Ticino, 13 maggio 2019

Quadri: "Molinari föö di ball"

*Dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri

Domani sera (stasera ndr) il Consiglio comunale di Lugano voterà sulla richiesta di credito di 450mila Fr “per l'organizzazione del concorso di architettura per il recupero e la valorizzazione del comparto dell ’ex macello Si tratta in sostanza di dare il via concreto al progetto, presentato nei mesi scorsi dal Municipio, che prevede di finalmente mettere mano al complesso industriale, oggi in condizione deplorevoli, e di restituire un pezzo di città ai suoi legittimi proprietari, ovvero gli abitanti di Lugano. Costi stimati dell’operazione: 26 milioni.

Il progetto

Spazi modulabili interdisciplinari per meeting, eventi e manifestazioni, zone per il costudying e il coworking, un caffè letterario, un ristorante, alloggi per studenti e un Ostello della gioventù: questi i contenuti previsti dal progetto, dove - ed ecco il punto saliente - non ci sarà più spazio per la cosiddetta autogestione. Anche se naturalmente, sui tre rapporti commissionali che verranno sottoposti al consiglio comunale, ce n’è uno di minoranza redatto dalla Sinistra che vorrebbe tenere i molinari dove sono ora. Come no: si spendono 26 milioni per ritrovarsi ancora gli autogestiti tra i piedi, che evidentemente farebbero scappare gli altri potenziali fruitori degli spazi.

Nessun obbligo

Dunque, se domani la maggioranza del Consiglio comunale, come è verosimile, approverà i rapporti di maggioranza, dopo tanto (troppo) tempo ci sarà una decisione politica chiara. Ovvero: molinari, fòò di ball! Certo, non dall’oggi al domani. Passeranno ancora anni prima che si metta concretamente mano all’ex macello. Soprattutto con i ritmi dell’edilizia pubblica cittadina. Ma la strada sarà segnata. E sarebbe anche ora, dopo quasi due decenni di occupazione abusiva tollerata solo per “quieto vivere” politico (la famosa convenzione è farlocca, e gli “inquilini” non ne hanno mai rispettato i termini). Deve essere chiaro che, nei confronti dei molinari (quanti in arrivo da Oltreramina?) il municipio non ha proprio alcun obbligo. In particolare, non è affatto tenuto a trovare un’altra collocazione per l’autogestione. Men che meno all’interno
dei confini cittadini. Se vorranno degli spazi, gli autogestiti se li andranno a cercare sul mercato immobiliare, e pagheranno un affitto.

“Biodiversità”?

La fanfaluca dell’autogestione che farebbe parte della “biodiversità sociale” (?) della città, la gauche-caviar la va a raccontare a qualcun altro. Al di là dell’occupazione abusiva di un comparto pregiato situato nel centro di Lugano, ci piacerebbe sapere quanto sono costati quasi due decenni di autogestione ai contribuenti luganesi sottoforma di interventi di polizia, manifestazioni non autorizzate con necessità di mantenere l’ordine, imbrattamenti e vandalismi vari. Il fatto che in altre città svizzere esistano dei centri autogestiti non significa che anche Lugano se ne debba sorbire uno. Non è perché tanta gente ha i calli che tutti devono farseli venire apposta. La Reithalle bernese, tanto per fare un esempio, non è certo un valore aggiunto per la città. Di simili elementi di “biodiversità” se ne può fare a meno. Ed al confronto democratico i molinari non portano proprio un bel niente. Solo carrettate di intolleranza, di farneticazioni di estrema Sinistra e soprattutto di odio nei confronti di chi ha posizioni diverse dalle loro. Li abbiamo ben visti, i loro presidi con insulti e sputi. Del resto, se al Molino si fossero insediati degli estremisti di destra, i primi a strillare sarebbero proprio i compagni che adesso perorano la causa del “remain” e cianciano di libertà di associazione, naturalmente soltanto per chi vogliono loro.

Dato che sonolloborders...”

I rapporti ufficiali, non solo cantonali ma anche federali, sottolineano con preoccupazione la crescita dell’estremismo di sinistra; che è poi l’unico ad essere veramente problematico in Svizzera, dato che gli estremisti di destra sono i soliti squinternati quattro gatti su cui però, chissà come mai, si versano fiumi d'inchiostro. Visto poi che i molinari sono orgogliosamente “No borders”, possono senz’altro andarsene (tornarsene?) al di là della ramina: tanto per loro i confini non esistono.

*Edizione del 12 maggio 2019

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