Ticino, 05 aprile 2020

Gobbi: "Caro Attilio, semplicemente grazie"

di Norman Gobbi

Il “Conte Zio” non c’è più. Pensando al suo carattere e al suo rapporto con il fratello minore Nano, mi viene in mente una relazione tra due poli opposti, ma che comunque non potevano esistere l’uno senza l’altro, in politica come in ditta. I loro uffici in Via Monte Boglia si trovavano uno in fondo a sinistra e l’altro in fondo a destra del corridoio, con quello del Nano maniacalmente ordinato e quello di Attilio disordinatamente ricco di documenti.

Fuoco (Nano) e Acqua (Attilio), di carattere e personalità, tanto che Attilio per Nano era il “pompiere”.
Ma in maniera più fine era anche un abile tessitore di alleanze in Gran Consiglio che hanno permesso di portare a casa molti progetti leghisti.

Costruttore Attilio lo era di professione. Incantavano i suoi racconti sui lavori svolti a Ginevra con la ditta e la posa di pietre naturali, oppure sul mega progetto in Africa per la replica della Basilica di San Pietro in Costa d’Avorio. Tanti, poi, i progetti realizzati sul territorio, che gli hanno permesso di affinare conoscenze e relazioni personali e che gli hanno consentito di tastare sempre il polso della gente in Ticino.

Nei suoi occhi splendeva l’acume di chi ha già visto o vissuto o che saprà già come andrà a finire. Quello sguardo che Attilio, quale arbitro, non mollava mai dal campo di calcio. Quella capacità di vedere oltre e di percepire anche cose che altri non vedevano o non volevano vedere. Pensiamo al caso CHIT SA, uno dei primi casi di padroncini italiani istallatisi sul territorio ticinese che hanno creato danni all’economia locale; oppure alla fase di costruzione del LAC, con la miriade di subappalti a ditte di padroncini e con la pietra naturale smacchiata arrivata dal Brasile. Il tempo anche qui gli è stato galantuomo.

Sin dall’inizio della Lega dei Ticinesi Attilio ha assunto ruoli istituzionali. Eletto per la prima volta nel 1991 in Gran Consiglio vi resterà ininterrottamente sino al 2015, assumendone la Presidenza nel 2002. Membro apprezzato della commissione gestione e finanze, era la memoria storica; memorabili erano i suoi documenti ormai datati che raccontavano le stesse cose che si ripetevano ad anni di distanza, confermando quel suo acume e immortale memoria. In Consiglio nazionale venne eletto nel 2003 e fece parte del gruppo parlamentare federale UDC; i suoi aneddoti sulle colazioni con il Consigliere federale Hans-Rudolf Merz, che soggiornava nello stesso albergo, testimoniavano la sua capacità naturale di tessere
relazioni.

A fine 2009 annunciò le dimissioni da Palazzo federale, permettendomi di fare staffetta e di subentrargli nel 2010; un gesto più unico che raro in politica, quello di “saper mollare la cadrega”, a dimostrazione della sua grande umanità e della sua lealtà verso gli impegni presi, per i quali io personalmente e molti altri gli siamo riconoscenti. Fu anche Municipale ad Agno, dove la Lega poté prima entrare e poi raddoppiare la sua presenza nell’Esecutivo.

Nel 2013, con la scomparsa del fratello Nano, Attilio rispose presente. Assunse la conduzione della Lega con il ruolo di coordinatore, creando il gruppo dei “colonnelli” e portando poi il movimento al risultato migliore di sempre del 2015, sia a livello cantonale che federale. Sempre nel 2013, poco dopo la scomparsa di Nano, festeggiò la conquista del sindaco a Lugano con Marco Borradori, e seppe gestire anche le varie successioni in Consiglio di Stato, con la perdita di Michele Barra in ottobre e la successiva entrata di Claudio Zali. Nel 2016 la presenza leghista sul territorio crebbe ancora; sotto la sua conduzione raddoppiammo i nostri municipali e conquistammo diversi sindaci nei Comuni.

L’arrivo della malattia un anno fa lo allontanò dalla scena politica e si ritirò nell’affetto della famiglia, per passare più tempo con i suoi nipotini, come ebbe modo di dire. Attilio e Nano hanno avvicinato la politica alla gente e la gente alla politica; sono stati infatti bravi reclutatori di giovani e meno giovani che vogliono impegnarsi per la nostra gente e il nostro Paese. Attilio era tenace, umano, consapevole e orientato al fare. Questo suo modo di essere e di fare è stato da esempio per molti di noi. È stato un mentore e un maestro per i leghisti impegnati nelle istituzioni. Come ha detto Michele Foletti: “Ci ha insegnato a fare politica con la P maiuscola!”.

Ci manchi già e ci mancherai caro Attilio. Porteremo dentro di noi il piacere e l’onore di averti conosciuto, di aver condiviso con te tutto il nostro percorso politico, di aver vissuto anche il tuo lato umano e il tuo piacere di stare assieme agli amici, come alla Valascia con Alberto, Darione, Enzo, Fabio, Mario, Piero, … e le belle cene terminate con l’immancabile gelato in porzioni smisurate.

Caro Attilio: con Nano, da lassù, proteggete con il vostro occhio benevolo questo Ticino che tanto avete amato, in questo momento difficile umanamente ed economicamente. Per quanto hai fatto, insegnato e costruito, caro Attilio ti diciamo semplicemente: GRAZIE!

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