ZUGO - La nazionale rossocrociata ha mire ambiziose: i prossimi Mondiali del gruppo A si svolgeranno proprio nel nostro paese dall’8 al 24 maggio (sedi di Losanna e Zurigo). Il commissario tecnico Patrick Fischer ha pertanto stabilito una tabella di marcia molto precisa al fine di presentare una squadra che sappia recitare una parte importante. L’ex allenatore del Lugano non si nasconde anche se resta con i piedi ben piantati per terra. I risultati delle ultime amichevoli sono stati ancora positivi ma occorre fare attenzione ai facili entusiasmi. Durante la pausa natalizia e di Fine Anno abbiamo incontrato il nostro coach per tracciare il punto della situazione in vista dei nuovi campi d’allenamento prima dell’inizio delle ostilità iridate.
Allora, coach, come vanno le cose?
Sicuramente bene, fino ad ora i riscontri sono stati positivi, sono soddisfatto per quanto fatto, soprattutto perché abbiamo inserito diversi giovani che hanno avuto molto spazio per dimostrare le loro qualità, partendo dalla Deutschland Clip. Abbiamo cercato di cambiare determinati moduli tattici. Da questo punto di vista gli obiettivi sono stati raggiunti, anche se sappiamo che dobbiamo lavorare ancora per ottenere i giusti equilibri.
A Visp avete confermato di essere sulla buona strada, battendo nettamente la Norvegia e la Russia.
In Vailese abbiamo proseguito nel nostro lavoro tecnico-tattico perfezionando certi automatismi sul piano della manovra. Debbo confessare che i risultati, e non dico solo quelli numerici, sono stati confortanti. Tutti i componenti del gruppo si sono presentati motivati e vogliosi di far bene. La nazionale cresce, senza dubbio, ma come detto, occorre ancora lavorare perché ai nostri Mondiali ci vogliamo presentare al top.
Quali sono gli aspetti che più l’hanno sinora maggiormente soddisfatta?
Soprattutto il dispositivo difensivo. Abbiamo provato ad elaborare un gioco capace di bloccare, già all ’altezza della linea blu, l’avversario. Tutto questo serve per poter concretizzare al meglio il gioco di transizione. I nostri avversari infatti hanno avuto molta più difficoltà ad entrare nella nostra zona. Riuscendo a coprire bene il nostro settore arretrato dovremmo riuscire ad attaccare sempre con grande efficacia, e non solo in transizione.
La tendenza oggi è appunto quella di velocizzare al massimo la manovra, anche se ciò necessità un grande dispendio di energie.
Negli ultimi 3-4 anni tutte le squadre si sono adeguate ed ovviamente anche la nostra nazionale cerca di immedesimarsi in questo ruolo. La forza della Svizzera deve essere proprio quella di cercare di far circolare con grande rapidità il disco pattinando molto. Per sviluppare questo modulo i giocatori devono essere fisicamente pronti. Se si gioca veloce aumentano le possibilità di segnare. Negli ultimi incontri abbiamo subito poche reti, questo è il frutto di una grande disciplina, nata appunto da una costante pressione lungo l’arco di tutti i 60 minuti.
Al torneo di Visp lei ha schierato anche dei giocatori che militano nel Lugano e nell’HCAP, con risultati interessanti.
Sono soddisfatto della loro prestazione. Non mi piace fare nomi, dico che tutti, indistintamente, hanno dimostrato di meritare la maglia rossocrociata. Tutti hanno dato il massimo, quando vedo che c ’è attaccamento alla maglia del proprio paese per me è già un ottimo punto di partenza. L’attitudine è pure fondamentale.
Per un allenatore deve essere una grande
Allora, coach, come vanno le cose?
Sicuramente bene, fino ad ora i riscontri sono stati positivi, sono soddisfatto per quanto fatto, soprattutto perché abbiamo inserito diversi giovani che hanno avuto molto spazio per dimostrare le loro qualità, partendo dalla Deutschland Clip. Abbiamo cercato di cambiare determinati moduli tattici. Da questo punto di vista gli obiettivi sono stati raggiunti, anche se sappiamo che dobbiamo lavorare ancora per ottenere i giusti equilibri.
A Visp avete confermato di essere sulla buona strada, battendo nettamente la Norvegia e la Russia.
In Vailese abbiamo proseguito nel nostro lavoro tecnico-tattico perfezionando certi automatismi sul piano della manovra. Debbo confessare che i risultati, e non dico solo quelli numerici, sono stati confortanti. Tutti i componenti del gruppo si sono presentati motivati e vogliosi di far bene. La nazionale cresce, senza dubbio, ma come detto, occorre ancora lavorare perché ai nostri Mondiali ci vogliamo presentare al top.
Quali sono gli aspetti che più l’hanno sinora maggiormente soddisfatta?
Soprattutto il dispositivo difensivo. Abbiamo provato ad elaborare un gioco capace di bloccare, già all ’altezza della linea blu, l’avversario. Tutto questo serve per poter concretizzare al meglio il gioco di transizione. I nostri avversari infatti hanno avuto molta più difficoltà ad entrare nella nostra zona. Riuscendo a coprire bene il nostro settore arretrato dovremmo riuscire ad attaccare sempre con grande efficacia, e non solo in transizione.
