Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol (nella foto) è stato arrestato mercoledì in seguito ad un nuovo assalto alla sua residenza da parte della polizia, che vuole interrogarlo sul suo fallito tentativo di imporre la legge marziale all'inizio di dicembre, una misura senza precedenti nel Paese, in preda ad una grave crisi politica.
Dopo un primo blitz finito in un fiasco all'inizio di gennaio, gli agenti dell'Ufficio investigativo sulla corruzione delle alte personalità e la polizia si sono presentati in forze, prima dell'alba, nell'abitazione trasformata in una fortezza dove l'ex procuratore è rintanato da settimane in un quartiere esclusivo di Seoul.
Durante più ore, la squadra incaricata dell'operazione ha indicato in un comunicato di aver eseguito un mandato di arresto contro il presidente Yoon Suk Yeol alle 10:33 (02:33 in Svizzera). Sospeso dai deputati e preso di mira da un'inchiesta per "ribellione", il leader conservatore si era finora sempre rifiutato di dare spiegazioni dopo il suo tentato colpo di stato, spingendo la procura a ricorrere a mandati di arresto con l'obiettivo di metterlo in custodia.
"Ho deciso di rispondere all'Ufficio investigativo sulla corruzione", ha annunciato Yoon in un videomessaggio, aggiungendo di non riconoscere la legalità dell'indagine ma di sottoporsi ad essa "per evitare qualsiasi "sfortunato spargimento di sangue" mentre la polizia faceva irruzione nella sua residenza. Mai prima d’ora un capo di stato in carica era stato arrestato in Corea del Sud. Secondo l'attuale mandato, Yoon Suk Yeol potrebbe essere tenuto in custodia per 48 ore. Gli inquirenti dovranno richiederne uno nuovo per eventualmente prolungare la sua detenzione.
Gli inquirenti hanno avviato nel corso della giornata gli interrogatori del presidente deposto, oggetto di un'inchiesta per “ribellione”. Gli agenti dell'Ufficio investigativo sulla corruzione "hanno iniziato a interrogare Yoon alle 11:00 ora locale (le 3:00 in Svizzera), possiamo leggere.
Yoon Suk Yeol rischia di perdere il suo incarico ed è indagato per “ribellione” per aver introdotto brevemente la legge marziale il 3 dicembre, una misura shock che ricorda i tempi bui della dittatura militare, che aveva giustificato con la sua volontà di proteggere il Paese da “ forze comuniste nordcoreane” e di “eliminare gli elementi ostili allo Stato”.