati di essere stati eletti da noi cittadini, e che è loro dovere rispettare la volontà degli elettori, cosa che invece non è stata fatta. È poi incredibile che in Gran Consiglio il relatore del rapporto commissionale favorevole al nuovo impianto fosse il sindaco di Origlio (Il PLR Alessandro Cedraschi, ndr), Comune che patirà anch’esso le conseguenze negative del nuovo impianto sottoforma di un aumento del traffico di camion sulle strade che lo attraversano. E che le stime ottimistiche del Cantone sul numero dei transiti quotidiani verranno poi confermate dalla realtà, è ancora tutto da vedere. Noi ora ci attendiamo che i Municipi dei Comuni su cui sorgerà la struttura facciano resistenza nel rilasciare le licenze edilizie. Sono i nostri rappresentanti, li abbiamo eletti noi, e ce lo devono”.
MDD