I beneficiari dello statuto S sono ora rom senza legami con l'Ucraina? È quanto si chiede il gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi in gran consiglio che ha presentato al Consiglio di Stato un'interpellanza sulla questione. Nell'interpellanza si fa riferimento a un articolo apparso sulla Tages Anzeiger in cui viene citato il Consigliere di Stato bernese Pierre Alain Schnegg, responsabile dell’asilo, secondo cui “la maggior parte delle richieste di statuto S sono ora presentate da rom, ed è quello che sento dire anche da colleghi di altri cantoni”. Schnegg aggiunge inoltre che in molti casi i richiedenti presentano documenti ucraini, “ma in molti casi dubitiamo della loro identità. Molti richiedenti non parlano né l'ucraino né il russo”.
Gli interpellanti si chiedono quindi se la situazione sia identica in Ticino. “Se così fosse, al più presto vanno presi dei provvedimenti”. Una possibile soluzione viene evocata dallo stesso Schnegg, per cui “lo statuto di protezione S dovrebbe essere sostituito da uno dei permessi di soggiorno ordinari; a condizione tuttavia che le persone interessate siano sufficientemente integrate da condurre una vita indipendente. Quelle che si trovano già qui e che soddisfano tali criteri dovrebbero ottenere un permesso di soggiorno. E quelle che sono appena arrivate dovrebbero in futuro presentare una richiesta adeguata”.
“Un'alternativa – continua Schnegg - all'abolizione totale dello statuto S potrebbe essere quella di concederlo solo agli ucraini provenienti dalle zone del Paese gravemente colpite dalla guerra”. Per Schnegg, sembrerebbe infatti che la maggior parte dei nuovi arrivati che dispongono dello statuto S non è più direttamente coinvolta nella guerra in Ucraina: “Non si comportano come rifugiati di guerra, la cui vita e la cui integrità fisica sono minacciate.
Arrivano e partono dall'oggi al domani”. Per il Consigliere di Stato bernese l’impressione è che queste persone siano sfruttate da organizzazioni: “C'è una logistica dietro tutto questo. Constatiamo che intere famiglie, a volte più di dieci persone, arrivano e se ne vanno uno o due mesi dopo, una volta ricevuto l'aiuto sociale. In conclusione, nell’articolo si ricorda poi che delle circa 65'000 persone che godono dello status di protezione S in Svizzera, oltre 8'000 vivono nel Canton Berna”.
Alla luce di quanto esposto, al Consiglio di Stato vengono sottoposte le seguenti domande:
1. Anche in Ticino constatiamo il fenomeno denunciato dal Consigliere di Stato Schnegg?
2. In Ticino, quanti richiedenti provengono effettivamente dalle zone di guerra?
3. In Ticino, si constata uno sfruttamento dei richiedenti lo statuto S da parte di organizzazioni malavitose?
4. Con riferimento allo statuto di protezione S, più in generale, in Ticino sono già state constatate altre situazioni di potenziale abuso?
5. Quali provvedimenti sono intrapresi nel nostro Cantone per evitare che si verifichino degli abusi, non solo finanziari, a discapito dei nostri contribuenti?
6. Il nostro Consiglio di Stato, condivide le proposte formulate dal Consigliere di Stato Schnegg per regolare in futuro la situazione dei richiedenti l’asilo provenienti dall’Ucraina?
7. Quante sono complessivamente le persone che ad oggi beneficiano dello statuto di protezione S nel Canton Ticino?