FAVORITO – Stefano Garzelli, ex corridore nonché opinionista TV, non ha usato mezzi termini sul nome del favorito: “C’è il forte rischio che il Tour dopo una settimana sia già deciso. Tadej Pogacar è fortissimo, e solo l’imponderabile potrebbe batterlo”. Parole forti, magari anche esagerate ma la sostanza da ragione all’ex vincitore del Giro d’Italia: lo sloveno va forte su ogni terreno: a cronometro, in salita, in pianura, sui muri e sul pavé. Ha già vinto due volte la Grande Boucle (la prima a soli 21 anni) e vuol firmare il tris per entrare nel club dei grandi.
CLUB ESCLUSIVO - E fra coloro che hanno vinto tre volte di fila il Tour ci sono Louison Bobet ( 1953, 1954, 1955), Jacques Anquetil (1961, 1962, 1963), Eddy Merckx (1969, 1970 e 1971), Miguelon Indurain (1991, 1992, 1993) e Chris Froome in tempi più recenti (2015, 2016 e 2017). Un club esclusivo, nel quale lo sloveno potrà accedere solo se riuscirà a sconfiggere i suoi rivali più accreditati. I nomi? Roglic, Vingegaard, Thomas, Quintana, Adam Yates e la rivelazione dello scorso anno O’Connor (giunse quarto).
DERBY SLOVENO – Sarà soprattutto il tandem della Jumbo Visma, composto da Primoz Roglic e Jonas Vingegaard, a cercare di evitare il tris del Fenomeno. In particolare lo sloveno, diviso da una sana e sentitissima rivalità dal giovane Tadej. I due non si amano di certo ma esiste fra di loro un profondo rispetto. E questo non può che giovare al ciclismo e allo spettacolo. E allora aspettiamoci un duello serrato, un derby dei Balcani infuocato. Con il danese Vingegaard pronto a sostituire Roglic, se quest’ultimo non dovesse riuscire a tenere il ritmo di Pogacar.
TRACCIATO DURO – Molte salite, tanta sofferenza. Anche il percorso del Tour numero 109 si presenta difficile e rognoso: quest’anno ritrova la salita regina, l’Alpe d’Huez, che celebra il 70esimo dalla sua prima ascensione (1952, vinse Fausto Coppi). Ma avremo anche la Planches des Belles Filles alla settima frazione, il Col du Granon all’undicesima, l’ascesa a
Peyragudes alla diciassettesima, la temibile salita ad Hautacam il giorno dopo e il gran finale a Rocamadour (cronometro di 40 km) nella penultima frazione. Uno strappo che potrebbe far saltare il banco.
PARIGI-ROUBAIX - Si torna a parlare di pavè, si torna a parlare della foresta di Arenberg (anche se l’arrivo sarà posto in una altra zona) e quindi della classica Parigi-Roubaix, “rivisitata” dal Tour. Si passerà insomma dal terribile ciottolato, come nel 2018 ma soprattutto come nel 2014 quando Vincenzo Nibali si prese la maglia gialla che portò sino ai Campi Elisi. Per Van Art una buona occasione per dinamitare la corsa e mettere in difficoltà Pogacar e gli altri favoriti. Occhio anche al britannico Pidcock.
IN SVIZZERA - Il Tour de France si è ricordato anche della Svizzera, terra di ciclismo. L’8 e il 9 luglio Losanna e Chatel ospiteranno due arrivi di tappa. In particolare: la seconda frazione sembra alquanto impegnativa, con una salita tutta da scoprire. La capitale vodese era già stata sede di arrivo della Grande Boucle 5 volte: 1948, 1949, 1952, 1978 e nel 2000.
MARC HIRSCHI – Alla fine ci sarà anche lui: il bernese è stato infatti richiamato in fretta e furia dalla UA Emirates per sostituire l'italiano Matteo Trentin positivo al coronavirus. Il 23enne elvetico, che aveva dovuto abbandonare il Tour de Suisse proprio per il Covid 19, inizialmente non era stato selezionato. Al via, oltre al pupillo di Fabian Cancellara, a Copenhagen c’erano anche altri tre corridori svizzeri: Stefan Bissegger, Stefan Küng e Silvan Dillier, tutti in grado, a modo loro, di puntare ad un successo di tappa. Ricordiamo infine le defezioni di Alaphilippe, idolo locale, e Cavendish.
MDD
PARIGI-ROUBAIX - Si torna a parlare di pavè, si torna a parlare della foresta di Arenberg (anche se l’arrivo sarà posto in una altra zona) e quindi della classica Parigi-Roubaix, “rivisitata” dal Tour. Si passerà insomma dal terribile ciottolato, come nel 2018 ma soprattutto come nel 2014 quando Vincenzo Nibali si prese la maglia gialla che portò sino ai Campi Elisi. Per Van Art una buona occasione per dinamitare la corsa e mettere in difficoltà Pogacar e gli altri favoriti. Occhio anche al britannico Pidcock.
IN SVIZZERA - Il Tour de France si è ricordato anche della Svizzera, terra di ciclismo. L’8 e il 9 luglio Losanna e Chatel ospiteranno due arrivi di tappa. In particolare: la seconda frazione sembra alquanto impegnativa, con una salita tutta da scoprire. La capitale vodese era già stata sede di arrivo della Grande Boucle 5 volte: 1948, 1949, 1952, 1978 e nel 2000.
MARC HIRSCHI – Alla fine ci sarà anche lui: il bernese è stato infatti richiamato in fretta e furia dalla UA Emirates per sostituire l'italiano Matteo Trentin positivo al coronavirus. Il 23enne elvetico, che aveva dovuto abbandonare il Tour de Suisse proprio per il Covid 19, inizialmente non era stato selezionato. Al via, oltre al pupillo di Fabian Cancellara, a Copenhagen c’erano anche altri tre corridori svizzeri: Stefan Bissegger, Stefan Küng e Silvan Dillier, tutti in grado, a modo loro, di puntare ad un successo di tappa. Ricordiamo infine le defezioni di Alaphilippe, idolo locale, e Cavendish.
MDD