LUGANO - A Lugano si continua a tirarla per le lunghe sulla proposta di dedicare una via a Giuliano Bignasca. La Commissione stradario, dopo due anni di “lavori”, non ha ancora deciso, nonostante il Municipio abbia indicato come soluzione la parte finale della Foce del Cassarate, un progetto di riqualifica a cui il Nano, quando era municipale, aveva dato un contributo determinante.
Da ricordare che senza il Nano, insieme a Giorgio Salvadé e Giuseppe Buffi, l’USI non sarebbe mai nata. Se poi oggi l’università è diventata una struttura “di frontalieri, per frontalieri”, la responsabilità è di chi l’ha gestita in seguito, non certo di chi l’ha voluta per il Ticino. La Lega dei Ticinesi ha chiesto l’intitolazione di una via nel pieno rispetto delle regole: sono infatti passati dieci anni dalla scomparsa di Bignasca, avvenuta nel 2013.
Eppure la Commissione stradario si trincera dietro il pretesto che a Lugano non si intitolano vie agli ex municipali, salvo rare eccezioni riservate agli ex sindaci. Una giustificazione che sa tanto di presa in giro: esistono infatti vie dedicate a funzionari tecnici, come la via Luigi Brentani, capotecnico. Dunque a un capotecnico sì, ma a un municipale no?
La realtà è chiara: la casta non vuole intitolare una via al fondatore e presidente della Lega. E lo dimostrano i casi recenti: a Lugano sono state dedicate strade a personalità straniere senza alcun legame con la città, come la via Eugenio Montale a Viganello. Perché allora fare ostruzionismo proprio sul Nano?