Mondo, 10 maggio 2019

Una coppia finisce in tribunale per aver nutrito la figlia con una dieta vegana

Una coppia di australiani è finita sotto processo per aver nutrito la figlia unicamente con una dieta vegana, il che l'ha portata a una grave malformazione che potrebbe comprometterne la crescita.

La piccola era così malnutrita al momento in cui aveva 19 mesi che non aveva nemmeno denti e sembrava che avesse appena tre mesi, rivelano i documenti di un tribunale di Sydney.

Nei documenti, come riporta il portale neozelandese stuff, è scritto che il bebè è stato nutrito con avena, patate, riso, tofu, pane, burro di arachidi e latte di riso e, occasionalmente, un boccone di frutta o di uva sultanina. La coppia inoltre non aveva vaccinato la propria figlia, e dal momento della nascita non ha visto un medico. La grave malformazione è emersa quando la piccola ha avuto un malore nel marzo 2018 ed è stato necessario ospedalizzarla.

All'ospedale i medici hanno rilevato gli effetti nefasti della dieta esclusivamente vegetale e hanno diagnosticato una malattia alle ossa totalmente prevenibile.

L'altezza e il peso dell'infante, di appena 4,89 chili, era marcatamente inferiore a quello di un bebè della sua età e, nonostante avesse quasi due anni, non riusciva a stare seduta, né tenere in mano una bottiglia né tantomeno stare in piedi, racconta un'infermiera che ha dovuto occuparsi della bimba. "Abbiamo dovuto infilargli dei tubi in tutto il corpo, mi sono detta che doveva essere orribile per lei" racconta la donna.

Ancora oggi, passato quasi un anno, la bimba è molto differente rispetto a altri bebè della sua età. "Ogni volta che diciamo a uno sconosciuto la sua età, si stupiscono di quanto sia piccola" prosegue
l'infermiera.

Paradossalmente, la bimba è oggi tecnicamente obesa a causa della sproporzione tra il suo peso e l'altezza. "È come se il suo corpo immagazzini calorie nel caso ne abbia bisogno in futuro".

Dopo aver lasciato l'ospedale la bimba ha dovuto presentarsi ogni giorno dai medici perchè sia seguita nella sua riabilitazione. Inoltre deve subire ogni mese un prelievo del sangue. "I prelievi le causano sempre più fastidio con il passare del tempo" ha aggiunto l'infermiera che l'ha avuta in cura all'ospedale "adesso si mette a urlare quando succede".

L'avvocato della madre ha cercato di attribuire le mancanze della donna a una depressione postnatale, ipotesi che psichiatri che l'hanno valutata hanno rigettato.

Il difensore del padre invece, l'avvocato Frank Coyne, ha cercato di giustificare il suo assistito spiegando che l'uomo era occupato per lavoro e che, non avendo esperienza con bambini piccoli, pensava che la figlia stesse bene. Inoltre, l'avvocato ha cercato di attribuire la colpa alla madre affermando che era lei a occuparsi della dieta della figlia. "Era la madre a occuparsi dei pasti in casa... il padre non è e non era un vegano o un vegetariano" ha spiegato Coyle.

Spiegazioni che però non hanno convinto la giudice Sarah Huggett, la quale ha ricordato che l'uomo ha mentito sulle condizioni della figlia la prima volta che è stata ospedalizzata. "Nessun genitore può non interrogarsi sul fatto che sua figlia a quella età non parli né cammini" ha detto la giudice "per un prolungato lasso di tempo il padre non ha fatto nulla, nemmeno portarla da un medico o all'ospedale".

Entrambi i genitori rischiano fino a cinque anni di carcere.

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