Impagabile. E non nasconde nemmeno la sua grande ammirazione per la cantante Emma.“Fantastica”, dice col sorriso sulle labbra. Poi, dopo i convenevoli, ecco l’intervista (sotto forma di pillole), che rivela la personalità spiccata del difensore biancoblù, del quale, ne siamo convinti, in futuro sentiremo ancora parlare (in bene).
HCAP: “ È la squadra in cui sono cresciuto. È casa mia, è la gioia di giocare all’hockey. Sin da bambino ci ho sempre messo tanta passione per ritagliarmi uno spazio. Crescendo ho capito che avrei dovuto sputare sangue per arrivare in alto, in quella che viene chiamata prima squadra. Del resto, vestire la maglia biancoblù nella massima lega è sempre stato un sogno ricorrente. Alla fine, dopo tanti sacrifici, ho avuto la mia opportunità. Ma questo è soltanto l’inizio: tutto quello che ho fatto sinora non conta più nulla. Ora c’è un posto da titolare da conquistare, ogni allenamento, ogni partita è una sfida. Ma l’ambiente leventinese è davvero speciale: ci sono tutte le condizioni necessarie per far bene ”.
BIASCA: “Sono nato e cresciuto a Biasca, un comune in cui ci sono tanti sportivi. Ma ho trovato ad Ambrì lo sbocco ideale per diventare un giocatore di hockey. Sin da bambino i miei genitori mi hanno incentivato a seguire questa strada. Dopo la scuola salivo in Leventina per allenarmi e in quei momenti la distanza non contava niente. Biasca poi è stato il trampolino di lancio grazie ai Ticino Rockets, fondamentali per la mia formazione”
LA MONTANARA: “Avevo 8 anni quando andai in curva a tifare Ambrì e a cantare la Montanara. Mi appassionai subito a quei colori e Erik Westrum divenne il mio idolo. Mi piaceva tantissimo il suo stile di gioco. Quando si infortunò e fu costretto a lasciare l’hockey ci rimasi molto male. Ancora oggi in Leventina lo ricordano con affetto per il suo apporto fornito alla squadra e il suo modo di essere. ”
MAURO JURI: “Gli devo molto. L’allenatore leventinese mi ha insegnato l’ABC dell’hockey, mi ha insegnato ad essere un giocatore e a credere in me stesso. Mauro è un ottimo formatore, uno dei migliori in circolazione. Ho lavorato anche con Tsygurov e con lui ho imparato l’arte del pattinaggio. Cosa non facile. Anche lui è stato determinante per il sottoscritto”
LUCA CEREDA: “ È
la vera forza di questa squadra. Il coach conosce come pochi altri la materia, lavora sui dettagli e sulla testa. È esigente, come giusto che sia, ma capisce quando un giocatore è in difficoltà e quindi cerca di aiutarlo. Luca usa l’arma del dialogo,che per noi giocatori è fondamentale, soprattutto per i
giovani. Con il tecnico ho avuto molto spazio e gliene sono grato. Spero di continuare a dare il massimo per non deluderlo”.
giovani. Con il tecnico ho avuto molto spazio e gliene sono grato. Spero di continuare a dare il massimo per non deluderlo”.
MENO GHIACCIO: “Dalla ripresa del campionato, ho avuto meno ghiaccio rispetto al solito e spesso sono il settimo difensore del roster. Non è un male: ai Mondiali ho accumulato fatica e stress, ora ho la possibilità di recuperare. Eppoi ci sono tanti difensori all’altezza della situazione e la concorrenza fa bene a tutti. E se vuoi un posto devi conquistartelo con il duro lavoro. Ad Ambrì funziona così”.
NAETTINEN: “ Siamo tutti in apprensione per lui. A Zugo gli hanno fatto veramente male. Una carica scorretta, come tante altre si vedono in Svizzera. Un conto è la durezza e la fisicità, un conto è la violenza gratuita. Forse dopo l’intervento di Cadonau noi giocatori avremmo dovuto far sentire la nostra voce… In questo momento il finlandese è un giocatore imprescindibile per l’Ambrì Piotta, mi auguro che torni presto. Già con lui facciamo fatica a segnare, immaginatevi senza”.
MONDIALI: “ Per noi la rassegna iridata Under 20 di Edmonton, in Canada, è stato un autentico flop. Abbiamo deluso su tutta la linea. Forse siamo partiti pensando di essere dei fenomeni e invece abbiamo sbagliato clamorosamente l’approccio alla competizione. Ci siamo dimenticati che prima di tutto conta la squadra e non il singolo. Il cappotto incassato dal Canada ci ha fatti scendere dal piedestallo e capire che per diventare dei veri giocatori dobbiamo lavorare ancora molto. Noi e i canadesi? Ci separa un abisso: loro sono più forti in tutto! Sono avanti anni luce. Del resto il Canada è il paese dell’hockey. Al di là di tutte le sberle che abbiamo preso, per il sottoscritto è stata una esperienza importante, durante la quale ho imparato cosa non dovrò più fare. ”
LA NAZIONALE: “Come ho detto prima, da bambino sognavo di diventare un giocatore dell’Ambri. Era scontato, visto l’ambiente in cui sono cresciuto. Poi col tempo, quando sono diventato più adulto ed ho pure assaporato la gioia di giocare in prima squadra, ho maturato dentro di me un altro grande obiettivo: quello di vestire un giorno la maglia della massima nazionale rossocrociata. Per ora sono arrivato nella Under 20, chissà che un domani possa fare un ulteriore passo avanti. Mi impegno per questo”
INCERTEZZA: “ Questo è un periodo in cui dobbiamo privilegiare la collettività e non l’individualismo. Se vogliamo uscire dalla pandemia, dobbiamo pensare di più al nostro prossimo e non essere egoisti. Per noi giocatori è una situazione strana: ti alleni tanto ma non sai mai se domani giochi o meno. Paradossale e assurdo”.