Certamente. Lugano è la “mia” città e da sportiva sono tifosa di tutte le società che la rappresentano. Sono molto felice per il FC Lugano che, finalmente, dopo tanti anni difficili ha potuto gioire. Questa Coppa è sicuramente anche di Angelo Renzetti. Non dimentichiamoci che senza di lui non sarebbe stato possibile raggiungere questo obiettivo.
Dopo tanti anni, il calcio bianconero è tornato alla ribalta! E le prospettive per il suo futuro sembrano promettenti. In qualche modo non teme che ciò possa togliervi tifosi e portare il FCL ad essere il primo club della città?
Non ho mai vissuto il FC Lugano come un rivale, bensì come un compagno di viaggio. Siamo vicini di casa, ci rispettiamo e sosteniamo a vicenda. Il FC Lugano ha la fortuna di poter contare in certi momenti storici su un intero Cantone, noi dell’hockey siamo due grandi realtà ticinesi che si dividono la tifoseria, ma sono sicura che il Ticino sportivo troverà il modo di seguire e sostenere tutti. Dopo anni difficili la gente (soprattutto noi latini) ha bisogno di emozioni e di buttare fuori tutto quanto ha tenuto dentro in questi anni di pandemia.
Lei è sempre ottimista, anche quando le cose non vanno benissimo: in questo momento qual è il suo stato d’animo sull’HCL?
Sono tranquilla e motivata a fare del nostro meglio ogni giorno. Abbiamo davanti a noi delle sfide importanti, sul piano sportivo ma anche sul piano delle infrastrutture e del coinvolgimento dei tifosi. A partire dal 25 maggio, ad esempio, saremo presenti a Lugano Marittima dove speriamo di incontrare tanti nostri tifosi e simpatizzanti. A livello tecnico, lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso con McSorley e intendiamo proseguirlo con tenacia.
Nell’ultima stagione c’è stato un calo di pubblico alla Corner Arena. Secondo lei a cosa è dovuto?
Prima della pandemia avevamo raggiunto il record assoluto di 5'200 tessere. Poi non abbiamo potuto finire la stagione, tanto è vero che non era stato assegnato nemmeno il titolo di campione svizzero. La stagione dopo l’abbiamo vissuta completamente senza pubblico e l’ultimo è stato un campionato in cui c’erano ancora tantissime restrizioni e la gente aveva comunque paura. Come praticamente tutti gli altri club, abbiamo avuto molti più abbonati delle persone effettivamente in pista. Questo mi lascia ben sperare per questa stagione.
Dalle colonne di Lugano Hockey ha mandato un messaggio a tutti i tifosi: abbiamo bisogno di voi. Chiaro e inequivocabile.
Assolutamente, abbiamo bisogno di loro. E qui mi riferisco sia all’aspetto finanziario, sia alle emozioni da condividere in pista con gli amici e i parenti. Nelle ultime stagioni, per i motivi citati, con la diminuzione del pubblico abbiamo avuto ricavi inferiori al passato. Questo ovviamente influisce sul budget. A livello di emozioni, l’hockey è lo sport che sa regalare quelle più grandi. Uno sport veloce e imprevedibile. Uno sport che davvero sino alla sirena finale non ti permette mai di abbassare la guardia. Quando entri sul ghiaccio e hai una cornice degna, la stessa sa darti quella spinta in più. Quella spinta che tutti noi abbiamo bisogno. E quella spinta che a Lugano ha sempre saputo fare la differenza. Abbiamo anche una nuova tifoseria organizzata in Curva Nord che ha saputo farsi sentire e trasmettere entusiasmo.
Il
Dopo tanti anni, il calcio bianconero è tornato alla ribalta! E le prospettive per il suo futuro sembrano promettenti. In qualche modo non teme che ciò possa togliervi tifosi e portare il FCL ad essere il primo club della città?
Non ho mai vissuto il FC Lugano come un rivale, bensì come un compagno di viaggio. Siamo vicini di casa, ci rispettiamo e sosteniamo a vicenda. Il FC Lugano ha la fortuna di poter contare in certi momenti storici su un intero Cantone, noi dell’hockey siamo due grandi realtà ticinesi che si dividono la tifoseria, ma sono sicura che il Ticino sportivo troverà il modo di seguire e sostenere tutti. Dopo anni difficili la gente (soprattutto noi latini) ha bisogno di emozioni e di buttare fuori tutto quanto ha tenuto dentro in questi anni di pandemia.
Lei è sempre ottimista, anche quando le cose non vanno benissimo: in questo momento qual è il suo stato d’animo sull’HCL?
Sono tranquilla e motivata a fare del nostro meglio ogni giorno. Abbiamo davanti a noi delle sfide importanti, sul piano sportivo ma anche sul piano delle infrastrutture e del coinvolgimento dei tifosi. A partire dal 25 maggio, ad esempio, saremo presenti a Lugano Marittima dove speriamo di incontrare tanti nostri tifosi e simpatizzanti. A livello tecnico, lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso con McSorley e intendiamo proseguirlo con tenacia.
Nell’ultima stagione c’è stato un calo di pubblico alla Corner Arena. Secondo lei a cosa è dovuto?
