Mondo, 07 ottobre 2019

Tutte le fake news contro Donald Trump

Su Donald Trump, da quando ha annunciato la sua candidatura alla Casa Bianca nel 2015, i media liberal ne hanno dette di tutti i colori. L’ultima news cita ancora una volta “fonti anonime” all’interno di Capitol Hill. Sempre la solita storia, un po’ come quando uscì la notizia che Trump avrebbe proposto di bombardare i cicloni con armi nucleari, smentita dal diretto interessato.

Secondo quanto afferma un estratto del nuovo libro Border Wars: Inside Trump’s Assault on Immigration, riportato ieri dal The New York Times, The Donald avrebbe chiesto ai suoi collaboratori di fortificare il muro di confine con il Messico con una fossa piena d’acqua, con serpenti o alligatori, spingendo il suo staff a stimare un preventivo. “Privatamente il presidente ha spesso parlato di rinforzare il confine con fosse piene d’acqua, con alligatori o serpenti, arrivando a chiedere persino un preventivo su questo”.

Voleva, si legge, “che il muro venisse elettrificato con punte in alto che potessero penetrare nella carne umana. Dopo aver pubblicamente dichiarato che era giusto sparare contro i migranti se questi lanciavano delle pietre, il presidente ha fatto marcia indietro quando i suoi consiglieri gli hanno detto che era una cosa illegale. Ma successivamente in meeting, ricordano alcuni suoi consiglieri, ha suggerito di spararli alle gambe per rallentarli. Anche questo non è consentito, hanno dovuto dirgli”. Una storia non verificata, dato che parliamo di fonti anonime. Ce ne sono altre, però, di notizie su Trump, che nel corso del tempo si sono dimostrate completamente false e infondate e diffuse al solo scopo di screditare il tycoon e la sua immagine.

Il Russiagate, la madre di tutte le bufale contro Trump

“Nessuna collusione fra la campagna di Trump e la Russia”. Il procuratore Generale William Barr lo scorso aprile ha confermato che le indagini condotte dal procuratore speciale per le indagini sul Russiagate Robert Mueller, non hanno rilevato alcuna collusione fra il presidente Donald Trump e la Russia nelle elezione presidenziali del 2016. “Dopo quasi due anni di indagini, migliaia di citazioni in giudizio e centinaia di interviste ai testimoni, il Procuratore speciale ha confermato che il governo russo ha sponsorizzato degli sforzi per interferire illegalmente nelle elezioni presidenziali del 2016, ma non ha trovate evidenze rispetto al fatto che la campagna di Trump o che altri americani fossero collusi in questa iniziativa “, ha osservato Barr. Una sconfitta pesante non solo per i democratici, ma anche per tutti i media che hanno supportato la tesi della collusione fra lo staff di Trump e la Russia.

All’origine dell’indagine sul Russiagate c’è il dossier Steele finanziato in parte dalla Fusion Gps, dal Washington Free Beacon, dal Democratic National Committee e dalla campagna di Hillary Clinton. Contiene affermazioni infondate secondo cui gli agenti dell’intelligence russa avrebbero filmato il presidente Trump con delle prostitute in un hotel di Mosca. Inoltre, secondo il dossier, Michael Cohen, ex avvocato del tycoon, si sarebbe recato a Praga nell’agosto del 2016 per prendere accordi con gli agenti del Cremlino e con gli hacker.

L’inchiesta dell’Fbi sulle connessioni tra la campagna di Trump e la Russia portò alla nomina del consigliere speciale Robert Mueller, il quale ha prodotto il dossier conclusivo sull’inchiesta che stabilisce che non c’è alcuna collusione fra Donald Trump e la Russia, come dichiarato anche dal sopracitato Procuratore generale William
Barr. Fu proprio Christopher Steele, come rivelò il Guardian, a confezionare il documento pubblicato poi da BuzzFeed, dal quale emergevano contatti frequenti tra lo staff di Donald Trump e gli intermediari del Cremlino durante la campagna elettorale del 2016. Un dossier che poi si è rivelato essere in larga parte infondato e falso, come lo stesso ex membro dell’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna ha ammesso.

La Russia si è offerta di aiutare Donald Trump?

Secondo il rapporto Mueller, l’indagine condotta dal procuratore speciale avrebbe “identificato numerosi legami tra il governo russo e la campagna di Trump” e “identificato numerosi legami tra individui associabili al governo russo e individui associati alla campagna Trump”.

Ma come osserva The Nation, i casi di Konstantin Kilimnik, Joseph Mifsud e Rob Goldstone sottolineano un fatto piuttosto scomodo per i sostenitori della teoria della collusione: non esistono prove sul fatto che la campagna di Trump abbia interagito con emissari russi o che questi abbiano offerto aiuto al repubblicano. “Gli unici funzionari o rappresentanti del Cremlino che hanno interagito in modo significativo con la campagna di Trump prima delle elezioni sono l’ambasciatore russo, che ha avuto incontri di routine, e un assistente del Cremlino che ha parlato con l’avvocato di Trump, Michael Cohen, per il fallimento del progetto Trump Tower a Mosca”.

“Ha snobbato le truppe durante le vacanze di Natale”

Il giorno di Natale dello scorso anno, la Nbc News ha pubblicato articolo che si è rivelato falso, nel quale si affermava che Trump aveva, per la prima volta per un presidente degli Stati Uniti dal 2002, snobbato le truppe americane nel giorno di Natale. Come ha poi confermato la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders, il presidente Trump e la first lady Melania Trump hanno visita alle truppe statunitensi in Iraq. È consuetudine che la Casa Bianca sia estremamente riservata quando si tratta di viaggi presidenziali in zone dilaniate dalla guerra. Successivamente, il direttore della Nbc ha dovuto ammettere – parzialmente – l’errore commesso e il titolo dell’articolo è stato modificato.

Il falso scoop della Cnn

Nel giugno 2017, tre giornalisti di punta della Cnn si sono dimessi per un articolo pubblicato sul sito e poi rivelatosi infondato su presunti legami tra Anthony Scaramucci, membro italo-americano del team di transizione dell’amministrazione Trump, e il Cremlino. “Wow!”, ha esultato su Twitter Donald Trump esprimendo con un’unica espressione tutta la soddisfazione per il fatto che l’emittente sia stata costretta a ritrattare il presunto scoop sul caso Russiagate. “Che faranno ora riguardo a tutte le altre notizie fasulle – ha incalzato il presidente degli Stati Uniti – si tratta soltanto di fake news”.

Il pezzo incriminato citava una fonte anonima secondo cui la commissione Intelligence del Senato stava indagando sui rapporti di Scaramucci con un fondo di investimento russo legato a una banca controllata dal Cremlino. Il pezzo pare non fosse stato controllato dallo staff legale e dal team di fact checking dell’emittente prima della pubblicazione aggirando, quindi, le procedure standard per la verifica dei fatti. In seguito all’episodio, l’emittente avrebbe reso ancora più severi i controlli sulle notizie, soprattutto quelle legate al Russiagate.

Roberto Vivaldelli / insideover.it

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