Cassis e Keller Sutter (PLR) si attivino! E le norme che impediscono le estradizioni di svizzeri di carta si possono anche cambiare quando ci sono di mezzo terroristi assassini (mica ladri di ciliegie!): mozione in arrivo!
Il Brasile e la Bolivia hanno consegnato all’Italia, dopo quarant’anni di latitanza, il terrorista rosso Cesare Battisti che trascorrerà (secondo le dichiarazioni del ministro dell’interno Salvini) il resto dei suoi giorni in prigione.
Altri brigatisti rossi si trovano però a tutt’oggi liberi, latitanti all’estero, invece di stare in galera a scontare la loro pena.
Uno dei casi più scandalosi, citato in abbondanza anche negli scorsi giorni in relazione alla consegna di Battisti al Belpaese, è quello di Alvaro Lojacono Baragiola. Costui, come brigatista, si è macchiato di una lunga serie di crimini, tra cui la partecipazione nel 1978 alla strage di via Fani, ovvero l’uccisione della scorta del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro ed il rapimento di quest’ultimo.
Latitante
Lojacono Baragiola per la giustizia italiana è “latitante” in Svizzera. Nel nostro Paese costui ha trascorso 11 anni in carcere per l’assassinio di un magistrato, essendogli tale condanna stata inflitta dalla giustizia elvetica. Ma questa è solo una piccola parte delle pene che il terrorista deve espiare. In Italia Baragiola è stato condannato in contumacia all’ergastolo per la strage di via Fani nel processo Moro quater (sentenza confermata nel 1997) e a 16 anni di carcere per l’omicidio di uno studente.
E a queste condanne il terrorista si sottrae “grazie” al doppio passaporto. Baragiola ha infatti ottenuto la cittadinanza elvetica tramite naturalizzazione facile in quanto figlio di madre ticinese (di cui ha assunto il cognome: Baragiola appunto). Non a caso su Wikipedia il “nostro” è indicato come: “Alvaro Lojacono, brigatista italiano con cittadinanza svizzera”.
Non è l’unico
La complicità della Svizzera con terroristi rossi italiani è una vergogna per il Paese. Oltretutto il caso Baragiola è senz’altro il più eclatante, ma non è l’unico. Anche altri poco raccomandabili figuri (certamente, e per fortuna, non a questo livello) vicini alle brigate rosse se la spassano allegramente dalle nostre parti.
Vergogna doppia
La vergogna elvetica nel caso Baragiola è doppia se si pensa che costui non solo si trova a piede libero, ma beneficia addirittura del pubblico impiego.
Prima ha lavorato per la Pravda di Comano che, con i soldi del canone più caro d’Europa, stipendia brigatisti assassini. Adesso invece risulta dipendente dell’Università di Friburgo, come ha scritto il portale Tio.ch nei giorni scorsi.
Non ci sono davvero parole per un simile sconcio: mentre tante persone oneste sono in disoccupazione o in assistenza, lo Stato, con i soldi dei contribuenti, fa lavorare un terrorista rosso assassino. Naturalmente ciò può avvenire solo grazie alla connivenza di $inistrati ai vertici di “datori di