Sport, 26 novembre 2024

Le pédaleur de charme che ha esaltato il ciclismo

In circostanze non del tutto chiarite 60 anni fa moriva il grande Hugo Koblet

LUGANO - Nelle vicinanze di Uster, piccolo centro della periferia di Zurigo il 6 novembre del 1964 moriva in un incidente della circolazione uno dei più grandi campioni dello sport svizzero, Hugo Koblet, chiamato pédaleur de charme o il James Dean delle due ruote per la sua bellezza fisica e per i gesti che lo caratterizzavano ogni qual volta tagliava la linea del traguardo (era sua abitudine aggiustarsi i capelli con un pettine). Un decesso, il suo, che ancora oggi è tema di discussioni: fu morte accidentale o suicidio? La sua Alfa Romeo andò a schiantarsi in modo inspiegabile contro un albero sulla strada che porta a Mönchaltorf. Spirò alcuni giorni dopo all'ospedale senza riprendere conoscenza. La polizia archiviò il caso, anche se non furono trovate tracce di frenata o di sbandata, ciò che fece pensare ad un possibile suicidio. Una tesi che con gli anni si è rafforzata sempre più, innescando immancabili polemiche e voci anche fantasiose, smentite dalla ex moglie Sonja Buhl, una ex modella sposata da Koblet quando lei aveva solo 22 anni. 


La rivalità con Kubler
Nel periodo post bellico il ciclismo era ormai diventato popolare quanto il calcio e la rivalità fra Hugo Koblet e Ferdy Kübler aveva scatenato la passione per il ciclismo. Secondo la stampa cosiddetta da boulevard, i due non si sopportavano ed erano nemici giurati. In realtà Hugo e Ferdy si rispettavano e non correvano uno contro l'uno l'altro. Insomma: era tutta una montatura... “Hugo e io siamo stati rivali ma non nemici. Avevamo caratteri e personalità diversi. Lui cittadino elegante, frequentatore del mondo della Zurigo bene, protagonista del jet-set, adorato dalle donne e un po’ spendaccione; io invece sono nato e cresciuto in campagna in condizioni poco agevoli. Ero di sei anni più anziano e lo considerai un fratello minore e non fui mai geloso delle sue vittorie” disse al giornalista e futuro direttore della TSI Marco Blaser nel libro Grinta e fascino di un ciclismo d'altri tempi.E inoltre:“ Senza Hugo non sarei mai diventato il Ferdy nazionale. Grazie a lui ho sviluppato quelle energie che mi hanno portato oltre 150 volte sul podio del vincitore. A lui devo molto e la sua tragica fine mi ha profondamente addolorato”.


Il tradimento di Coppi
Ci fu un episodio particolarmente clamoroso, fra i vari, nella carriera del nostro Hugo. Giro del 1953,prima della tappa Auronzo di Cadore- Bolzano. Koblet, che era in maglia rosa, e Fausto Coppi strinsero un patto: in cambio della vittoria di tappa, il Campionissimo promise allo svizzero che non lo avrebbe attaccato il giorno dopo nella temibile Bolzano-Bormio. Ma nella salita verso Bormio rimasero in cinque al comando: Coppi, Koblet, Bartali, Defilippis e Fornara. L'Airone non attaccò ma chiese di farlo a Defilippis, che obbedì. Koblet a quel punto si gettò all'inseguimento e Coppi replicò, staccandolo. Il nostro corridore andò in crisi e il corridore della Bianchi vinse il suo quinto giro. Koblet non volle mai parlare di quella storia, limitandosi a dire che era stato battuto dal più grande campione di sempre. Lo zurighese vinse poi altre corse, l'ultima fu il Criterium di Locarno nel 1958.


L'esperienza venezuelana
A fine carriera accettò la proposta di Enrico Mattei, che lo stimava molto, e fu inviato in Venezuela a lavorare per l'Agip (si stabilì a Caracas con la moglie Sonja Buhl). Nel 1960 rientrò a Zurigo e divenne responsabile di un distributore di benzina a Oerlikon. La sua parabola era ormai in discesa: come uomo si sentiva frustrato, e in più gli mancava il mondo delle due ruote. Ogni tanto commentava le gare ciclistiche per radio Beromünster e il suo debutto avvenne il 15 ottobre 1961 in occasione del Gran Premio di Lugano. Al suo fianco Marco Blaser. I due fecero coppia per tre anni. Poi cominciarono ad uscire controverse notizie su presunti debiti accumulati da Koblet e su una presunta depressione. Il suo matrimonio con Sonja era giunto al capolinea.

A.M.

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