Svizzera, 17 febbraio 2025

Arriva il partito islamico, la casta continua il letargo

Tutto come previsto. Sarebbe ora di togliersi le fettone di salame dagli occhi

Di recente l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato i dati sull’appartenenza religiosa degli abitanti della Svizzera (ne ha riferito il Mattino del 2 febbraio).
 
Un dato salta all’occhio: l’avanzata islamica. Nel 1970 in Svizzera i musulmani erano lo 0,2% della popolazione, oggi sono il 6% (più dei ticinesi). La percentuale è in continua crescita a seguito dell’immigrazione incontrollata e del caos asilo.
 
Sempre sul numero del 2 febbraio, il Mattino ha pubblicato il comunicato stampa sul premio “Swiss stop islamization award”, lanciato dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli, che da otto anni ricompensa “moralmente e finanziariamente quelle rare persone che in Svizzera e nei Paesi circostanti si battono con coraggio contro l’islamizzazione culturale, politica e sociale dell’Europa”. L’iniziativa è sempre stata censurata dai media di regime.
 
Era scontato
Già nel 2017 su queste colonne ammonivamo che presto in Svizzera sarebbe stato fondato un partito islamista. Ai tempi, nel canton Vaud la comunità musulmana locale sostenne apertamente il referendum contro la norma anti-accattonaggio decisa dal parlatoio cantonale, ritenendola “contraria ai principi del Corano”. Si trattò del primo tentativo ufficiale (poi non andato a buon fine) effettuato nel nostro Paese di opposi ad una nuova legge in nome dell’islam. Da questa iniziativa politica alla creazione di un partito vero e proprio, il passo non era lunghissimo. 
Ed infatti adesso è stato compiuto. Dalla ro$$overde città di Zurigo (di nuovo le città ro$$overdi!) è giunta la notizia della nascita del Partito Popolare Islamico Svizzero. Il quale potrà contare sul voto dei troppi beneficiari di naturalizzazioni facili. Quelle naturalizzazioni che a $inistra vorrebbero rendere ancora più facili: tanto per dirne una, nei mesi scorsi è riuscita una folle iniziativa popolare che chiede che, dopo 5 anni di soggiorno legale in Svizzera, chiunque abbia il diritto di ottenere il passaporto rosso.
 
Cancellare due votazioni popolari?
Il fondatore del nuovo partito islamico, un macedone naturalizzato, ha già annunciato che lancerà un’iniziativa per revocare il divieto di costruire minareti votato dal popolo nel 2009, e che si batterà per il diritto delle donne ad indossare il velo. Ah, ecco. La maschera è caduta subito: il minareto non è un edifico religioso, ma un simbolo di conquista territoriale islamista. Nemmeno il velo è una prescrizione coranica bensì, come ha scritto la studiosa italiana Lorenza Formicola, “la punta di diamante del progetto che rifiuta l’integrazione”.
 
Ad inizio anno è entrato in vigore il divieto di burqa a livello nazionale, votato dal popolo nel 2021 e copiato dal modello ticinese. In Italia la Lega ha presentato verso fine gennaio una proposta di legge con il medesimo contenuto. Di recente il giornalista italiano Nicola Porro nel suo sito ha raccontato quanto accade nell’Istituto Sandro Pertini di Monfalcone (in Gorizia) dove a quattro adolescenti islamiche è permesso di andare a scuola in niqab. Ogni mattina le ragazzine “vanno in una stanza apposita, vengono svelate e identificate dalla referente dell’istituto, che si sincera che a entrare in classe siano le allieve effettivamente iscritte”.
 
Il diritto al velo promosso dal nuovo partito islamista vuole creare situazioni del genere anche da noi. E’ il colmo che l’intento della nuova formazione politica sia quello di cancellare l’esito di ben due votazioni popolari (minareti e velo integrale).
 
Per non farsi mancare niente, il partito islamista vorrebbe pure degli imam di Stato: certo che questa ci mancava.
Mentre i legulei del Tribunale federale hanno stabilito che una scuola femminile cattolica con due secoli di storia è “discriminatoria”, qualcuno pretende di inventarsi, in casa nostra, gli imam statali. Pori nümm!
 
Il mantra dell’“islamofobia”
Ma intanto la casta, media di regime in testa, continua a blaterare di islamofobia. Quando il problema è invece l’avanzata islamista, che poi si concretizza in antisemitismo, sessismo, omofobia.
 
Anche alle nostre latitudini si assiste ad inquietanti rigurgiti antisemiti dovuti a migranti musulmani sostenuti dalla $inistra islamo-gauchista. Ma, in sprezzo del ridicolo, i giornalai accusano la “destra”. La Weltwoche online nei giorni scorsi ha raccontato il caso di un’assistente procuratrice pubblica del Canton Zurigo, di origine kosovara e musulmana, che intende inquisire per “discriminazione ed incitazione all’odio” in base all’articolo 261 bis del Codice penale svizzero un ex consigliere nazionale Udc reo di aver ritwittato un post pro Israele. E’ il colmo: l’articolo 261 bis nasce come norma contro l’antisemitismo. E adesso viene strumentalizzato per criminalizzare chi sostiene Israele contro gli attacchi antisemiti. Il mondo che gira al contrario.
 
E che dire del sessismo d’importazione? Da noi le bollite femministe ro$$overdi, essendo immigrazioniste ed islamo-gauchiste, non hanno nulla da dire al proposito. Altrove non è così. In Francia lo scorso 31 gennaio (ne riferisce la NZZ) il collettivo femminista “Némésis” ha inscenato il “no hijab day” quale gesto di protesta contro l’arrivo in massa di migranti musulmani che hanno “una visione reazionaria della donna”. Uno degli slogan del collettivo è “la misoginia non è arricchimento culturale”. Appunto.
 
Per quel che riguarda l’omofobia d’importazione: è noto da tempo che a commettere la maggioranza delle aggressioni omofobe in Svizzera sono giovani “con passato migratorio”. Non solo in Svizzera. Infatti, da un’indagine del giornale tedesco Bild, è emerso che il partito di “destra” AfD è il più votato dai giovani omosessuali tra i 18 ed i 24 anni, raggiungendo il 34.7% delle preferenze. Al secondo posto, ma molto distaccati (19.9%) si trovano i Verdi. Che strano, eh?
 
La nascita di un partito islamista in Svizzera – anche alla luce dei dati citati in ingresso sul credo religioso degli abitanti del nostro paese – “ qualche domandina” la dovrebbe suscitare. Ma la casta non esce dal letargo.

LOREZO QUADRI
*Dal MDD

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