Sport, 11 agosto 2024

“Il mio volo per l’Ucraina. Mi mancano Dnipro e i suoi caffè”

La saltatrice in alto, Yaroslava Mahuchikh, dopo aver vinto l’oro olimpico ha parlato dell’importanza dello sport per il suo Paese in questo momento

PARIGI — Sabato allo Stade de France ha conquistato il suo primo oro olimpico, migliorando quel bronzo ottenuto a Toyko tre anni fa. Lei, detentrice del record del mondo, battuto dopo tempo immemore, ha stupito tutti durante la finale, perché tra un salto e l’altro si sdraiava nel suo sacco a pelo come se volesse riposare. “È il mio modo di rilassarmi, in quel modo cerco solo di concentrarmi su ogni salto”, ha spiegato ai colleghi di ‘La Repubblica’, Yaroslava Mahuchickh. 

 
 
L’atleta ucraina ricorda bene l’invasione russa e la sua fuga dalla sua Dnipro in automobile. La federazione ucraina di atletica cercò un percorso per farle lasciare in Paese e così la Mahuchikh raggiunse Belgrado, per poi vivere in Germania, Estonia e Belgio fino a giungere in Portogallo dove ora si allena.
 
 
Ora, dopo il bronzo olimpico di Tokyo, la 22enne ucraina ha conquistato la medaglia del metallo più prezioso, dopo aver vissuto da vicino ‘Casa Ucraina’, al Parc del la Villette di Parigi, dove è stata allestita una piccola tribuna costruita con i sedili dello stadio Sonyachny di Kharkiv, distrutto da un bombardamento. Un monito, un modo per ricordare cosa sta ancora avvenendo in Ucraina, e come era la vita nel suo Paese prima del 22 febbraio 2022. “I russi pretendono una parte del nostro territorio per fermare la guerra. Non è possibile e noi ucraini combatteremo fino alla fine – ha detto la giovane medagliata – Della mia Dnipro mi manca il caffè con gli amici. La nostra è la città dei caffè, ce ne sono tantissimi e bellissimi. Mi manca l’atmosfera rilassata che c’era prima dell’invasione russa. Mi manca quella spensieratezza che non avremo più. Anche nei momenti felici, ora, non riusciamo a non pensare ai soldati caduti al fronte”.
 
 
“Ogni volta che c’è un attacco penso di poter perdere i miei genitori, la famiglia. Non vedo l’ora di poter tornare a Dnipro per festeggiare con tutti loro questa medaglia d’oro. Sfortunatamente ora tanti bambini sono senza genitori, noi sportivi cerchiamo, come ogni singolo ucraino, di donare e di aiutare le persone al fronte, di comprare qualcosa per il nostro esercito. Lo sport può fare tanto perché può regalare delle piccole grandi felicità al nostro popolo. Siamo ucraini, l’Ucraina è il nostro Paese, vogliamo che questa guerra finisca e vogliamo iniziare la ricostruzione delle nostre città nel più breve tempo possibile. Purtroppo non possiamo riportare in vita le persone che abbiamo perduto. Stiamo pagando un prezzo altissimo per difendere la nostra indipendenza. Prima della guerra eravamo un paese moderno e prospero. Spero che nei prossimi dieci anni riusciremo a tornare com’eravamo”.

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