Nel manifesto dell'evento (visibile qui sotto) si cita un presunto dumping salariale a danno die frontalieri. “Quale sarebbe il 'dumping salariale' patito dai frontalieri? A subire il dumping salariale sono i lavoratori ticinesi; e ciò notoriamente a seguito dell’esplosione incontrollata del frontalierato voluta dalla partitocrazia, dal padronato e – appunto - dai sindacati” si legge nel comunicato.
Un'altra rivendicazione menzionata nel manifesto chiede “un telelavoro adeguato” per i frontalieri.
“Essendo ovvio che solo chi è impiegato nel terziario amministrativo può usufruire dell’home office: si rendono conto, i sindacati 'svizzeri' (?), che promuovere il telelavoro dei frontalieri significa aggravare ulteriormente il soppiantamento (con annesso dumping salariale) dei lavoratori residenti con frontalieri nel settore terziario, vale a dire proprio negli ambiti lavorativi più gettonati dai ticinesi?” prosegue la nota leghista.
In conclusione, secondo la Lega tale con questa manifestazione viene “confermato che i sindacati contribuiscono alla devastazione del mercato del lavoro di questo Cantone, anziché difenderlo. Ma gli interessi sono chiari: anche i frontalieri si sindacalizzano e, con le loro quote d’adesione, permettono ai sindacati di versare ai propri dirigenti degli stipendi da manager (altro che proletariato). Ed intanto UNIA ha cumulato un patrimonio di un miliardo di franchi, entrando di prepotenza nell’elenco dei grandi capitalisti elvetici. Pecunia non olet! Però c’è ancora gente così “ingenua” da credere ai sindacati e da seguire le loro indicazioni politiche. Auguri!”