“Nelle giovanili del Lugano e quindi in un piccolo club ginevrino, il Trois Chêne. Mi ero trasferito a Ginevra per ragioni professionali. Di ritorno in Ticino e con in mano il di-ploma di assicuratore, ho giocato nel Ceresio. Dopo qualche stagione sono diventato allenatore, vincendo i campionati di Se-conda e Terza Lega, prima che nel 2023 il club decidesse di auto-retrocedersi per problemi finanziari”.
Con un altro figlio d’arte (Benjamin Rogger) oggi Christian dirige le Girls di Ambrì, la squadra-faro dell’hockey femminile del Cantone e con cui ha ottenuto un eccellente terzo posto nella massima serie nazionale. Un piazzamento di tutto rispetto. Con il tecnico di Agno ci siamo intrattenuti nei giorni scorsi per parlare della sua esperienza in Valle e per fare il punto sull’hockey delle donne nostrano.
Christian: lei non è alla sua prima esperienza nell’hockey femminile.
No, esatto. Nel 2021, durante il Covid, ho diretto le Ladies Lugano al fianco di Vasco Soldini, head coach della squadra, e Pasi Koppinen vincendo l’ottavo titolo della società bianconera, che è pure l’ultimo della serie. Una bella avventura, nata quasi per caso. Mi chiamò il presidente Sidney Piaget ad una settimana dall’inizio dei play-off perché Vasco aveva problemi di salute. Avevo appena finito di allenare il Pregassona-Ceresio.
E veniamo alle Girls. La vostra è stata certamente una grande annata. Inattesa.
Sapevamo di avere una buona squadra, motivata e desiderosa di battersi contro le grandi del paese. Alla fine siamo arrivati terzi e ciò lo considero un ottimo risultato. Con Benjamin Rogger abbiamo diretto un gruppo fantastico, solidale e compatto. Io e Rogger ci conosciamo da anni e non abbiamo mai avuto problemi. Ci dividiamo la guida tecnica: lui si occupa dell’attacco e del powerplay, io della difesa e del box play. E quando si tratta di prendere delle decisioni, ci consultiamo e ci confrontiamo. Mai avuto divergenze.
Alla base di questo risultato anche un ottimo ambiente: le ragazze hanno formato un gruppo solidale.
Sono state straordinarie. Ci hanno messo tanta passione e dedizione. Hanno fatto anche tanti sacrifici, visto che non sono professioniste. A proposito: ci sono alcuni esempi che meritano di essere citati...
Dica pure...
Prendiamo Lucia Luraschi, che studia all’università di Zurigo e tre volte la settimana prende il treno per venire agli allenamenti a Biasca. Oppure Romy Eggimann, che si sposta da Chiasso o anche Lara Anthamatten, che abita in Vallese. Suo padre la porta in Ticino con la macchina per le sedute con le compagne (quando le condizioni del tempo e le strade lo permettono passando dalla Nufenen, altrimenti dal Furka). Insomma: tre esempi che la dicono lunga sull’attaccamento delle nostre giocatrici alla società e alla squadra. Le uniche professioniste, aggiungo, sono le quattro straniere del nostro roster.
Tutte, fra l’altro, di buon livello.
Esattamente. Abbiamo tre attaccanti di spessore quali Fanny Rask, Jenna Kaila e Teresa Knutson e un difensore grintoso come Josefine Holmgren. Hanno dato un ottimo contributo alla squadra. Merito dunque di chi è andato a prenderle. Non è certamente scontato trovare sul mercato delle buone straniere. Soprattutto quando non si hanno mezzi economici importanti.
E poi naturalmente potete contare su una certa Nicole Bullo.
Un valore aggiunto. È arrivata dalla Ladies insieme alla Eggimann, alla Gianettoni, dalla Decristophoris e alla Desboeufs... La giocatrice di Claro ha portato esperienza, conoscenze e tanta umiltà. Del resto lei ha disputato Mondiali e Olimpiadi ed ha un bagaglio tecnico come poche in Svizzera. Siamo felici che sia con noi. Un esempio da seguire per le nostre giocatrici più giovani.
Quali sono i vostri rapporti con la società?
Con l’Ambrì Piotta sezione maschile c’è collaborazione. E questo è un fatto positivo. Periodicamente ci incontriamo con il presidente Lombardi e gli altri membri del CdA per fare il punto della situazione. Un ottimo rapporto.
Parliamo dell’hockey femminile in generale. Come giudica quello svizzero?
Diciamo che è in crescita costante. Con l’entrata in gioco anche dei grandi club di National League come il Berna, il Friborgo o il Davos (e dalla prossima stagione anche lo Zugo, ndr) possiamo dire che ora c’è molto più interesse attorno al movimento femminile. E credo che questo sia molto stimolante per il futuro.
MDD
Tutte, fra l’altro, di buon livello.
Esattamente. Abbiamo tre attaccanti di spessore quali Fanny Rask, Jenna Kaila e Teresa Knutson e un difensore grintoso come Josefine Holmgren. Hanno dato un ottimo contributo alla squadra. Merito dunque di chi è andato a prenderle. Non è certamente scontato trovare sul mercato delle buone straniere. Soprattutto quando non si hanno mezzi economici importanti.
E poi naturalmente potete contare su una certa Nicole Bullo.
Un valore aggiunto. È arrivata dalla Ladies insieme alla Eggimann, alla Gianettoni, dalla Decristophoris e alla Desboeufs... La giocatrice di Claro ha portato esperienza, conoscenze e tanta umiltà. Del resto lei ha disputato Mondiali e Olimpiadi ed ha un bagaglio tecnico come poche in Svizzera. Siamo felici che sia con noi. Un esempio da seguire per le nostre giocatrici più giovani.
Quali sono i vostri rapporti con la società?
Con l’Ambrì Piotta sezione maschile c’è collaborazione. E questo è un fatto positivo. Periodicamente ci incontriamo con il presidente Lombardi e gli altri membri del CdA per fare il punto della situazione. Un ottimo rapporto.
Parliamo dell’hockey femminile in generale. Come giudica quello svizzero?
Diciamo che è in crescita costante. Con l’entrata in gioco anche dei grandi club di National League come il Berna, il Friborgo o il Davos (e dalla prossima stagione anche lo Zugo, ndr) possiamo dire che ora c’è molto più interesse attorno al movimento femminile. E credo che questo sia molto stimolante per il futuro.
MDD