Di tempo ne è poi passato e i nostri incontri si sono intensificati per ragioni professionali. Quasi sempre alla Resega. Un cenno col capo, un saluto e qualche volta due parole. La vita e gli anni corrono via, e dopo la fine della sua presidenza, ci perdemmo di vista. Sin quando nel 2002, a fine maggio, ci incontrammo quasi per caso vicino a Piazza Riforma. Lui sempre in forma, carismatico, empatico: scambiammo due parole e mi chiese dell’ ex collega di scuola, mio padre. Io, commosso, tardai un attimo a rispondergli, perché mio papà era morto due giorni prima e Geo non lo sapeva. Quando glieli dissi mi abbraccìo e si scusò. “Fai le condoglianze anche a tua mamma”.
A tanti anni di distanza mi emoziono ancora se ripenso a quelle parole. Ma torniamo al presente: il presidente nei giorni scorsi ha compiuto 95 anni, un traguardo bellissimo. “Penso che lo sport ticinese gli debba molto. Visionario, rivoluzionario (assieme a John Slettvoll) ha cambiato il nostro hockey” ha detto tempo fa l’ex DS Fausto Senni. E, aggiungiamo noi, ha vinto le invidie e le gelosie di chi non ha capito (o voluto capire) la grandezza del suo impegno e della sua passione, nata cammin facendo.
LE FRASI CELEBRI
Qui sotto pubblichiamo alcune frasi celebri pronunciate dal presidentissimo Geo Mantegazza:
L’inizio
“Quando ho preso in mano il Lugano, mi sono reso conto che si poteva dare e fare di più. Il club era messo
Qui sotto pubblichiamo alcune frasi celebri pronunciate dal presidentissimo Geo Mantegazza:
L’inizio
“Quando ho preso in mano il Lugano, mi sono reso conto che si poteva dare e fare di più. Il club era messo
male e si trattava di salvare la baracca. Ho dato un colpo di mano e poi mi sono entusiasmato.
Ce l’abbiamo messa tutta. E dopo un paio di anni trascorsi per capire come funzionavano le cose e vedere le potenzialità di questo sport, mi sono buttato senza esitare nel lanciare l’era del semiprofessionismo”.
La spinta
“È stata un’epoca di cambiamento e di entusiasmo incredibile. Un passo alla volta, abbiamo conquistato un poker di titoli di campione svizzero. La nostra spinta ha stuzzicato molti altri a seguirci per quello che ritengo essere stato un positivo spirito di competizione. È grazie a questa spinta che il livello dell’hockey nazionale ha fatto un salto di qualità del quale ancora oggi beneficiamo”.
I preferiti
“Kent Johansson per gli stranieri e Jörg Eberle per gli svizzeri. Uomini e sportivi tutti d’un pezzo, grandi professionisti e signori in ogni frangente nel periodo della loro vita nel quale ho avuto modo di essere il loro presidente. Jörg sono andato di persona a cercarlo a casa sua quando giocava a Herisau”.
Ce l’abbiamo messa tutta. E dopo un paio di anni trascorsi per capire come funzionavano le cose e vedere le potenzialità di questo sport, mi sono buttato senza esitare nel lanciare l’era del semiprofessionismo”.
La spinta
“È stata un’epoca di cambiamento e di entusiasmo incredibile. Un passo alla volta, abbiamo conquistato un poker di titoli di campione svizzero. La nostra spinta ha stuzzicato molti altri a seguirci per quello che ritengo essere stato un positivo spirito di competizione. È grazie a questa spinta che il livello dell’hockey nazionale ha fatto un salto di qualità del quale ancora oggi beneficiamo”.
I preferiti
“Kent Johansson per gli stranieri e Jörg Eberle per gli svizzeri. Uomini e sportivi tutti d’un pezzo, grandi professionisti e signori in ogni frangente nel periodo della loro vita nel quale ho avuto modo di essere il loro presidente. Jörg sono andato di persona a cercarlo a casa sua quando giocava a Herisau”.
Squadra unica
“Mi piace l’antagonismo che stimola. È indubbiamente qualcosa di bello che piace ai tifosi. Non dimentichiamo che le due squadre mobilitano migliaia di persone. Con l’esplosione dei costi nell’hockey e le difficoltà per dotarci di una pista e di una struttura negli Anni Ottanta provai a fare la squadra unica… Pensavo anche a un grande polo sportivo unico al Monte Ceneri. Ma l’idea ebbe breve durata. Oggi non è più pensabile, ognuno ha la sua autonomia”.
La tessera HCAP
“Mai dato soldi all’HCAP, nulla di vero. Mi ero limitato per un periodo a pagare una tessera da sostenitore alla Valascia. Qualche migliaio di franchi. Poi non ho più ricevuto sollecitazioni per il versamento”.
Vicky
“Da quando c’è Vicky, io sono un tifoso speciale che vive con passione e che ha la sua tessera. Ma lascio fare tutto a lei. Io non metto più il naso. Se qualcuno pensa che io sia dietro di lei come consigliere o suggeritore, si sbaglia di grosso”.
M.A.