La tendenza oggi è appunto quella di velocizzare al massimo la manovra, anche se ciò necessità un grande dispendio di energie.
Negli ultimi 3-4 anni tutte le squadre si sono adeguate ed ovviamente anche la nostra nazionale cerca di immedesimarsi in questo ruolo. La forza della Svizzera deve essere proprio quella di cercare di far circolare con grande rapidità il disco pattinando molto. Per sviluppare questo modulo i giocatori devono essere fisicamente pronti. Se si gioca veloce aumentano le possibilità di segnare. Negli ultimi incontri abbiamo subito poche reti, questo è il frutto di una grande disciplina, nata appunto da una costante pressione lungo l’arco di tutti i 60 minuti.
Al torneo di Visp lei ha schierato anche dei giocatori che militano nel Lugano e nell’HCAP, con risultati interessanti.
Sono soddisfatto della loro prestazione. Non mi piace fare nomi, dico che tutti, indistintamente, hanno dimostrato di meritare la maglia rossocrociata. Tutti hanno dato il massimo, quando vedo che c ’è attaccamento alla maglia del proprio paese per me è già un ottimo punto di partenza. L’attitudine è pure fondamentale.
Per un allenatore deve essere una grande
soddisfazione quando vede che il proprio messaggio viene recepito da tutti.
Il ruolo del tecnico deve essere questo: preparare la squadra anche dal punto di vista mentale. Il lavoro sul ghiaccio è notevole, anche i più piccoli dettagli vanno esaminati con il dialogo per creare la giusta autostima. Chi viene convocato è consapevole delle sue responsabilità e per tale motivo l’impegno deve essere totale, per ognuno di loro deve essere un onore giocare per la Svizzera.
Il ruolo del tecnico deve essere questo: preparare la squadra anche dal punto di vista mentale. Il lavoro sul ghiaccio è notevole, anche i più piccoli dettagli vanno esaminati con il dialogo per creare la giusta autostima. Chi viene convocato è consapevole delle sue responsabilità e per tale motivo l’impegno deve essere totale, per ognuno di loro deve essere un onore giocare per la Svizzera.
Proprio per questo lei ha deciso che, chi rifiuta anche una sola volta la convocazione, non viene più inserito nella lista.
I giocatori sanno che la Nazionale è un punto di grande prestigio e quindi ogni convocazione, anche nelle amichevoli, è assolutamente importante. Coloro che hanno risposto positivamente stanno dimostrando il loro valore e la nostra nazionale, come detto prima, sta crescendo ed ha ora raggiunto ottimi livelli, inserendosi stabilmente tra le migliori compagini del mondo.
Come mai la Nazionale non è più venuta a giocare in Ticino?
Buona domanda. A Bellinzona abbiamo già giocato, in aprile con ogni probabilità, verremo a disputare un’amichevole a Lugano. C’è una programmazione stabilita ma sappiamo benissimo che anche nel vostro cantone la passione hockeistica è molto forte. Nel nostro paese disputiamo una media di 5-6 incontri e non sempre è facile studiare tutte le sedi, comunque il Ticino lo teniamo sempre in considerazione...
Quest’anno i Mondiali si giocano in Svizzera. Inutile nascondere che i tifosi si aspettano tanto.
Ne siamo perfettamente consapevoli, la pressione è grande perché negli ultimi anni abbiamo sempre ottenuto dei buoni risultati ai Mondiali. Sono convinto che la Svizzera saprà farsi valere al momento giusto. Tutti sanno quello che devono fare, ma devono restare sereni e fare ciò che noi dello staff tecnico chiediamo, senza esagerare perché l’eccesso fa scaturire solo errori.
Vi siete posti un traguardo preciso per i Mondiali?
Sì, in primis vogliamo raggiungere i quarti di finale, traguardo non sempre facile anche se negli ultimi quattro anni ci siamo sempre riusciti. Per il resto vedremo, lasciamoci sorprendere. Sappiamo di avere un ottimo potenziale e questo ci fa ben sperare. Per reggere il passo delle “big” bisogna essere pronti sotto ogni punto di vista. Non abbiamo mai vinto un titolo, è vero, ma non è detto che quel giorno sia così lontano...Noi vogliamo vincere, poi vediamo dove arriveremo. Sognare non costa nulla!
I favoriti per il titolo?
Direi le solite, la Svezia, la Finlandia, la Russia, il Canada, ma non è detto che ci possano essere anche delle sorprese (ride).
Verranno convocati anche alcuni giocatori della NHL? Da parte loro c’è disponibilità?
Io vado sempre oltre Oceano per seguire potenziali nazionali, voglio vedere com ’è la loro condizione tecnica e mentale. Il loro inserimento dipenderà molto anche dalla loro situazione nel campionato nordamericano e il loro tipo di contratto.
Come seguirà ora la vostra preparazione?
In febbraio abbiamo ancora un raduno con dei giovani e due incontri amichevoli con la Germania, in seguito da metà aprile inizieremo la vera preparazione per i Mondiali, tre settimane durante le quali cercheremo di affinare tutti gli schemi.
G.M.