LUGANO – Passano gli anni, trascorrono le stagioni, cambiano i giocatori e spesso anche gli head coach, ma a Lugano le cose sembrano non cambiare. Come spesso è accaduto nelle passate annate, anche questa volta il Lugano si ritrova a novembre con l’acqua alla gola, con una classifica che si sta facendo sempre più complicata e ingarbugliata e con una squadra che galleggia nel limbo sempre alla rincorsa di quegli obiettivi prefissati in pompa magna a settembre e poi disillusi pochi mesi dopo.
L’HCL targato 24/25 non sta facendo eccezione e dopo un ottimo avvio di stagione, tanto da occupare i primissimi posti in graduatoria fino all’infortunio di capitan Thürkauf e al derby perso alla Gottardo Arena, i bianconeri sono entrati in un vortice negativo che li ha spinti sempre più in giù in classifica, fino all’attuale 11° posto. E se i risultati non arrivano, a preoccupare è anche e soprattutto la mediocrità mostrata sul ghiaccio pure nelle ultime due uscite, quelle disputate dopo la pausa per la Nazionale che dovrebbe essere il primo momento in cui la squadra può allenarsi e concentrarsi sui punti dolenti per rialzare la china. E invece…
E invece la vittoria col Bienne ha forse offuscato la vista e la testa, perché i 3 punti ottenuti contro i Seelanders sono stati caratterizzati da errori clamorosi in fase difensiva, con i bianconeri in grado di concedere ripartenze continue a ghiaccio aperto a Rajala e compagni, facendosi trovare spesso e volentieri impreparati nelle marcature, anche quelle preventive. In fase offensiva le cose sono andati un po’ meglio, ma già domenica contro il Rapperswil l’ingranaggio si è bloccato, facendo emergere tutte le difficoltà e le incertezze di un gruppo che fatica a trovare una quadra.
Ora si avvicina il secondo derby stagionale – che si disputerà venerdì alla Cornèr Arena – a cui farà seguito la complicatissima trasferta di Zurigo e il Lugano si ritrova nuovamente in quel limbo dal quale nelle ultime stagioni è riuscito a uscire lottando e correndo all’inseguimento delle altre compagini del campionato fino a febbraio, fino all’ultima partita della regular season, passando poi per i pre playoff, arrivando in seguito alla post season che conta col fiato corto e con poche energie. Ma non sempre i “miracoli sportivi” possono riuscire e a giocare col fuoco, prima o poi ci si brucia: insomma, non sempre le rimonte possono completarsi e di questo passo il rischio concreto – con gli stranieri che latitano di concretezza, senza veri leader in pista e con uno Schlegel apparso troppo insicuro ultimamente – è che questa squadra si ritrovi a marzo seduta sul divano a contemplare i playoff, domandandosi cosa non sia funzionato, riflettendo sui propri errori.