Ticino, 04 ottobre 2021

Il mobbing in casa anziani? “Il personale è esasperato”

*Articolo dal Mattino della Domenica. Di Mauro Botti

“ Siamo un gruppo di curanti della Casa Leventinese per anziani”, inizia così il nostro incontro con alcuni curanti che puntano il dito sull’ennesimo caso di presunta malagestione sanitaria nel nostro cantone. La rappresentanza che ci si para davanti opera nelle tre sedi: Santa Croce, Elena Celio e Pra Verde. Gli stessi hanno inviato una lettera (in nostro possesso, ndr.) anche alle istituzioni, al DSS, al Medico Cantonale e al comitato della Casa anziani.
 

La discesa
 

“ Stiamo vivendo, dall’inizio del 2020, una situazione lavorativa al limite dell’assurdo. I due personaggi che creano i malumori e i disservizi che in seguito vi andremo ad elencare sono il responsabile e coordinatore cure e la responsabile qualità”, sostengono i nostri interlocutori. E per quanto riguarda il direttore? “ Pensiamo non sia consapevole di quanto stia accadendo. Speriamo vivamente non lo stia ignorando volutamente, perché è sempre stato molto professionale. Diciamo, però, che in questo caso specifico non sta facendo nulla”.
 

La mole di lavoro e il mobbing
 

Chi ci sta parlando è molto scosso. Lo capiamo dalla voce tremante. Ma la situazione è ormai arrivata al limite della sopportazione. Qualcuno dovrà intervenire, ma ci arriveremo alla fine. “ Siamo costantemente confrontati con un sovraccarico di lavoro, di richieste extra per copertura turni. Ci sono le prove di tutto questo, basta guardare le tabelle degli orari. Siamo esausti a causa della mancata sostituzione degli operatori che sono assenti per malattie brevi o lunghe, infortuni, trasferimenti tra le sedi oppure... le dimissioni”. Già, perché la fuga di camici bianchi dalla struttura è quasi all’ordine del giorno: sono pressoché una decina le persone che hanno preferito dimettersi piuttosto che rimanere sotto il giogo del presunto mobbing. “ I turni del piano di lavoro – proseguono i dipendenti della Casa anziani – vengono spesso modificati senza preavviso dal coordinatore di reparto. Il più delle volte, direi sempre, senza chiedere al dipendente interessato se ha la disponibilità o meno. Inoltre, in molti casi non vengono nemmeno rispettati la percentuale d’impiego o i turni di riposo. Noi abbiamo un contratto che parla chiaro, perché non viene osservato? Chi deve darci una mano dov’è? Noi abbiamo anche paura, siamo alla deriva”.
 

Qui comando io
 

La mancanza di rispetto da parte dei superiori sembrerebbe un’abitudine. Le persone da noi sentite danno tutte la stessa versione: ci sono dei “padri padroni”. “ Molte volte, quando tentiamo di accennare che quella determinata situazione non funziona, la risposta è allucinante: “Qui comando io! Dovevi organizzarti prima”. Capite? Noi che diamo la vita per i nostri pazienti perché amiamo il nostro lavoro, veniamo trattati a pesci in faccia, proprio da chi dovrebbe avere un atteggiamento pacato e aperto con il personale, dato lo stretto contatto esistente. Ci domandiamo, e qui lo ribadiamo, come mai questi atteggiamenti vengano tollerati da parte della direzione”.
 

Dal reparto all’animazione

Oltre al cambio turno ci troviamo di fronte anche a cambi di mansione. “ Da alcune settimane ci è stato comunicato, con la solita metodologia, che dobbiamo organizzare anche dei momenti di animazioni sui vari piani.

Dovremmo dunque sostituirci agli animatori che operano all’interno della struttura. Questa richiesta, anch’essa chiaramente calata dall’alto e senza una chiara motivazione, non considera la realtà che si vive in reparto e nemmeno il carico di lavoro. Una situazione che genera ancora più senso di sconforto nel personale. Noi viviamo questa nuova richiesta come un modo per metterci in ulteriore difficoltà”.
 

Fuggi fuggi... generale
 

Il personale che si dimette sembra essere numeroso. “ Le dimissioni di tre coordinatori di reparto in pochi mesi e le continue dimissioni da parte del personale (anche neo-assunto) generano tante domande, anche tra i famigliari dei residenti e tra i degenti stessi”. Inoltre, sembrerebbe esserci una sorta di “nepotismo”, secondo le persone che ci stanno confidando quanto accade, all’interno delle loro strutture di cura. “ Abbiamo anche constatato un certo favoritismo, nemmeno poi così velato, nell’assegnare incarichi importanti a personale senza una formazione ma solo perché vicino ai “poteri forti”. Nessun collaboratore ticinese, tra l’altro, è stato contatto o scelto per le mansioni di rilievo. Abbiamo notato che le direttive della casa sono di libera interpretazione: si professa la leadership, ma quest’ultima non è applicata dai superiori”.
 

Il bene dei residenti

Le famiglie hanno aspettative importanti sulla presa a carico del proprio caro, ma spesso “ noi le deludiamo. Le lamentele da parte dei familiari sono associate alle condizioni nelle quali ci troviamo a lavorare. Errori, distrazioni e dimenticanze, nei confronti di quelle piccole attenzioni che fanno sentire bene la persona a carico, sono all’ordine del giorno. Ormai continuano a domandarci cosa sta succedendo, se qualcosa non va, o cosa è cambiato. Hanno notato soprattutto che il personale cambia di continuo e i parenti ora, come si suol dire, mormorano”.
 

La fine è vicina

Le persone che abbiamo di fronte concludono dicendo che “ al momento e in queste condizioni non siamo più in grado di offrire un approccio di cura di qualità, come descritto nei nostri manuali o nella nostra filosofia lavorativa. Continuiamo a lavorare lo stesso, ma arranchiamo. Siamo stufi di questa situazione, che va avanti da troppo tempo. Serve una gestione rispettosa dei residenti e dei curanti. Chiediamo un intervento da parte del Medico cantonale prima che succeda una tragedia”.
 

Il medico cantonale: risponde non rispondendo

Il dottor Merlani, il Medico Cantonale, ha in mano la lettera dei dipendenti della Casa anziani Leventinese. Per questo motivo ci siamo permessi di contattarlo, anche perché la situazione ci sembra critica. Gli ultimi fatti di cronaca non portano molto lustro sui ricoveri del nostro cantone. Ma, c’è un ma. Il dottor Merlani ha risposto così: “ Pur comprendendo i timori espressi dalle persone sentite, l’Ufficio del medico cantonale non può entrare pubblicamente nel dettaglio di segnalazioni che ci giungono, in quanto vi è un segreto professionale e medico che deve essere rispettato. In linea generale, le possiamo però confermare che tutte le segnalazioni che ci vengono inviate, anche quelle anonime, sono considerate, valutate e analizzate”. Dunque, speriamo che si faccia chiarezza al più presto.

*Edizione del 3.10.2021

 

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