BELLINZONA - La storia del rugby ticinese non è certamente gloriosa come quella dell’hockey, del calcio o del basket. Ma è caratterizzata da generosi e irriducibili tentativi di alcune società di far entrare questo sport nei cuori e nella mente della nostra gente. Un obiettivo ambizioso, che in pochi hanno saputo centrare, anche a costo di chiusure e nuove partenze (o ripartenze che dir si voglia). Forse che la palla ovale non interessa? Forse che i giovani la vedono come una disciplina di scarsa visibilità o attrattività? Probabilmente si tratta di una questione culturale. Del resto, i suoi valori come il rispetto e la disciplina sono unici, e ciò lo rende uno sport nobile e di difficile comprensione per chi fa del risultato ad ogni costo il punto di arrivo e basta. Il rugby, se proprio vogliamo, è accessibile a tutti: “Il potente sfonda, il piccolo s’infiltra, l’alto salta, il guizzante corre. In una squadra di rugby c’è posto per chiunque", scrisse il giornalista e scrittore Luciano Ravagnani.
E in fondo in queste parole c'è l'essenza del rugby, che anche in Ticino si vorrebbe portare ad alti livelli. In primis nella Capitale, dove dal 1973 esiste una società che ha provato con tutti i mezzi di sfondare ed è pure salita in Lega Nazionale A negli anni ‘80. Si tratta del Ticino Rugby, che nei giorni scorsi ha presentato la nuova squadra e i suoi programmi per il futuro, con uno slogan semplice ma che si spera efficace: “Chiunque sia interessato e voglia venire a provare deve solo presentarsi al campo, noi saremo più che lieti di accoglierlo nella grande famiglia del Ticino Rugby”.
Di tutto ciò abbiamo parlato con Luca Madonna, presidente del club nonché ex giocatore di grido di uno sport che in Svizzera non ha ancora pienamente attecchito. “I nostri obiettivi sono alquanto semplici: vogliamo dare continuità alla nostra società e formare nuovi giocatori. Quest’ultimo è più difficile perché nella regione o in Ticino non è semplice arruolare potenziali rugbisti. Anche se posso affermare che ora i giovani ci guardano con maggiore interesse. Insomma: qualcosa si muove. Di certo dovremo adoperarci affinché questo sport sia più capillare e toccare quelle aree in cui non è ancora completamente conosciuto”.
Presidente, cosa si aspetta dalla stagione appena iniziata?
Abbiamo tante idee in testa, vorremmo che tutti avessero il nostro entusiasmo. Ma siamo consapevoli che questo bellissimo sport non ha ancora i mezzi e le possibilità di altri. In questo momento vogliamo consolidare la