Ticinounihockey nasce dal desiderio di coinvolgere altri club ticinesi per unire in un solo e unico club le forze. Obiettivo riuscito?
Direi obiettivo riuscito solo a metà. L’idea di fondo è sempre stata quella di raggruppare tutte le forze del cantone in modo da essere competitivi ai massimi livelli svizzeri. Ci siamo però subito accorti che l’ambizioso progetto comportava parecchi ostacoli, da una parte le lunghe distanze da percorrere per partecipare ad allenamenti centralizzati, dall’altra l’annoso problema (conosciuto in tutti gli sport) della difficoltà nel collaborare tra “vicini”. Abbiamo comunque col tempo ottenuti accordi con alcune società: da Chiasso sino alla Leventina e la Valle di Blenio. Penso che non siamo molto lontani dal riuscire a raggruppare tutti i talenti dei settori giovanili.
Nel nostro cantone il vostro sport non ha molta presa a livello mediatico: eppure le regole e le dinamiche sono molto simili a quelli dell’hockey su ghiaccio.
La risposta dei media è uno dei temi centrali a più livelli. Più visibilità significa un aumento dell’attrattività a livello di sponsor, ma anche un sicuro aumento delle persone interessate a praticare e a vedere lo sport. Riusciamo a portare regolarmente diverse centinaia di persone alle partite. Sabato scorso, per esempio, in occasione della seconda partita del girone di ritorno, abbiamo organizzato un evento in collaborazione con Greenhope riempiendo la palestra (ufficiali 335 persone). L’ambiente era straordinario e ci ha aiutato a battere la seconda in classifica (Kloten Jets). Dobbiamo però essere onesti, l’infrastruttura limita notevolmente l’esperienza ad una partita. Quando abbiamo questi numeri, una buona parte del pubblico non può godere delle migliori condizioniper vedere quanto accade in campo. Stesso discorso per quanto riguarda la televisione, filmare le nostre partite è un’impresa, visto come è costruita la palestra e data la velocità del gioco. Abbiamo sicuramente del margine per quanto riguarda la stampa, ma in Ticino se non si parla di calcio o hockey su ghiaccio è molto complicato trovare uno spazio “serio” che non sia il trafiletto con i risultati.
A livello nazionale è diverso, vero?
A livello svizzero ed internazionale il movimento inizia a prendere importanza. Da un paio di stagioni, in occasione dei playoff la SSR trasmette in diretta almeno una partita per week-end, mentre la finale, che si gioca in una partita secca, è un appuntamento fisso oramai da parecchi anni. L’anno scorso si è tra l’altro giocata in una esaurita BCF Arena a Friborgo e in aprile 2025 vi sarà il bis. Ma probabilmente senza la RSI.
Nel resto della Svizzera, questa disciplina attira pubblico?
Anche la maggior parte della Svizzera è confrontata con gli stessi nostri problemi. Le infrastrutture sono quasi sempre delle palestre e nonostante tutte le società investano in un miglioramento dell’esperienza per il pubblico, una palestra rimane una palestra. Winterthur rimane l’unico polo che al momento è riuscito a creare (in collaborazione con volley e pallamano) un palazzetto dedicato agli sport di squadra indoor. Non è un caso che siano loro ad avere il numero di spettatori paganti più alto a livello svizzero potendo contare su più di 1000 abbonati.
La vostra è, immaginiamo, una struttura dilettantistica. Questo può essere un problema?
La nostra struttura è improntata al volontariato. Abbiamo un gran numero di persone appassionate che aiutano in ogni modo possibile. L’organizzazione che un club come il nostro necessita è imponente, la gestione del grande numero di squadre richiede un impegno sempre maggiore. Penso anche a tutti coloro che giorno dopo giorno, week-end dopo week-end sono in palestra per organizzare la moltitudine di partite, al comitato, tutti gli allenatori, chi gestisce i giocatori stranieri, chi organizza gli eventi, ecc… Siamo orgogliosi di tutto questo, vediamo naturalmente anche i limiti strutturali che questo tipo di organizzazione comporta.
Come allestite il vostro budget?
Il nostro budget si basa su diverse fonti di finanziamento: fedeli e preziosi sponsor locali, contributi delle famiglie (tasse sociali), contributi Gioventù e Sport, tornei, eventi e in minima parte anche piccoli sostegni pubblici. È un lavoro continuo, che richiede grande impegno e creatività, ma è fondamentale per garantire la qualità delle nostre attività. L’allestimento del budget è alla base di tutto quanto viene fatto in seguito. Ci possiamo “permettere” tre giocatori stranieri proprio grazie ad una gestione accurata che cura tutto nel minimo dettaglio ma a condizioni sicuramente non lussuose come in altri più popolari sport.
In generale, com’è l’affluenza alle vostre partite? Nella Svizzera interna c’è più interesse?
Mediamente possiamo contare su un pubblico di circa 150 persone, di cui però solo la metà riesce a godersi completamente lo spettacolo offerto. Sono convinto che l’infrastruttura nella quale giochiamo sia il limite più grande. L’Arti e Mestieri di Bellinzona non è pensata per il nostro sport, quando superiamo le 100 persone in palestra (sempre), buona parte del pubblico non riesce a vedere che 2/3 di campo. L’esperienza per lo spettatore è molto limitata, nonostante questo l’ambiente che si crea alle nostre partite casalinghe è unico nel panorama della lega nazionale. Lo sanno molto bene avversari e arbitri, il tifo alle partite del Ticino unihockey molto caldo! Come citato prima, per gli eventi principali, penso ai playoff, al derby, alle partite legate ad eventi speciali, riempiamo invece completamente la palestra. Diciamo che attendiamo con impazienza (ed un po’ di curiosità) il momento in cui la città di Bellinzona ed il Cantone completeranno il previsto palazzetto.
Disputate il campionato cadetto: come state andando?
Al momento posso definire i risultati come soddisfacenti. Siamo diventati negli anni una realtà in lega nazionale B che con buona regolarità si qualifica ai playoff, dando in seguito molto fastidio alle pretendenti al titolo. Nonostante l’irritante sconfitta di domenica, dove non siamo riusciti a trovare le reti nonostante una moltitudine di occasioni, ci troviamo al sesto posto in classifica. Negli ultimi tempi noto una crescita, soprattutto a livello difensivo, che ci permette una maggiore intensità di gioco. Questo, combinato con l’estro di alcuni nostri giocatori (uno su tutti, Matteo Gervasoni, top scorer della lega e nazionale U19), fa di noi una squadra complicata da affrontare e da battere.
Obiettivo per l’immediato futuro?
Per questa stagione l’obiettivo è crescere sotto tutti i punti di vista, ottenendo il raggiungimento dei playoff con una qualche partita di anticipo, così da poter preparare al meglio e con una certa tranquillità le partite ad eliminazione. Guardando un po’ più in là, il sogno rimane una vera collaborazione a livello cantonale che ci permetta di lottare seriamente per un posto nell’élite svizzera.
A.M.