Con una lettera indirizzata alle autorità del canton Berna e al comune bernese di Burgdorf dove alloggiano, un centinaio di cittadini ucraini accolti in Svizzera denunciano le condizioni in cui devono vivere da quando hanno lasciato il loro paese. La fonte principale del loro malcontento è la società ORS, che si occupa dell'alloggio e dell'assistenza dei richiedenti l'asilo in parte del canton Argovia, nell'Emmental e in molte altre regioni e comuni della Svizzera. Con decine di centri di accoglienza per richiedenti asilo, è il più grande operatore privato nel settore dell'asilo e da diversi anni è al centro di polemiche e critiche per il suo operato.
Definendo la sua permanenza in Svizzera un "incubo" una 59enne interpellata dal Blick racconta di alloggiare in un edificio che sta per essere demolito alla periferia della città di Berna, insieme ad altri 300 rifugiati ucraini. L'edificio è stato convertito in alloggi collettivi ma presto sarà demolito per far posto a un nuovo edificio.
Per quindici giorni la donna ha visitato l'ufficio della ORS. Ogni giorno ha cercato invano di ottenere risposte alle tante domande che lei e i suoi compatrioti si pongono sulla loro permanenza nel canton Berna e il loro futuro. Senza mai ricevere una risposta.
Un'altra e suo marito racconta di vivere in un appartamento fatiscente da diversi mesi. Vivono al piano superiore di un edificio malandato, in un piccolo appartamento di tre stanze. Insieme ad altri quattro ucraini. "Abbiamo bisogno di aiuto", afferma la donna, avvocato che proviene Kharkov, nell'Ucraina orientale.
"In quasi tre mesi, l'assistente sociale ci ha visto solo una volta", lamentano gli ucraini nella lettera indirizzata alle autorità bernesi. Un padre chiede dalla fine di maggio un aiuto finanziario per il figlio, affetto da una malattia renale, per acquistare cibo per lui, senza successo. Anche una madre di sei figli, tra cui una figlia di 10 anni che deve andare dal dentista, è in attesa da un mese e mezzo. "Ci dicono solo che deve prendere degli antidolorifici", dice Nataliia Sobchuk.
Anche Oksana Bolhova e suo marito Robirto hanno problemi finanziari. Quest'ultimo ha trovato un lavoro come operaio specializzato presso un fornitore di bevande. Dei 2'740 franchi guadagnati a maggio, ne può ricevere 414,35 perchè il resto viene detratto dal cantone per coprire le spese di asilo. Non è molto, anche se è comunque più del massimo di 382 franchi al mese con cui devono vivere gli altri ucraini senza lavoro. Ma luglio si avvicina e Robirto non ha ancora ricevuto un solo franco del suo stipendio.
Interpellata dal Blick, la ORS si giustifica con le tantissime persone che deve gestire e chiede pazienza. "I rifugiati che vengono presi in carico da ORS possono contattare il personale in qualsiasi momento e ricevere le informazioni necessarie". Inoltre, delle lettere informative sono state inviate "ripetutamente e regolarmente". Tuttavia, Oksana Bolhova sostiene che queste lettere sono rare e non rispondono a molte delle sue domande.
ORS afferma di cercare di fornire "informazioni e spiegazioni tempestive". Tuttavia, a causa del "gran numero di rifugiati provenienti dall'Ucraina", potrebbero esserci "ritardi".
Nel caso del marito di Oksana Bolhova, le esigenze di base sono state coperte "in tempo", afferma l'azienda. Tuttavia, l'importo versato è pari ad appena due terzi di quello a cui la coppia ha diritto. Secondo l'ORS, il pagamento della quota di stipendio a cui hanno diritto avviene "di solito con un po' di ritardo", in quanto devono aspettare la busta paga e ricalcolare l'importo a cui hanno diritto. Uno specialista intervistato dal Blick, tuttavia, ha definito "bizzarro" un ritardo così lungo.
Per quanto riguarda le visite mediche, ORS nega ogni responsabilità. I fascicoli vengono trasmessi ai servizi competenti, che decidono il grado di urgenza di ciascun caso.
Le autorità cantonali, da parte loro, assicurano che si stanno occupando del caso ma che è ancora troppo presto per trarre conclusioni.
