Un cittadino kosovaro è stato appena condannato dalla giustizia friburghese per un crimine quantomeno singolare. Per vendicarsi della sua ex compagna si metteva alla guida dell'auto immatricolata a suo nome e prendeva multe di proposito. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena detentiva a sette anni e l'avvocato difensore aveva chiesto l'assoluzione. Alla fine, il tribunale di Sarine è andato incontro a entrambe le parti e ha condannato il trentenne a 3 anni e mezzo di prigione. Inoltre, sarà espulso dalla Svizzera per un periodo di dodici anni e gli verrà comminata una multa di 100 franchi. Se la sentenza è più clemente di quanto avrebbe voluto il pubblico ministero, è perché alla fine l'imputato è stato assolto accuse contro di lui, in particolare per accuse di stupro e le coercizione sessuale avanzate dalla ex moglie. Ma, a parte diversi reati minori, i giudici hanno comunque ammesso il tentato omicidio.
Una sera di giugno 2019, mentre era ubriaco, l'imputato si è recato in taxi davanti all'abitazione degli ex suoceri, armato di coltello. Dopo aver detto all'autista “Aspetta qui. Le taglio la testa e torno da te", si è presentato davanti alla porta di casa. Ma, avvertito dal cugino delle cattive intenzioni dell'uomo, l'ex suocero fortunatamente non aveva aperto la porta. Alla fine il kosovaro è stato fermato dalla polizia, chiamata dal tassista.
Il trentenne è stato condannato anche per gestione scorretta. Dopo la separazione, aveva elaborato un sistema per immatricolare, dietro compenso, decine di veicoli appartenenti a viaggiatori, a nome dell'azienda che, almeno ufficialmente, apparteneva all'ex moglie e di cui era amministratore. Ma l'ex moglie non ne sapeva nulla, fino al giorno in cui cominciò a ricevere le multe.
Né il pubblico ministero né gli imputati sono soddisfatti di questa sentenza. Entrambi proporranno quindi ricorso, dopo aver ricevuto la sentenza motivata. Per quanto riguarda invece le multe ricevute dall'ex moglie, la Procura precisa che: “si trattava solo di sanzioni amministrative. Il loro giudizio non era quindi di competenza del Ministero della Repubblica”. Insomma, per quanto possa sembrare incredibile, non vi è alcuna garanzia che non sarà costretta a pagarle.