LUGANO – “A testa alta”. Quante volte lo abbiamo detto, sentito e letto in questi ultimi giorni, dopo l’eliminazione del Lugano nei quarti di finale dei playoff per mano del Friborgo? Quante volte lo abbiamo detto, sentito e letto negli ultimi 5 playoff quando il Lugano ha detto addio ai sogni di gloria già all’alba del primo turno dei playoff? Certo, questa volta come non mai, i bianconeri se la sono giocata alla grande, sono arrivati a disputare la “bella” contro il Friborgo, sono anche andati a vincere una volta alla BCF Arena, ma alla fine – ed è ciò che conta – i burgundi hanno superato il turno, sono approdati alla semifinale, mentre Fazzini e compagni possono solo pensare ad organizzare le loro vacanze. Certo, “a testa alta”, ma se il Lugano vuole tornare a vincere, ad alzare quella coppa solo sfiorata nel 2016 e nel 2018, e mai alzata dal 2006, in casa bianconera devono imparare dagli errori, assaporare l’amaro gusto della sconfitta, digerirlo per crescere definitivamente. Solo dalle sconfitte si può imparare, e questo la truppa di Gianinazzi deve farlo in modo chiaro e categorico.
Già, perché dagli errori questo Lugano sembrerebbe non imparare mai. Certo, gli infortuni hanno condizionato la stagione dei bianconeri – le assenze di Morini, di Granlund, di Carr, di Schlegel, di Guerra sono state pesantissime – ma arrivare per il terzo anno consecutivo a dover passare per le forche caudine dei pre playoff/playin non può essere certo un caso. Il Lugano l’anno scorso pagò l’inizio scellerato sotto la guida McSorley – che poi venne sollevato dal suo incarico – quest’anno invece, oltre a un sali e scendi continuo durante la regular season, Arcobello e compagni hanno pagato a caro prezzo il trittico Kloten (nonostante la vittoria ai rigori)-Friborgo-Bienne che nelle ultime 4 partite delle stagione regolare hanno portato i sottocenerini dal 5° posto in classifica, al 7° (alla pari dell’Ambrì), sinonimo appunto di playin. Certo, l’ostacolo è stato superato grazie alla clamorosa rimonta della Gottardo Arena e al successo sulle rive del Ceresio, ma il “premio” è stato l’incrocio col Friborgo (e in caso di passaggio del turno, quello con lo Zurigo!)… chissà come sarebbe andata se sulla strada del Lugano ci fosse stato o il Losanna o lo Zugo, decisamente più altalenanti dei burgundi su tutto l’arco della stagione….
I bianconeri, alla fine, hanno pagato a caro prezzo la stagione negativa di Koskinen – con l’infortunio di Schlegel le cose in casa Lugano sono decisamente peggiorate – di Ruotsalainen – che dopo aver fatto sognare in pre season, non ha confermato quanto di buono aveva mostrato a Kloten, nonostante le sue indiscusse qualità – e alcuni acquisti non esattamente indovinati, come quello di LaLeggia, più utile da attaccante che da difensore! I punti positivi, in ogni caso, sono stati molti, come la rinascita di Arcobello, il fiuto degli assist per Fazzini, le giocate di Joly – che nella post season ha decisamente faticato – la super stagione di Carr – il suo infortunio di dicembre, insieme a quello di Granlund, si è fatto sentire specie in powerplay – e l’esplosione di Thurkauf, MVP del campionato, arrivato però decisamente spompato nei playoff, dove ha inciso poco.
Insomma, in casa bianconera c’è molto su cui riflettere, da cui ripartire e su cui lavorare e intervenire, per non ritrovarsi fra 12 mesi a sentire, leggere e dire “a testa alta”, la classica frase di chi ha perso…