PERMESSI G - L’ultimo attacco dell’UFIS — sigla nata da pochi mesi — sembra più un’operazione per farsi pubblicità che una denuncia fondata. Come ricorda Lorenzo Quadri sul Mattino della Domenica, l’UFIS è arrivata a coinvolgere perfino l’OIL (Organizzazione mondiale del lavoro): «Ohibò, qualcuno ha forse bisogno di gesticolare e di mettersi in mostra per attrarre iscritti?».
Il bersaglio principale resta la tassa sanitaria italiana, mai applicata per ragioni interne e perché «manca la base legale» per trasmettere a Roma i dati dei frontalieri. Ma l’UFIS se la prende anche con il Ticino per presunte “pratiche discriminatorie”. Quadri ribalta la prospettiva: «Alle nostre latitudini sono semmai i ticinesi ad essere discriminati nei confronti dei frontalieri».
Il cambio franco/euro parla chiaro. Come ricorda l’articolo, «i frontalieri non hanno mai guadagnato così tanto»: salario in franchi, spesa in euro. A ciò si aggiungono assegni familiari svizzeri per figli residenti in Italia, un privilegio che pesa sulle casse elvetiche.
Intanto la loro presenza viene conteggiata nel potenziale fiscale del Ticino, pur non generando consumi nel Cantone. E mentre Berna si prepara a limitare la trasmissione dei dati ai vecchi frontalieri, la sensazione è quella segnalata da Quadri: «La Confederella si erge ad avvocato d’ufficio dei pendolari italici».
Conclusione? «Se i frontalieri non sono contenti, possono restituire il permesso G in ogni momento».
Fonte: Lorenzo Quadri – Il Mattino della Domenica
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