Che l’ala proveniente dal Lulea fosse un portento, lo si intuì sin dalle prime amichevoli: siamo in piena era Fischer. L’attuale coach della nazionale ha appena iniziato la sua personalissima rivoluzione.
Il feeling fra i due sembra solido e Klasen alla prima stagione a Lugano diventa idolo dei tifosi. In coppia con Pettersson dà spettacolo: segna e fa segnare. Ma la squadra si ferma ai quarti di finale dei playoff, eliminata dal rognoso Ginevra di un certo Mc Sorley. Nel 2015 la situazione si mette subito male: il Lugano precipita sul fondo e Fischer viene licenziato. Al suo posto arriva il tandem Shedden-Curcio e gli svedesi (c’è anche Martensson) cominciano a tirar fuori il meglio del loro repertorio. La squadra gira a mille e dopo aver eliminato Zugo e Ginevra (finalmente!) approda in finale. “Affrontammo il Berna da favoriti – dice Linus – ma in realtà eravamo in riserva: dopo aver vinto allo
sprint gara 1, cominciammo a sentire la fatica. Non a caso perdemmo le restanti 4 partite e gli Orsi furono campioni. Fu una tristezza unica, perché avevamo lavorato duro tutto l’anno per quell’obiettivo. Dopo gara 5 vidi alcuni miei compagni e anche dei tifosi piangere: mi si strinse il cuore, non avevo mai visto una cosa del genere”.
Pur fra alti e bassi, Linus continua a regalare magie: rigori spettacolari, reti assolutamente imprevedibili, assist al bacio: ma manca sempre il titolo. Nel 2018 ecco però presentarsi una seconda grande opportunità. Lugano in finale contro lo Zurigo. Ma Klasen non è nelle grazie del coach Greg Ireland, che predilige il gioco fisico. Spazio, perciò, a Maxime Lapierre e Jani Lajunen. “La finale la vidi dalla tribuna. Per me quella non era stata la miglior stagione, anche perché avevo riscontrato dei problemi fisici. Speravo in una chance in gara 7, visto che Lapierre era acciaccato. Non fu così ed assistetti, impotente, alla sconfitta dei miei compagni. Un’ altra delusione grandissima. Meno forte di quella di due anni prima. Forse perchè non avevo giocato…”.
Ma nel cuore dei tifosi Linus ci è ormai entrato da tempo e quando nel 2020 lascia il club qualcuno si chiede se era davvero giusto non rinnovargli il contratto.