Da marzo, il canton Berna ha visto arrivare un numero di rifugiati pari a quello di tre o quattro anni fa. Inoltre, gli ucraini hanno aspettative più elevate nei confronti dello Stato rispetto agli altri rifugiati, sostengono le autorità cantonali.
Definendo la sua permanenza in Svizzera un "incubo" una 59enne interpellata dal Blick racconta di alloggiare in un edificio che sta per essere demolito alla periferia della città di Berna, insieme ad altri 300 rifugiati ucraini. L'edificio è stato convertito in alloggi collettivi ma presto sarà demolito per far posto a un nuovo edificio.
Per quindici giorni la donna ha visitato l'ufficio della ORS. Ogni giorno ha cercato invano di ottenere risposte alle tante domande che lei e i suoi compatrioti si pongono sulla loro permanenza nel canton Berna e il loro futuro. Senza mai ricevere una risposta.
Un'altra e suo marito racconta di vivere in un appartamento fatiscente da diversi mesi. Vivono al piano superiore di un edificio malandato, in un piccolo appartamento di tre stanze. Insieme ad altri quattro ucraini. "Abbiamo bisogno di aiuto", afferma la donna, avvocato che proviene Kharkov, nell'Ucraina orientale.
"In quasi tre mesi, l'assistente sociale ci ha visto solo una volta", lamentano gli ucraini nella lettera indirizzata alle autorità bernesi. Un padre chiede dalla fine di maggio un aiuto finanziario per il figlio, affetto da una malattia renale, per acquistare cibo per lui, senza successo. Anche una madre di sei figli, tra cui una figlia di 10 anni che deve andare dal dentista, è in attesa da un mese e mezzo. "Ci dicono solo che deve prendere degli antidolorifici", dice Nataliia Sobchuk.
Anche Oksana Bolhova e suo marito Robirto hanno problemi finanziari. Quest'ultimo ha trovato un lavoro come operaio specializzato presso un fornitore di bevande. Dei 2'740 franchi guadagnati a maggio, ne può ricevere 414,35 perchè il resto viene detratto dal cantone per coprire le spese di asilo. Non è molto, anche se è comunque più del massimo di 382 franchi al mese con cui devono vivere gli altri ucraini senza lavoro. Ma luglio si avvicina e Robirto non ha ancora ricevuto un solo franco del suo stipendio.
Interpellata dal Blick, la ORS si giustifica con le tantissime persone che deve gestire e chiede pazienza. "I rifugiati che vengono presi in carico da ORS possono contattare il personale in qualsiasi momento e ricevere le informazioni necessarie". Inoltre, delle lettere informative sono state inviate "ripetutamente e regolarmente". Tuttavia, Oksana Bolhova sostiene che queste lettere sono rare e non rispondono a molte delle sue domande.
ORS afferma di cercare di fornire "informazioni e spiegazioni tempestive". Tuttavia, a causa del "gran numero di rifugiati provenienti dall'Ucraina", potrebbero esserci "ritardi".
Nel caso del marito di Oksana Bolhova, le esigenze di base sono state coperte "in tempo", afferma l'azienda. Tuttavia, l'importo versato è pari ad appena due terzi di quello a cui la coppia ha diritto. Secondo l'ORS, il pagamento della quota di stipendio a cui hanno diritto avviene "di solito con un po' di ritardo", in quanto devono aspettare la busta paga e ricalcolare l'importo a cui hanno diritto. Uno specialista intervistato dal Blick, tuttavia, ha definito "bizzarro" un ritardo così lungo.
Per quanto riguarda le visite mediche, ORS nega ogni responsabilità. I fascicoli vengono trasmessi ai servizi competenti, che decidono il grado di urgenza di ciascun caso.
Le autorità cantonali, da parte loro, assicurano che si stanno occupando del caso ma che è ancora troppo presto per trarre conclusioni.
Da marzo, il canton Berna ha visto arrivare un numero di rifugiati pari a quello di tre o quattro anni fa. Inoltre, gli ucraini hanno aspettative più elevate nei confronti dello Stato rispetto agli altri rifugiati, sostengono le autorità cantonali.