Su Donald Trump, da quando ha annunciato la sua candidatura alla Casa Bianca nel 2015, i media liberal ne hanno dette di tutti i colori. L’ultima news cita ancora una volta “fonti anonime” all’interno di Capitol Hill. Sempre la solita storia, un po’ come quando uscì la notizia che Trump avrebbe proposto di bombardare i cicloni con armi nucleari, smentita dal diretto interessato.
Secondo quanto afferma un estratto del nuovo libro Border Wars: Inside Trump’s Assault on Immigration, riportato ieri dal The New York Times, The Donald avrebbe chiesto ai suoi collaboratori di fortificare il muro di confine con il Messico con una fossa piena d’acqua, con serpenti o alligatori, spingendo il suo staff a stimare un preventivo. “Privatamente il presidente ha spesso parlato di rinforzare il confine con fosse piene d’acqua, con alligatori o serpenti, arrivando a chiedere persino un preventivo su questo”.
Voleva, si legge, “che il muro venisse elettrificato con punte in alto che potessero penetrare nella carne umana. Dopo aver pubblicamente dichiarato che era giusto sparare contro i migranti se questi lanciavano delle pietre, il presidente ha fatto marcia indietro quando i suoi consiglieri gli hanno detto che era una cosa illegale. Ma successivamente in meeting, ricordano alcuni suoi consiglieri, ha suggerito di spararli alle gambe per rallentarli. Anche questo non è consentito, hanno dovuto dirgli”. Una storia non verificata, dato che parliamo di fonti anonime. Ce ne sono altre, però, di notizie su Trump, che nel corso del tempo si sono dimostrate completamente false e infondate e diffuse al solo scopo di screditare il tycoon e la sua immagine.
Il Russiagate, la madre di tutte le bufale contro Trump
“Nessuna collusione fra la campagna di Trump e la Russia”. Il procuratore Generale William Barr lo scorso aprile ha confermato che le indagini condotte dal procuratore speciale per le indagini sul Russiagate Robert Mueller, non hanno rilevato alcuna collusione fra il presidente Donald Trump e la Russia nelle elezione presidenziali del 2016. “Dopo quasi due anni di indagini, migliaia di citazioni in giudizio e centinaia di interviste ai testimoni, il Procuratore speciale ha confermato che il governo russo ha sponsorizzato degli sforzi per interferire illegalmente nelle elezioni presidenziali del 2016, ma non ha trovate evidenze rispetto al fatto che la campagna di Trump o che altri americani fossero collusi in questa iniziativa “, ha osservato Barr. Una sconfitta pesante non solo per i democratici, ma anche per tutti i media che hanno supportato la tesi della collusione fra lo staff di Trump e la Russia.
All’origine dell’indagine sul Russiagate c’è il dossier Steele finanziato in parte dalla Fusion Gps, dal Washington Free Beacon, dal Democratic National Committee e dalla campagna di Hillary Clinton. Contiene affermazioni infondate secondo cui gli agenti dell’intelligence russa avrebbero filmato il presidente Trump con delle prostitute in un hotel di Mosca. Inoltre, secondo il dossier, Michael Cohen, ex avvocato del tycoon, si sarebbe recato a Praga nell’agosto del 2016 per prendere accordi con gli agenti del Cremlino e con gli hacker.
L’inchiesta dell’Fbi sulle connessioni tra la campagna di Trump e la Russia portò alla nomina del consigliere speciale Robert Mueller, il quale ha prodotto il dossier conclusivo sull’inchiesta che stabilisce che non c’è alcuna collusione fra Donald Trump e la Russia, come dichiarato anche dal sopracitato Procuratore generale William