Sport, 15 ottobre 2024

È partita la stagione in NHL: aperta la caccia ai Panthers

Giro d’orizzonte nel torneo di hockey più prestigioso e ricco del mondo

LUGANO - La stagione regolare della National Hockey League è iniziata già da qualche giorno, dopo la parentesi di due giorni in Cechia, che ha visto, a mo’ di aperitivo, un doppio confronto a Praga fra i Buffalo Sabres e i New Jersey Devils. Quest’anno le discussioni, anche polemiche, sono iniziate molto presto, visto che durante le amichevoli precampionato si sono registrati molti infortuni, anche di giocatori-chiave. Il motivo: soprattutto nelle prime sfide preparatorie coloro che cercano, spesso senza molte speranze, di farsi notare in vista di un ingaggio mettono sul ghiaccio troppo agonismo, che sfocia in interventi al di là del consentito. A farne le spese sono anche i giocatori più importanti delle squadre, contro i quali si “accaniscono” i rookie alla ricerca di un contratto. 


Da qualche tempo ormai, da molte parti si vorrebbe accorciare il periodo dedicato alle amichevoli e l’ultima proposta è arrivata dai Montréal Canadiens, che hanno perso per 2-3 mesi il rinforzo che avrebbe potuto permettere loro di fare un salto di qualità dopo delle stagioni mediocre, ossia il finnico Patrik Laine. L’ala, in provenienza da Columbus, non dovrà operarsi, ma la sua assenza comprometterà verosimilmente la sua stagione e quella degli Habs. La franchigia francofona chiederà alla Lega di allungare il campionato, portandolo dalle attuali 82 partite a 84, accorciando così di fatto il periodo dedicato alle amichevoli. L’applicazione slitterebbe però almeno alla stagione 2026-2027, visto che nel 2025-2026 il programma sarà molto carico: in vista ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina alle quali parteciperanno anche le stelle della NHL. E lo stop di tre-quattro settimane imporrà a chi deve stilare i calendari tempi stretti e molto rigore. Lo spazio di manovra per aggiungere altre 32 partite è quindi praticamente nullo. E qui sotto, intanto, vediamo cosa potrebbe succedere nella regular season appena scattata.


Atlantic Division
Nel raggruppamento più “orientale” militano la squadra campione in carica, i Florida Panthers, e una tra le indiziate per giocarsi un posto in pole-position per i play-off, ossia i Toronto Maple Leafs. Mentre a Sunrise ci si sta ancora riprendendo dalla sbornia seguita alla conquista della prima Stanley Cup della storia della franchigia e si è sicuri di poter difendere con onore il titolo, nell’Ontario si vive ormai la regular season come un male necessario. Saranno lunghi mesi, nei quali il team mentale dovrà fare un lavoraccio e mettere in testa ai giocatori e allo staff che la stagione non finisce ad inizio aprile, ma che c’è un’appendice nella quale bisogna iniziare davvero a pedalare. I Leafs, malgrado un roster di primo piano, hanno sempre perso la bussola nei play-off. Il momento di vincere la 14a Stanley è maturo: in fondo l’ultimo trionfo risale poi solo al 1967… Per passare alla altre, come sempre un occhio vigile va tenuto su Boston e anche su Tampa, mentre le altre sono destinate a giocare un campionato di retrovia. Avrebbe potuto dire qualcosa Montréal, all’ennesimo anno di ricostruzione, ma l’infortunio di Laine rischia di mandare tutto all’aria. L’altra canadese, Ottawa, dovrà cercare di rimanere attaccata il più a lungo possibile al treno buono. In attesa della nuova arena, che dovrebbe essere costruita in centro: la struttura di Kanata è troppo decentrata e gli appassionati di hockey nordamericani vogliono avere tutte le comodità a portata di mano. Bontà loro…


Metropolitan Division
“Metti un lupo nella Metropolitan e ne uscirà agnello”. La citazione calza a pennello per il raggruppamento più forte dell’intera Lega. Difficile trovare un vero favorito, visto la mole di talento presente. Forse però il naso davanti ce l’hanno ancora i New York Rangers, che oltre ad essere una delle franchigie più ricche è da qualche stagione davvero competitiva. Ma la muta di lupi affamati è impressionante e comprende anche i New Jersey degli svizzeri Hischier, Meier e Siegenthaler. Ci sono poi anche Washington, del mai troppo celebrato Alex Ovechkin e i vecchietti terribili di Pittsburgh, anche se in fase calante. Solo Philadelphia e Columbus paiono essere una spanna sotto. Solo secondo le previsioni però… Allacciate le cinture: è la Metropolitan. Baby!


Central Division
Qui invece di dubbi non ce ne sono e tutti gli indicatori segnano un preciso favorito: i Nashville Predators. La franchigia del Tennessee non ha solo a disposizione uno dei pacchetti arretrati più forti, con alla testa Roman Josi, ma si è mossa con abilità sul mercato dei “free agents” ingaggiando Steven Stamkos, Jonathan Marchessault e Brady Skjei. Ci sono poi due scandinavi che hanno da qualche stagione assunto lo status di stelle e che sono all’apice della propria carriera: l’attaccante Filip Forsberg e il portiere Juuse Saros. Se tutti gli astri dovessero allinearsi, l’estate ventura la Stanley potrebbe tornare per qualche giorno in Svizzera. Fossi in voi un giretto a Berna inizierei a programmarlo. Per il resto nella Division più americana di tutte, la novità principale riguarda lo spostamento della franchigia dall’Arizona allo Utah. Il tutto è stato fatto talmente in fretta e furia che la nuova entità non ha nemmeno un nome definitivo e un logo, tanto che sembra un po’ un’incompiuta: ma c’è tempo. Essendo solo un trasferimento, il roster è quello visto all’opera negli ultimi disgraziati anni della franchigia nel deserto dell’Arizona. Nessuna sorpresa stile Las Vegas Knights da attendersi quindi. L’unica canadese, Winnipeg, può lottare per un posto nei play-off, con alle calcagna Dallas e Colorado. Per le altre è più difficile prevedere qualcosa in più di un onorevole partecipazione alla grande festa.


Pacific Division
Qui due posti sembrano già essere assegnati, con gli Edmonton Oilers che dovrebbero dominare in carrozza la regular season e i San José Sharks che invece dovrebbero essere la cenerentola del gruppo, nonostante l’arrivo tra le loro fila del numero uno del Draft Macklin “Mack” Celebrini. Tutto quanto si trova tra questi due estremi è aperto, anche se una leggera preferenza va data a Las Vegas e Vancouver, con Calgary alla finestra. Ma torniamo ad Edmonton, che probabilmente è ancora scossa per la grandissima occasione gettata alle ortiche a giugno, quando andò a perdere gara 7 in casa dei Panthers, dopo avere dominato la post season ed essere riuscita a rimontare dallo 0-3 al 3-3. Se le tossine saranno state eliminate, nel profondo nord canadese la luce potrebbe tornare a splendere. I ragazzi dell’Alberta sono forse l’unica speranza per spezzare la maledizione che vede le squadre canadesi incapaci di vincere il campionato da più di 40 anni: gli ultimi furono i Canadiens nel 1993.

O.R.

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