Il Ministero Pubblico del Canton Ticino ha annunciato martedì di aver aperto un procedimento penale per titolo di falsa testimonianza e di denuncia mendace nei confronti di Fiorenzo Dadò, presidente del Centro e deputato del Gran Consiglio ticinese. Dadò si è in seguito dimesso dalla Commissione giustizia e diritti e rinuncia all’immunità parlamentare per tutta la durata dell’inchiesta.
Il procedimento nasce da una segnalazione contro ignoti pervenuta al Ministero pubblico da parte del Consiglio della Magistratura, secondo quanto riportato alla RSI dal presidente dell’organo di sorveglianza sui magistrati Damiano Stefani.
Causa della denuncia, il fatto che nel settembre dello scorso anno Fiorenzo Dadò aveva ricevuto tre fotografie che il giudice Mauro Ermani avrebbe inviato alla propria segretaria, presunta vittima di mobbing. Dadò, che allora presiedeva la Commissione giustizia e diritti, aveva poi condiviso queste foto con i commissari per poi segnalarle al Consiglio della Magistratura.
Il presidente del Centro ha sempre sostenuto che quelle immagini gli fossero giunte in una lettera anonima mentre oggi si ipotizza che conoscesse in realtà da chi ha ricevuto le foto, ciò che gli sono valse le accuse di falsa testimonianza e denuncia mendace. Un reato, quest’ultimo, che il deputato “contesta fortemente”, secondo una nota inviata dal suo avvocato Carlo Borradori.
Sostenendo che l'autore della missiva fosse anonimo, il suo intento era quello di proteggere l’identità della fonte, spiega sempre Borradori. Nel frattempo l’Ufficio presidenziale del Centro con un comunicato stampa ha fatto sapere, che “conferma la propria fiducia e il proprio sostegno” al suo presidente e spinge la politica cantonale a riflettere “sugli strumenti che consentano a un deputato di esercitare pienamente il proprio ruolo di vigilanza sull’attività dello Stato, tutelando efficacemente le proprie fonti senza esporsi a conseguenze giuridiche gravose”.





