Martedì il capo del governo italiano Giorgia Meloni ha definito “coraggioso” l'accordo firmato con l’Albania, in base al quale Roma potrà gestire centri di accoglienza per migranti nel paese balcanico.
“È un percorso nuovo, coraggioso, senza precedenti, ma che rispecchia perfettamente lo spirito europeo e si propone di essere intrapreso anche da altri Paesi extra Ue”, ha dichiarato Meloni davanti ai senatori italiani.
A margine del vertice del 17 e 18 ottobre, su iniziativa dell'Italia, si svolgerà a Bruxelles un incontro informale con i Paesi più interessati alla questione migratoria, ha aggiunto la Meloni, all'indomani della partenza del primo gruppo dei migranti soccorsi in mare verso questi due centri in Albania, dove dovrebbero arrivare mercoledì.
Dei 16 uomini a bordo della motovedetta Libra della Marina italiana, dieci provengono dal Bangladesh e sei dall'Egitto. Sono stati intercettati domenica in acque internazionali dalle autorità italiane. Le loro due imbarcazioni erano partite dalla regione di Tripoli, in Libia.
"L'Italia ha dato il buon esempio firmando il protocollo Italia-Albania (...) Ci siamo presi più tempo per garantire che tutto fosse fatto nel miglior modo possibile e siamo soddisfatti dei risultati di questo lavoro", ha continuato Meloni. "Sono orgogliosa che l'Italia sia diventata un esempio da seguire da questo punto di vista", ha detto, riferendosi all'interesse dei governi francese, tedesco, svedese e britannico per la politica italiana di gestione dei flussi migratori.
Il governo di Giorgia Meloni aveva firmato un accordo con Tirana alla fine del 2023 che prevede la creazione di due centri in Albania, da dove i migranti potranno chiedere asilo. Questo accordo quinquennale, il cui costo per l'Italia è stimato in 160 milioni di euro all'anno, riguarda gli uomini adulti intercettati dalla marina militare o dalla guardia costiera italiana nella loro zona di ricerca e salvataggio in acque internazionali.
La procedura prevede un primo controllo su una nave militare, prima di un trasferimento in un centro nel nord dell'Albania, nel porto di Shengjin, per l'identificazione, poi in un secondo centro, su un'ex base militare a Gjader.