C’è chi – gli svizzerotti – si fa schiacciare gli ordini dai giudici stranieri della CEDU che si permettono di fare politichetta in casa nostra, inventandosi di sana pianta i “diritti umani climatici”. Altri, ovvero i britannici, dei giudici stranieri se ne impipano. Giustamente. Il premier Rishi Sunak ha infatti dichiarato: “ Nessun tribunale internazionale ci fermerà”.
Il tema del contendere è il cosiddetto “Piano Ruanda”: in base ad esso, in futuro i migranti che sbarcano illegalmente in Gran Bretagna non potranno restare, ma verranno trasferiti in uno (o più) appositi centri creati nel paese africano. Il parlamento di Westminster ha approvato definitivamente il “Ruanda Bill”. Il governo inglese punta sull’effetto dissuasivo della misura.
ONU buffONU
Va da sé che il completamente screditato bidONU, come pure il Consiglio d’Europa, si sono messi subito a starnazzare. Ma a Londra se ne fanno un baffo. Del resto il bidONU è quello che manda in Svizzera le osservatrici woke, le quali poi stilano rapporti farneticanti sull’esistenza di un presunto “razzismo sistemico” (corbezzoli!) nel nostro Paese. Rapporti redatti sulla base delle fanfaluche raccontate dal criminale “non patrizio” Carlos-Brian. E’ il colmo che il bidONU si riempia la bocca con i “diritti umani”, ma poi faccia presiedere il suo forum sui diritti umani nientemeno che dall’Iran, sul quale ogni commento è superfluo.
Quanto all’inutilissimo Consiglio d’Europa, che a stretto giro di posta ha chiesto al Regno Unito di abbandonare il piano Ruanda: è scontato che Londra lo manderà a Baggio a suonare l’organo. In questo modo aprirà la strada ad un’analoga risposta elvetica sulla boiata della violazione dei diritti umani climatici (se la Confederella li ha violati, ci piacerebbe proprio sapere quale Paese al mondo li avrebbe invece rispettati). Vero, calabraghisti bernesi?
La Lega per prima…
La decisione britannica è una lezione per il governicchio federale che ha sempre detto “njet” all’esternalizzazione delle procedure d’asilo, sostenendo che “sa po’ mia”: “ se ne parla e basta, non diventerà mai realtà”, affermavano con sicumera la liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) e la kompagna Elisabeth Baume Schneidèèèr, P$, succedutesi alla guida del Dipartimento di giustizia (DFGP).
Chi scrive, a nome della Lega, è stato il primo a sostenere, con una mozione del giugno 2021, che Berna avrebbe dovuto seguire il modello inglese (ma anche danese). A questa mozione hanno fatto seguito almeno altre tre interpellanze negli anni successivi. La risposta del CF è sempre stata la stessa: non si può fare, ma in ogni caso “seguiamo attentamente lo sviluppo della situazione in Gran Bretagna”. Bene, adesso lo sviluppo c’è stato. E che sviluppo!
Cosa farà dunque il governicchio federale? Cosa farà il nuovo direttore del DFGP kompagno Beat “Gender” Jans, colui che si spaccia per grande riformatore del diritto d’asilo, ma senza però che ai proclami seguano i fatti?
Nuovo atto parlamentare in arrivo!
Non ci sono più scuse
E’ chiaro che la Svizzera ormai non ha più scuse per non seguire l’esempio di Londra. E che nessuno si sogni di citare come impedimento un’eventuale disapprovazione da parte della Corte europea dei diritti dell’Uomo. Da un lato, la partecipazione della Svizzera alla CEDU va disdetta, essendo i legulei di Strasburgo politicizzati, spocchiosi e mitomani. Costoro, nella loro pretesa superiorità, si credono nella condizione di ribaltare le decisioni democratiche e di sostituirsi al legislatore. Dall’altro, come ha confermato l’esperta intervistata giovedì sul CdT, la CEDU non ha potere coercitivo. Le sue sentenze servono “ ad influenzare il dibattito”. Politichetta, dunque.
Confronto umiliante
Il problema non è tuttavia solo il governicchio federale. Anche il parlatoio ci mette del suo. I soldatini della partitocrazia ivi incadregati hanno sempre rifiutato le misure volte a contrastare il caos asilo e a rendere la Svizzera meno attrattiva per i finti rifugiati. A partire dalla chiusura delle frontiere (iniziativa popolare sul tema presto ai blocchi di partenza, con il sostegno del Mattino) e dall’esternalizzazione delle procedure d’asilo.
Che differenza con il parlamento britannico, che ha approvato il Piano Ruanda. Ma anche con quello olandese. Nel silenzio assordante della nostra stampa di regime, il legislativo dell’Aja ha infatti sabotato il patto pandemico dell’Organizzazione mondiale della sanità, OMS (agenzia del bidONU che pretende di imporre le sue regole, rottamando le leggi nazionali). Come? Stabilendo che il rappresentante olandese all’Assemblea mondiale della sanità (l’organo decisionale dell’OMS) dovrà chiedere il rinvio della decisione sul patto pandemico e, se non otterrà soddisfazione, votare contro.
Si tratta, scrive il portale tedesco “Apollo News”, di una decisione “ eccezionale per le democrazie occidentali, che per lo più si esprimono senza esitazioni a favore del patto dell’OMS”.
Alle nostre latitudini, al momento, nemmeno si sa se il governicchio (kompagna Baume Schneidèèèr) sottoporrà l’eventuale adesione della Svizzera alla nuova ciofeca dell’OMS al parlatoio federale. Se questo non accadrà, non ci potrà essere nemmeno un referendum (in caso di accettazione parlamentare) e quindi una decisione popolare. Che nessuno pensi di poter fare scherzi!
LORENZO QUADRI
*Dal MDD