Ricordare che il calendario stilato dalla Lega è demenziale è utile, purtroppo però tutti gli anni è sempre la stessa cosa. E ricordare che sono i presidenti dei 12 club che lo firmano, beh, è doveroso: se qualcuno reclamerà,non credetegli!
Dunque si ricomincia. Con lo Zurigo campione in carica e favoritissimo, il Lugano “vice” agguerrito, Berna e Zugo scalpitanti, Bienne, Losanna, Friborgo, Ginevra e Davos nella “terra di mezzo”, Ambrì, Langnau e il neopromosso Rapperswil (o Lakers che dir si voglia) che cercano di sfuggire al girone dei dannati. Di tutto e di più, anche se un dato non sfugge: la forbice fra le grandi e le piccole aumenta in modo considerevole.
La disponibilità economica degli uni riduce ulteriormente la possibilità degli altri di ambire a qualcosa di importante. Facciamo un esempio: se nel decennio scorso era possibile che squadre come l’Ambrì Piotta o il Rapperswil potessero puntare a raggiungere almeno le semifinali, oggi tutto ciò è assai difficile. Un muro quasi invalicabile. Un’impresa titanica. E quindi ogni risultato “in più” delle formazioni meno attrezzate è da considerare una vera e propria impresa.
Alcuni riferimenti statistici a questo punto s’impongono: dal 2006 ad oggi solo tre squadre sono riuscite a vincere il campionato: Davos (2007, 2009, 2011 e 2015), il Berna (2010, 2013, 2016 e 2017) e lo Zurigo (2008, 2012, 2014 e 2018). Quattro volte a testa. Qualcosa vorrà pur dire…Certo: che le tre società hanno lavorato bene (e meglio delle altre), che hanno acquisito/rafforzato una mentalità vincente, e che hanno potuto esibire un bagaglio tecnico di prima grandezza. Ma il modo di vincere è stato fondamentalmente diverso: se Berna e Zurigo hanno messo in campo la loro forza economica, il Davos ha puntato molto sui giovani talenti e sulla grande competenza di Arno Del Curto, vero e proprio motore di questa società di montagna (l’unica, con l’Ambrì, sopravvissuto ai tempi che cambiano).
Per trovare un vincitore che non faccia parte di questo “club svizzero tedesco”, bisogna tornare allora al 2006,
all’ultimo titolo del Lugano, unico “intruso”. Sono passati 12 anni, tanti, troppi. E ogni volta quando si presenta una nuova stagione sembra quasi stucchevole ricordarlo. Ma i dati e i numeri sono impietosi. Dopo il “più grande HCL di tutti i tempi” (parole di Klaus Zaugg, giornalista polemico bernese), il club sembra essere entrato in una sorta di limbo, dal quale non riesce più ad uscire.
È vero: negli ultimi tre anni, la squadra bianconera ha perso due finali ed ha raggiunto una semifinale, mostrando un processo di crescita societario e sportivo notevole. Ma la Coppa, come disse Julian Walker lo scorso 27 aprile dopo aver perso la finale a gara 7 contro i Lions, “non si riesce più a toccarla”. Un dato di fatto. Punto.
È vero: negli ultimi tre anni, la squadra bianconera ha perso due finali ed ha raggiunto una semifinale, mostrando un processo di crescita societario e sportivo notevole. Ma la Coppa, come disse Julian Walker lo scorso 27 aprile dopo aver perso la finale a gara 7 contro i Lions, “non si riesce più a toccarla”. Un dato di fatto. Punto.
Lo Zugo, addirittura, non vince dal 1998. Malgrado gli sforzi finanziari, il club della Svizzera Centrale non è più stato in grado di ripetersi. Di più: in 20 anni solo una volta è riuscito a disputare una finale (persa, nel 2017). Un bilancio davvero deludente, che ora Stephan e soci vogliono cancellare.
E già che parliamo di statistiche, giova ricordare che solo il Friborgo e il Kloten negli ultimi 15 anni hannorotto il dominio delle “grandi”, partecipando a tre finali: i romandi nel 2013, gli Aviatori nel 2009 e nel 2011. Quest’ultimi, e questa è la negativa novità, non saranno al ballo delle migliori del reame: dopo tantissimi anni, e dopo tanti errori societari, la scorsa primavera sono finiti nel torneo cadetto. E una loro risalita non sarà facile: negli ultimi tempi chi è slittato in Lega Nazionale B ha fatto fatica a riconquistare un posto fra le elette. E così, quello che fu uno dei migliori club formatori della Confederazione, dovrà fare la fila. Dapprima vincere il campionato, non semplice, e poi battere l’ultima della NL nello spareggio. Affatto scontato.
Si riparte, infine, sull’onda del grande risultato della Nazionale svizzera ai Mondiali del gruppo A, nel quale ha conquistato un prestigiosissimo secondo posto dietro alla Svezia, bestia nera. E con la notevole spinta del pubblico, che ormai da anni sostiene uno sport che lotta con il calcio per il titolo di “più amato” dagli svizzeri. E allora: buon campionato a tutti. Nella speranza che Lugano e Ambrì Piotta riescano a raggiungere i loro obiettivi.
MDD