AMBRÌ/LUGANO – 6 vittorie di fila: roba che ad Ambrì non si vedeva dal 2013. Solo così i leventinesi avrebbero potuto ancora sperare di qualificarsi ai pre playoff, recuperando un distacco ormai siderale dal Berna. Ci voleva un cambio di marcia, quel famoso click, dalle parti della Gottardo Arena per tentare l’impresa. Quell’inversione di tendenza si è manifestata, numeri alla mano, dall’arrivo di Juvonen tra i pali: il suo ingaggio, a inizio marzo, sembrava una mossa senza senso da parte della società e dello staff tecnico, vista la situazione economica e di classifica, ma alla fine un po’ tutti dovremmo recitare il mea culpa. Da quel momento l’Ambrì ha svoltato, è sbocciato, mettendo in fila sei vittorie consecutive (tra cui i due scontri diretti col Berna) fino al roboante 6-2 rifilato ieri al Rapperswil che, grazie al contemporaneo ennesimo KO degli Orsi, è significato sorpasso in classifica.
I biancoblù arrivano al best-of-3 col Losanna col vento in poppa, carichi, grintosi, con la sfrontataggine di chi non ha nulla da perdere, un po’ come il Rapperswil lo scorso anno. C’è da dire che il Berna nell’ultimo mese, ancora di più che nel resto della stagione, è stato evanescente, timoroso e frastornato, tanto da favorire la rimonta di un Ambrì capace di sfruttare anche alcune lacune mentali di determinate formazioni già concentrate sui playoff piuttosto che sul finale di regular season. I vodesi, invece, sono e saranno di tutt’altra pasta: solidi dietro e con buoni stranieri in avanti. Certo, il Losanna non è più quello della scorsa stagione, quando ad esempio poteva contare sui colpi di Malgin, e quindi la truppa di Cereda, carica a pallettoni, ha tutto il diritto e il dovere di provarci, sfruttando il vento a favore.
Dall’altra parte del Cantone, c’è un Lugano che, capita la situazione e avendo perso ormai il treno per qualificarsi direttamente per i playoff, ha preferito tirare un po’ il fiato nelle ultime uscite, ma che dovrà confrontarsi con più di un problema in vista di gara-1 di venerdì. Il primo problema si chiama Ginevra: a Les Vernets le Aquile non perdono da 15 partite consecutive e per imporsi in questo best-of-3 servirà una squadra formato 2016, quella capace di imporsi nella città di Calvino in ben tre occasioni, prima di chiudere la contesa il Lunedì dell’Angelo col rigore di Furrer (si trattava di una semifinale di playoff). L’altro problema risponde alla situazione infortunati.
Se Schlegel sta provando a recuperare in tempo per difendere la gabbia luganese in questo decisivo snodo della stagione (stagione in cui il Lugano ha dovuto fare a meno del suo portiere titolare per ben 4 mesi, una situazione davvero incredibile), si registra sicuramente il forfait di Walker che si è fratturato la tibia. Nella serata di ieri il primo brivido è corso sulla schiena dello staff bianconero quando Arcobello ha riportato un problema alla caviglia: allarme rientrato, visto che il Top Scorer è poi tornato sul ghiaccio firmando l’unica rete luganese a Bienne. È anche vero che McSorley ha rinunciato a Jospehs, Müller, Riva e Bertaggia, mentre Herburger ha abbandonato la contesa dopo uno scontro involontario con Vedova e che Markkanen ha subìto un colpo alla schiena che gli ha fatto alzare bandiera bianca.
Insomma, più che le Aquile, dalle parti della Cornèr Arena il vero problema è un’infermeria che, su tutto l’arco della stagione (basti pensare a ottobre, quando il Lugano ha perso il treno playoff causa una serie infinita di problemi fisici), non si è mai svuotata del tutto e che non si svuoterà prima dell’inizio della prossima stagione. Tutto questo, alla fine, spiega fino a un certo punto un campionato decisamente deficitario fin qui, nel quale Boedker non segna da 30 partite: col nono posto finale, fino a due anni fa, i bianconeri sarebbero stati già in vacanza, o quantomeno avrebbero dovuto disputare i playout… head coach, in passato, avrebbero già pagato le dovute conseguenze per una stagione del genere…