Sport, 10 novembre 2022

“Ora tocca al nostro governo sostenere le Grand Départ”

Fabrizio Cieslakiewicz parla del progetto che vuol portare il Tour in Ticino

BELLINZONA - Il Tour de France potrebbe partire dal Canton Ticino. Le possibilità ci sono, anche se ora la palla passa alla politica e in particolare al nostro Consiglio di Stato che dovrà analizzare il dossier che gli presenteranno i promotori e, se possibile, approvarlo. A questo punto il direttore della Grande Boucle Christian Prudhomme prenderà una decisione. Si presume che entro gennaio o febbraio dovrebbe arrivare una risposta. Che naturalmente tutti si aspettano positiva, in primis Fabrizio Cieslakiewicz, presidente di Banca Stato, ispiratore di questa operazione, nata quasi per caso durante la conferenza stampa della tappa ticinese del Tour de Suisse della scorso mese di giugno. Quel giorno buttò il classico sasso nello stagno: “Perché non un Mondiale a Bellinzona?”. Poi lo scenario è cambiato e grazie al suggerimento dell’ex corridore e collega Antonio Ferretti, si è deciso di puntare sul Grand Départ del Tour. Possibilmente per il 2017. 


Fabrizio Cieslakiewicz: dall’idea di organizzare un Mondiale a Bellinzona, da lei lanciata, siete passati alla tre giorni del Tour de France, le Grand Départ. Cosa vi ha fatto cambiare indirizzo? 
Il cambiamento è stato dettato da due fattori: i costi e il ritorno d’immagine. Lo scopo iniziale era proprio quello di fungere da cassa di risonanza mondiale per il Ticino dal punto di vista ciclistico e paesaggistico. Il Tour de France è una delle manifestazioni più seguite a livello planetario dopo le Olimpiadi estive e i Mondiali di calcio. Se si rivela impensabile che il nostro Cantone ospiti un Mondiale di calcio o un’Olimpiade è per contro possibile pensare a portare il Tour de France in Ticino: sarebbe una formidabile occasione per promuovere il nostro territorio in tutte le sue bellezze e sfaccettature. Il Grand Départ è un momento molto ambito e la miriade di richieste che ricevono gli organizzatori ne testimoniano l’importanza. 


Quali sono i passi che state compiendo per portare avanti la vostra candidatura? 
Stiamo allestendo un dossier che vorremmo presentare al Consiglio di Stato ticinese per sondare il supporto morale e finanziario del mondo istituzionale. Il passo successivo sarà quello di coinvolgere anche la Confederazione e, una volta assicurati i sostegni necessari, preparare il dossier di candidatura ufficiale al Tour. 


Nel dossier cosa ci sarà?
Gli organizzatori francesi aspettano da noi il dossier di candidatura ufficiale con le garanzie del caso ed un progetto che riesca a coinvolgere tutto il Ticino ed addirittura la Svizzera. In seguito attenderemo pazientemente la loro decisione. 


Lei ha già parlato con Christian Prudhomme, direttore del Tour? 
L’ex corridore e giornalista ticinese Antonio Ferretti conosce molto bene Prudhomme ed è proprio grazie a lui che siamo riusciti ad avere i primi contatti con gli organizzatori.


In che anno dovrebbe giungere il Tour in Ticino? 
Stiamo parlando del 2027. Ma tutto deve quadrare e occorre presentare un progetto serio e in cui tutto il paese crede. 


Avete già una bozza dei tracciati? Ci sarà anche una cronometro? 
I tracciati sono stati per il momento pensati da Antonio Ferretti e mirano a coinvolgere tutte le regioni del Canton Ticino. Innanzitutto dobbiamo assicurarci le Gran Départ e poi penseremo in modo definitivo al percorso. Ci potrà essere anche una cronometro. 


Potreste coinvolgere anche i Grigioni o il Vallese in questa operazione?
Proprio per il fatto che dev’essere un progetto di valenza regionale e nazionale sarebbe opportuno riuscire a coinvolgere anche un altro Cantone. Vista la vicinanza con la Francia il Vallese potrebbe essere la regione con le maggiori possibilità in tal senso.


Bellinzona sarà ancora al centro del progetto? 
Siccome l’intenzione è di coinvolgere tutto il Ticino i centri di Bellinzona, Lugano, Locarno e Mendrisio avranno un ruolo; il tutto dovrà poi naturalmente essere definito e perfezionato con gli organizzatori. 


Quali enti, associazioni o gruppi sportivi parteciperanno a questa iniziativa? 
Credo che innanzitutto occorra convincere il mondo politico che si tratta di un evento unico per pubblicizzare la nostra regione e la Svizzera. Poi toccherà alla macchina organizzativa mettersi in moto e sarà tutto il paese a dover partecipare alla riuscita. Pensiamo ad esempio all’ultimo Grand Départ, che si è svolto in Danimarca: è stato un successo di pubblico che ha coinvolto l’intera nazione. A sostenere il progetto vi erano in prima fila addirittura i reali di Danimarca. 


Quali sarebbero i ritorni economici e di visibilità?
Una volta che sarà pronto il documento da mostrare al Consiglio di Stato sarà nostra premura far conoscere i dati in termini di ritorni economici e visibilità. Ma ricordo che parliamo pur sempre del terzo evento sportivo più seguito al mondo. In conclusione, sono convinto che il Gran Départ sia un’opportunità unica per il nostro Cantone. La portata di eventi di questo calibro va ben al di là della loro natura sportiva, e sarà nostro compito dimostrare che i costi finanziari che ne derivano vanno piuttosto percepiti come investimenti capaci di fornire per anni linfa vitale non solo al turismo ticinese ma a tutta l’economia cantonale. Convincersi di tale aspetto significherà che siamo un Cantone vivo, pronto cogliere grandi sfide e anche grandi opportunità . Naturalmente, se ciò non dovesse avvenire sarà stato per tutti noi un bel sogno che si concluderà senza rancori né rimpianti.

MAURO ANTONINI

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