Il predicatore islamico che in un sermone auspicava la distruzione dei seguaci delle altre religioni è stato condannato a una pena detentiva sospesa e all'espulsione dalla Svizzera per i suoi propositi e per aver abusato dell'assistenza sociale. Può tuttavia ancora ricorrere in appello contro questa sentenza.
A sua difesa, il predicatore ha criticato il fatto che sia stato esaminato solo uno dei suoi sermoni, con passaggi estrapolati dal contesto. L'imam ha affermato che le sue citazioni in arabo sono state tradotte male: "Non ho mai detto questo. Il traduttore è un bugiardo", ha affermato durante il processo.
Oltre al sermone che gli è valso una condanna per discriminazione razziale è stato accusato di aver ricevuto illegalmente circa 45'000 franchi di assistenza sociale dal comune di Nidau, senza dichiarare né reddito né patrimonio.
Di nazionalità libica, l'uomo vive attualmente in Svizzera con un permesso C. Le autorità federali gli avevano revocato lo status di rifugiato nel 2017 dopo che si era recato ripetutamente in Libia, un Paese attualmente in preda alla guerra civile, dove vivono una delle sue figlie, due fratelli e una sorella.
L'imam ha dichiarato di non poter prevedere un ritorno sostenibile in Libia, dove sarebbe esposto all'ira dei sostenitori dell'ex leader Muammar Gheddafi. Durante il suo ultimo viaggio nella capitale Tripoli, ha raccontato, il passaporto gli è stato talvolta ritirato.