Fontana è raggiante: come non capirlo?
“Soprattutto dopo tanti sacrifici, tanto lavoro che alla fine ha premiato la nostra voglia di emergere” ci ha detto nei giorni scorsi.
L’occasione quindi per fare quattro chiacchiere con un ragazzo di belle speranze che sogna, un giorno – come tanti altri giovani – di approdare in National League, un campionato in cui, tanti anni fa, papà Ruben militò con successo nelle fila del Lugano campione svizzero, il Lugano di un certo John Slettvoll!
Colin: ad inizio stagione in pochi credevano in voi. Che sensazioni prova ora che siete riusciti a qualificarvi?
Sicuramente bellissime. Dopo alcuni anni in cui abbiamo riscontrato tante difficoltà, finalmente è arrivata una stagione positiva, nella quale siamo per così dire rimasti sul pezzo. Abbiamo retto il confronto con tante “big”, perdendone alcune partite di misura o all’overtime. Sapevamo però che avevamo le carte in regola per far bene.
Il fatto di aver raggiunto l’obiettivo senza l’ausilio degli stranieri avvalora maggiormente il risultato.
Segno appunto di maturità: non abbiamo mai mollato e questa perseveranza ci ha dato ragione. Alcune sconfitte sono maturate per delle ingenuità, tuttavia, come detto ne abbiamo vinte altro con grande carattere. Abbiamo saputo mostrare freddezza e consapevolezza nei nostri mezzi nei match decisivi, mettendo in campo cuore e grinta.
Il vero segreto di questo risultato?
Il fatto di aver saputo lavorare duramente, formando un vero gruppo e questo malgrado ci fossero diversi giocatori provenienti da varie realtà hockeistiche.. Con il tempo siamo riusciti ad assumere una precisa fisionomia, battendo anche formazioni di spessore come ad esempio il Kloten. Con il miglioramento del gioco il gruppo si
è consolidato ed è sempre rimasto unito in ogni frangente della stagione. Inoltre, fatto non indifferente, giocatori i provenienti da Lugano ed Ambrì, come da Davos e Losanna, hanno saputo integrarsi perfettamente e con entusiasmo nella nostra squadra.
Merito di questo anche e soprattutto dello staff tecnico.
Eric Landry ha saputo plasmare ogni singolo elemento, dandogli sicurezza. È un tecnico molto deciso, convinto della sua linea tattica, dall’alto della sua esperienza. Con McNamara pure abile a curare certi dettagli e con Reuille che si è occupato di tutto il resto, questo terzetto ha soltanto portato grandi benefici ai Ticino Rockets.
Eppure dalla Swiss Hockey League potrebbe anche arrivare la decisione di togliervi dal prossimo campionato.
Sarebbe davvero un peccato, dopo tanti sacrifici. Non capisco questo atteggiamento: con i fatti abbiamo dimostrato di meritare questa categoria, la promozione in Swiss League ce la siamo meritata sul campo. Tanti giocatori che sono passati da noi sono poi divenati protagonisti in National League.
Da cinque anni lei è al Biasca, con una parentesi di un anno e mezzo a La Chaux-de-Fonds.
Merito di questo anche e soprattutto dello staff tecnico.
Eric Landry ha saputo plasmare ogni singolo elemento, dandogli sicurezza. È un tecnico molto deciso, convinto della sua linea tattica, dall’alto della sua esperienza. Con McNamara pure abile a curare certi dettagli e con Reuille che si è occupato di tutto il resto, questo terzetto ha soltanto portato grandi benefici ai Ticino Rockets.
Eppure dalla Swiss Hockey League potrebbe anche arrivare la decisione di togliervi dal prossimo campionato.
Sarebbe davvero un peccato, dopo tanti sacrifici. Non capisco questo atteggiamento: con i fatti abbiamo dimostrato di meritare questa categoria, la promozione in Swiss League ce la siamo meritata sul campo. Tanti giocatori che sono passati da noi sono poi divenati protagonisti in National League.
Da cinque anni lei è al Biasca, con una parentesi di un anno e mezzo a La Chaux-de-Fonds.
Un’esperienza, quella romanda, utile che mi è servita per migliorare il mio bagaglio tecnico. Quest’anno sono tornato a Biasca ed ho ripreso la fascia di capitano, ciò che comporta evidentemente anche delle responsabilità.
E pensare che, cinque anni fa, quando lei è arrivato dal Lugano, ha dovuto subito fermarsi.
Un brutto infortunio ad una gamba mi ha bloccato per diversi mesi. Tuttavia ho saputo riprendermi e, dopo un grande lavoro di riabilitazione, sono tornato sul ghiaccio.
Chi l’ha stimolata a giocare ad hockey?
Mio padre Ruben, che ha militato nel Lugano, mi ha fatto conoscere questo sport. A partire dai 7 anni di età ho cominciato a giocare fino agli Elites.
La sua speranza per il futuro è di rientrare a Lugano?
Per ora no, perché con l’Ambrì ho firmato una “licenza B', quindi quel giorno che il club leventinese mi chiamerà io risponderò presente. Poi un domani si vedrà
GIANNI MARCHETTI
E pensare che, cinque anni fa, quando lei è arrivato dal Lugano, ha dovuto subito fermarsi.
Un brutto infortunio ad una gamba mi ha bloccato per diversi mesi. Tuttavia ho saputo riprendermi e, dopo un grande lavoro di riabilitazione, sono tornato sul ghiaccio.
Chi l’ha stimolata a giocare ad hockey?
Mio padre Ruben, che ha militato nel Lugano, mi ha fatto conoscere questo sport. A partire dai 7 anni di età ho cominciato a giocare fino agli Elites.
La sua speranza per il futuro è di rientrare a Lugano?
Per ora no, perché con l’Ambrì ho firmato una “licenza B', quindi quel giorno che il club leventinese mi chiamerà io risponderò presente. Poi un domani si vedrà
GIANNI MARCHETTI