"Oggi, nel diciassettesimo anniversario dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York, ho inoltrato al Gran Consiglio una petizione con la quale chiedo di introdurre nella legge sull’ordine pubblico la proibizione di recitare in pubblico le preghiere che , con particolare riferimento a quelle islamiche, contengono messaggi di odio e di discriminazione verso i fedeli di altre religioni e che in tal modo violano le norme del Codice penale (art. 261) .
In un libro intitolato “La Fatiha e la cultura dell’odio” il grande esperto di diritto musulmano e arabo dr. Sami Aldeeb (*) (svizzero di origini palestinesi) ha dimostrato in modo scientifico – riportando le interpretazioni fatte da quasi un centinaio di esegeti musulmani a partire dall’ottavo secolo e fino ai giorni nostri - che la preghiera che i musulmani praticanti sono tenuti a recitare cinque volte al giorno contiene un versetto del Corano che istiga all’odio verso i cristiani e gli ebrei. Tale versetto deve essere ripetuto 17 volte al giorno e oltre 6'000 all’anno, e il dr. Aldeeb si chiede giustamente come i musulmani possano coesistere in pace e in armonia con gli ebrei ed i cristiani dopo un simile lavaggio del cervello.
A meno che qualcuno sia in grado di smentire le conclusioni dello studio effettuato dal dr. Aldeeb, è dunque evidente che non si può tollerare che simili preghiere possano essere recitate nel nostro Paese in pubblico e sempre più spesso sotto il naso di tutti : nei giardini pubblici, nei posteggi di grossi centri commerciali, negli aeroporti, nelle stazioni, nelle piazze, nelle vie dei centri cittadini ecc.
Ma v’è un altro motivo che giustifica un divieto. Le preghiere dei musulmani in pubblico, molto diffuse in altri Paesi europei in cui la colonizzazione islamica è più avanzata ( come la Francia , l’Inghilterra, il Belgio, la Svezia, l’Olanda, la Germania ma anche l’Italia ed altri Paesi ) , fanno parte di una ben precisa strategia messa in atto dagli islamisti per conquistare l’Europa : una strategia che consiste nell’ “islamizzare l’ambiente” (ad esempio anche facendo circolare le donne velate e diffondendo il velo islamico nelle scuole ) in modo da abituare grandi e piccini a vivere in un ambiente musulmano, dove i bambini crescendo possano diventare più facilmente musulmani credendosi nativi di questi valori. Una