Sport, 28 giugno 2024

“Jonas Vingegaard al via? Per me un miracolo”

Sabato scatta l’edizione numero 111 del Tour de France. Nostra intervista con l’esperto Rubens Bertogliati (in giallo nel 2002)

LUGANO - Rubens Bertogliati ha grandi e indelebili ricordi del Tour de France. Nel 2002 vinse la tappa di Lussemburgo e indossò la mitica maglia gialla per due giorni. “Se ci penso, mi vengono ancora i brividi”, dice l’ex corridore luganese. Sono passati 22 anni e la Grande Boucle ha vissuto mille altre avventure: dal trionfo di Nibali del 2014, alla tripletta di Froome e al successo di Egan Bernal, primo colombiano della storia a vincere il Tour (nel 2019). Il tempo vola e già siamo proiettati all’edizione numero 111, che scatta sabato in Italia (a Firenze, novità assoluta) e si chiuderà il 21 luglio a Nizza. La passerella dei Campi Elisi stavolta non ci sarà: a Parigi fervono i preparativi per le Olimpiadi di agosto e quindi la sede di arrivo è stata spostata a Sud. Una buona idea. Diversi, naturalmente, i temi di grandi interesse dei quali abbiamo parlato proprio con Bertogliati, direttore tecnico di TicinoCycling. 



Allora Rubens: tutto sembra ruotare attorno alla sorprendente partecipazione del vincitore delle ultime due edizioni Jonas Vingegaard. Che ne pensa?
La sua partecipazione è un autentico miracolo. Il danese è caduto rovinosamente in aprile al Giro dei Paesi Baschi e da allora non ha più gareggiato. Sta recuperando a tempo di record ma un conto è rimettere in sesto il proprio corpo, un altro conto è arrivare al Tour senza una preparazione specifica. Mi risulta che Vingegaard dopo il suo infortunio non sia più salito su una bicicletta da corsa. Quindi la vedo dura: al Tour si va solo se allenati. E lui non lo è affatto. Ripeto: . la sua presenza è un autentico miracolo. Ma averlo al via al 20 o 30% delle condizioni fisiche non è certamente ideale per lo spettacolo.


Quindi strada spianata per Pogacar?
Con Jonas Vingegaard non al top della condizione fisica, le possibilità dello sloveno di vincere questa Grande Boucle aumentano in maniera esponenziale. Tadej è già forte di suo, se poi può godere anche di favori per altro non richiesti, allora diventa difficilissimo batterlo. 


Pogacar ha nel mirino la doppietta ed eguagliare il Pantani del 1998.
Dopo il Giro, vinto da dominatore senza per altro forzare troppo, adesso vuole il Tour de france per emulare Marco Pantani e coloro che hanno vinto entrambi i due grandi giri. Per questo motivo ha addosso più pressione del solito, anche se lui è abituato a questo tipo di situazione. Credo che lo sloveno abbia parecchie chanches di centrare la doppietta.


Chi saranno i suoi più temibili avversari?
Escludendo Vingegaard, per i motivi che ho espresso precedentemente, direi che sono due. Primoz Roglic, recente vincitore del Delfinato e Remco Evenepoel. Il corridore della Bora vuole la rivincita del 2020 e in questo momento è il corridore forse più in forma insieme a Pogacar. Ha una buona squadra ed è un corridore universale. Il belga non ha la stessa forza di Roglic in salita ma potrebbe approfittare delle cronometro per mettersi in evidenza. Aggiungo poi che il percorso non è terribile come in altre circostanze, e ciò potrebbe favorire il fiammingo.


A proposito: le piace il tracciato?
Non presenta tantissime salite e nemmeno montagne storiche come l’Alpe d Huez o il Ventoux. Gli organizzatori hanno allestito una corsa piena di trabocchetti, con tappe che potrebbero stravolgere la classifica generale pur senza presentare altimetrie straordinarie.


Il Grand Depart si presenta difficile.
Ottima l’idea di partire dall’Italia e da Firenze in particolare. E le prime tre frazioni presentano diverse difficoltà. Sarà un inizio alquanto tirato .Finalmente senza quelle tappe lunghe, inutilime completamente pianeggianti.


Infine: Stephan Küng sarà il nostro punto di forza.
La Svizzera partecipa con pochissimi corridori. Küng, per le sue caratteristiche di cronomen e di uomo da classica, potrebbe togliersi delle belle soddisfazioni.

M.A.

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