Il Ticino ha ottenuto da Berna il prolungamento di una settimana, limitato ad alcuni settori produttivi, della “finestra di crisi”.
E’ positivo che il CdS abbia staccato all’autorità federale una decisione che considera le particolarità regionali. Questo, peraltro, non dovrebbe accadere solo quando è in corso una pandemia. Le peculiarità del nostro Cantone dovrebbero essere prese in considerazione anche in tempi normali.
In tutto questo discorso manca però una parte fondamentale, ovvero la questione delle frontiere.
Il Ticino, ormai è chiaro anche al Gigi di Viganello, si è impestato a seguito della contiguità territoriale con la Lombardia, principale focolaio covid dell’Occidente. Contiguità in regime di frontiere spalancate. Se si fossero chiuse le frontiere con il Belpaese per tempo, non ci troveremmo nella situazione attuale (contagi e morti che sono un multiplo della media svizzera).
E' corretto che le attività economiche dove si può lavorare in sicurezza ripartano. Perché si può girarla e pirlarla come si vuole, ma il succo non cambia: chi non lavora non mangia. Ed i miliardi che si stanno