Nella squadra di Gianinazzi (che ha schierato a sorpresa Maxime e Arnaud Montandon e riproposto Quenneville al posto di Ruotsalainen) è funzionato poco o nulla: da Koskinen, non all’altezza stavolta, ad Andersson, un vero disastro, agli uomini della prima linea, mai veramente pericolosi. In generale: il Lugano ha perso molti dischi e commesso troppi errori per una partita di playoff; errori che sono naturalmente costati carissimo. E poi: il power play continua ad essere latitante, un male difficilmente guaribile, se il disco passa da un bastone all'altro in modo troppo lento e se i giocatori schierati invece di tirare preferiscono fare accademia, perdendo secondi preziosi e permettendo ai rivali di piazzarsi e di proteggere a dovere il proprio portiere. È da tempo che questo esercizio non funziona. Motivo di riflessione. Inevitabile insomma che finisse male gara-1.
Sul fronte burgundo: la squadra di Dubé ha dimostrato tutto il suo valore. Compatta, lucida, determinata, ha certamente i numeri per arrivare lontano. Ai bianconeri cambiare il quadro tecnico e sportivo, a partire da domani sera alla Corner Arena. Menzione speciale, infine, per Soerensen e Wallmark, stranieri davvero decisivi.