Prima della pandemia avevamo raggiunto il record assoluto di 5'200 tessere. Poi non abbiamo potuto finire la stagione, tanto è vero che non era stato assegnato nemmeno il titolo di campione svizzero. La stagione dopo l’abbiamo vissuta completamente senza pubblico e l’ultimo è stato un campionato in cui c’erano ancora tantissime restrizioni e la gente aveva comunque paura. Come praticamente tutti gli altri club, abbiamo avuto molti più abbonati delle persone effettivamente in pista. Questo mi lascia ben sperare per questa stagione.
Dalle colonne di Lugano Hockey ha mandato un messaggio a tutti i tifosi: abbiamo bisogno di voi. Chiaro e inequivocabile.
Assolutamente, abbiamo bisogno di loro. E qui mi riferisco sia all’aspetto finanziario, sia alle emozioni da condividere in pista con gli amici e i parenti. Nelle ultime stagioni, per i motivi citati, con la diminuzione del pubblico abbiamo avuto ricavi inferiori al passato. Questo ovviamente influisce sul budget. A livello di emozioni, l’hockey è lo sport che sa regalare quelle più grandi. Uno sport veloce e imprevedibile. Uno sport che davvero sino alla sirena finale non ti permette mai di abbassare la guardia. Quando entri sul ghiaccio e hai una cornice degna, la stessa sa darti quella spinta in più. Quella spinta che tutti noi abbiamo bisogno. E quella spinta che a Lugano ha sempre saputo fare la differenza. Abbiamo anche una nuova tifoseria organizzata in Curva Nord che ha saputo farsi sentire e trasmettere entusiasmo.
Il
fatto che il Lugano non vinca più un titolo dal 2006 potrebbe essere un motivo di disaffezione?
È vero, non vinciamo dal 2006, ma ricordiamoci che abbiamo sfiorato il titolo nel 2018 e che ci sono club che nella storia non hanno mai vinto (vedi il blasonato Friborgo) nonostante investimentiimportanti. Nel 2016 e nel 2018 abbiamo disputatodue finali e, credetemi, nello sport moderno nulla è scontato! Per trionfare tutti i tasselli del puzzle devono incastrarsi alla perfezione. Certo, i risultati spingono il pubblico a venire alla pista (soprattutto a Lugano), tocca a noi lavorare ancora più sodo per creare passione ed emozioni.
È vero, non vinciamo dal 2006, ma ricordiamoci che abbiamo sfiorato il titolo nel 2018 e che ci sono club che nella storia non hanno mai vinto (vedi il blasonato Friborgo) nonostante investimentiimportanti. Nel 2016 e nel 2018 abbiamo disputatodue finali e, credetemi, nello sport moderno nulla è scontato! Per trionfare tutti i tasselli del puzzle devono incastrarsi alla perfezione. Certo, i risultati spingono il pubblico a venire alla pista (soprattutto a Lugano), tocca a noi lavorare ancora più sodo per creare passione ed emozioni.
È soddisfatta del lavoro svolto sinora da Domenichelli e McSorley?
Sì, sono soddisfatta. Non è stata una stagione facile, anche perché era la prima di una nuova era, ma il lavoro svolto è stato importante e ora vogliamo dare continuità, portando a Lugano giocatori di qualità che possano aiutare la squadra a fare un ulteriore passo in avanti.
In questo momento Zugo, Zurigo, Berna, Losanna, Friborgo e Bienne stanno facendo grandi investimenti e il Lugano non può contare sulle stesse risorse finanziarie e su una pista moderna. Significa che il club bianconero ha abbandonato il suo status di società guida del nostro hockey?
Per il Ticino poter competere con le grandi realtà della Svizzera interna o della Svizzera francese è diventato difficile. Essere una grande potenza non garantisce comunque la vittoria finale. Guardiamo lo Zurigo che ha nettamente il budget più alto della National League ma, pur vincendo 3-0 nella serie, è stato rimontato dallo Zugo. Noi siamo consapevoli di avere dei limiti, ma restiamo ambiziosi. Tra le nostre armi ci dev’essere sicuramente anche l’affetto della Città e del nostro pubblico.
La squadra juniores Under 20 ha fatto bene, conquistando la finale dei playoff. Luca Gianinazzi in futuro potrebbe diventare coach della prima squadra?
Luca è sicuramente una persona importante nella nostra società e siamo tutti consci del suo valore. Come tutti noi, deve avere il tempo di crescere e già quest’anno ruoterà ancora di più attorno allo staff della prima squadra.
Due parole su Alessandro Chiesa, che ha lasciato la competizioni dopo tanti anni di onorata carriera.
Ale è una persona di grande valore. Rispecchia la nostra mentalità e averlo ancora nella nostra organizzazione è sicuramente un plus. Sono sicura che per i nostri giovani sarà un importante valore aggiunto. L’Alessandro giocatore lo abbiamo conosciuto tutti e mi mancherà per la sua grinta, per il suo dare tutto per la maglia e anche per le sue espressioni sul ghiaccio, che più volte mi hanno strappato un sorriso.
Questione pista, infine: a quando i lavori di ammodernamento?
Spero il più presto possibile. Lugano come città merita il meglio. Ad oggi siamo tra le piste meno funzionali della lega e questo non fa bene a nessuno. Non fa bene alla città come immagine; non fa bene al pubblico che paga una tessera o un biglietto per un’infrastruttura vetusta e non fa bene a noi perché i giocatori scelgono un club anche per quello che offre il luogo dove ci si allena e si gioca. Questo per noi sarà un punto chiave in previsione del futuro.
MAURO ANTONINI